Che cosa c’è al di là di questa vita?

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Un’anima beata descrive il paradiso che ci attende al Dr. Ricardo Pérez Hernández

Messico, 15 agosto 1977

La meravigliosa beatitudine cristiana: la visione beatifica, il delizioso possesso dell’amore divino, il gaudio con la lode, la sopravvivenza senza fine, l’eternità di tutte le cose, l’ineffabile amore universale, godimenti inimmaginabili… Senza panteismi, nirvana o cieli musulmani di sorta, la teoria della relatività alla luce della religione.

L’autore, in tre parti sulle “delizie dell’aldilà”, riflette sul mistero divino, per intravedere le risorse segrete della speranza cristiana, per trovare sollievo dalla fatica, dall’angoscia e dalla pesantezza del pellegrinaggio in questo mondo; per trovare il trampolino di lancio dello spirito verso gli splendori della gloria futura e per cominciare a vivere fin da ora la gioia perfetta della patria.

La prima parte riassume l’argomentazione di sette ipotesi escatologiche, basate sulla teoria della relatività della “quinta dimensione” o “eternità creata”. Sono questioni alte, ma con un linguaggio semplice e senza mai abbandonare la piattaforma della fede.

La seconda parte riflette sull’istinto della gloria futura, sul segreto del “nome nuovo” e della “manna nascosta” (Apocalisse 2,17), sull’amore universale e sulla santa strategia per accattivarsi l’Amore dell’Altissimo, pur attenendosi allo stesso piano cattolico e a quello della teoria della relatività.

La terza parte, infine, descrive alcune esperienze celestiali, il molteplice amore della beatitudine, il vero progresso cristiano e come dovrebbe essere l’educazione cristiana. Aggiunge anche un’argomentazione filosofico-teologica molto semplice sulle ipotesi dell’autore, sempre basate sul deposito della fede e allo stesso tempo sulle moderne teorie logiche e matematiche della relatività.

Nota del traduttore Padre Pablo Martín Sanguiao1

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Ringrazio Dio per la sua meravigliosa Provvidenza, che ha disposto che arrivasse fino a me questo modesto ma prezioso libretto.

L’Autore è il Dr. Ricardo Pérez Hernández, deceduto in Città del Messico il 15 Febbraio 1978 (sei mesi dopo la pubblicazione); era sposato e senza figli. Abitava in Calle de Canela, n. 62, Tlalpan, México 22, Distretto Federale. L’ho tradotto e pubblicato col suo nome nel 1991, aggiungendo alcune note a piè di pagina.

Vorrei avvertire il lettore che non conviene fermarsi all’apparenza di un piccolo saggio di “fantascienza” come genere letterario in cui situarlo, sebbene meglio si potrebbe dire “fanta-cosmologia”.

In realtà ci offre, appoggiandosi sorprendentemente sulla teoria della Relatività, una visione del mondo nuova, in sé stessa coerente, consolante, ottimista, bella, che se in un primo momento può lasciare una certa perplessità, ciò è dovuto al fatto che mai nessun mortale ha avuto la possibilità di contemplare la realtà da un’altra prospettiva che non fosse quella soggettiva del legame della coscienza col momento presente.

È un’intuizione indimostrata e indimostrabile all’evidenza dei sensi, di pochi geni dell’umanità, come ad esempio Platone col “mito della caverna”. Quindi, per noi uomini mortali, mai passerà da essere solo una bella ipotesi.

L’Autore ne è consapevole e la presenta con modestia al buon senso di chi legge. Ma in suo favore ha una sana logica interna e una buona sintonia con la Verità rivelata, che la Chiesa custodisce e professa. Ovviamente ci saranno ancora non pochi argomenti (dentro l’argomento del libro) da chiarire ancora meglio alla luce della Fede della Chiesa, che resta sempre il supremo criterio di discernimento. Ma l’armonia c’è, e questo libretto aiuta a comprendere meglio e con molta maggior luce tante verità della Fede, soprattutto quelle che riguardano “i Novissimi”.

Il lettore dovrebbe saper cogliere la vera tesi cosmologica del libro (il valore di ogni atto di esistenza di ogni essere creato, nel suo corrispettivo “spazio-tempo”, e la sua conservazione per sempre, reale e definitiva), a sostegno della Fede e della meravigliosa Speranza cristiana, senza smarrirsi in particolari pittoreschi o presuntamente scientifici, che possono essere discutibili e che sono a modo di “involucro”.

L’Autore sarebbe in realtà una ragazza che attualmente non vive più la nostra vita mortale, ma la vita gloriosa del Cielo. È lei, secondo l’Autore, a spiegare il tema del libro. E qui sorge la solita prima difficoltà: ma è possibile? Ma veramente non si tratta di una fantasia dell’Autore o di un artificio letterario? Diciamo che è certamente possibile; e poi, che sia stata una vera “comunicazione” con una persona dell’aldilà o che non sia stata vera, a noi poco o niente interessa; ciascuno tenga invece conto solo del contenuto.

Volesse il Signore che quanti lo leggono potessero ricavare, come frutto, almeno una fede più viva e un desiderio più ardente del Cielo, un amore più sincero al Signore e “una convinzione più profonda e operativa” del suo Amore!

Preambolo di Father John Olin Brown2

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Nel corso degli anni ho osservato che se abbiamo difficoltà ad abbracciare e ad implementare il Dono della Volontà Divina nella nostra vita personale, è perché, come Gesù ha più o meno spiegato a Luisa [Piccarreta], l’abituale predominio che abbiamo dato alla nostra volontà umana ha fortemente rimpicciolito le facoltà dell’anima, e non siamo in grado di trovare gli occhi e le orecchie giuste per lasciarla dispiegare dentro di noi.

Questo piccolo libro arriva attraverso una sorta di diffusione a mano che esiste da sempre, ormai di dominio pubblico, e dà alla persona qualcosa di simile a un’espansione interiore. Non si tratta di una rivelazione da portare all’attenzione della Chiesa per approvarla; è sufficiente leggerlo come dato da un medico vero e proprio, da un fedele cattolico, da un’anima curiosa e da una persona come noi che vorrebbe sapere come la nostra realtà attuale si interfaccia con quella che si avvicina a tutti noi al momento della morte e della presentazione all’Altissimo.3

Quindi, leggetelo come più di un romanzo, ma meno di un classico spirituale. È solo una buona lettura della domenica pomeriggio che vi accompagnerà e vi lascerà in uno stato di riflessione sulle Cose più grandi che ci aspettano.

Una mente curiosa, un granello di sale e un cuore sincero portano sempre a qualcosa di buono. Spero che questo vi arrivi come tale.

Zero

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Il Creatore ha stabilito le creature per sempre.
Salmi 148, 6

Egli ha creato tutto per l’esistenza
Sapienza 1, 14

Tutte queste cose vivono e resteranno per sempre.
Siracide 42, 23

Alzatevi e benedite il Signore Dio di eternità in eternità.
Neemia 9, 5

Questo libro riassume gli argomenti di sette ipotesi escatologiche basate sulla teoria relativistica della quinta dimensione, o realtà creata. Si tratta di temi esaltanti, ma scritti in modo semplice, senza perdere di vista il Deposito della Fede.

Uno

Tutto accadde in un pomeriggio afoso di domenica di estate. Dopo pranzo, soddisfatto e accaldato, volli riposarmi e svagarmi vedendo alla televisione un programma di cartoni animati. Mi feci una tazza di caffè senza caffeina, mi accomodai sulla mia vecchia poltrona e accesi una sigaretta. Se non mi divertivo, era sicuro almeno che mi sarei addormentato.

Su di un tavolino metallico d’ingombro, più volte rotto e altrettante risaldato, misi alla mia sinistra la tazza di caffè e il pacchetto di sigarette; alla mia destra, sull’ampio bracciolo della poltrona, il portacenere con la sigaretta.

Senza animo critico, col solo desiderio di divertirmi, mi lasciai docilmente portare dal classico argomento: il pupazzetto buono sarebbe stato esaltato per il suo coraggio o la sua virtù, e il cattivo battuto o punito senza pietà.

Ad un tratto, l’immagine rimase fissa sullo schermo. Non sentivo nessun rumore, nemmeno i veicoli che, col tubo di scarico aperto, continuamente circolano per il vicino Viadotto Tlalpan Sud.

Pensai ad un guasto del televisore. Stavo per alzarmi quando mi accorsi di qualcosa di sorprendente: la colonna di fumo della mia sigaretta rimaneva paralizzata, come una bianca filigrana incapace di finire il suo logico svolgimento. Soffiai sul fumo, e nemmeno si mosse. Incominciò a preoccuparmi la sensazione che un qualche potere strano, insospettato, si esercitava su di me… Regnava una quiete assoluta. Mai avevo sentito un silenzio sì profondo. Nemmeno percepivo, per quanto tendessi l’orecchio, il rumorio della cuoca, che poco prima mi molestava.

Un freddo intenso, al quale sono stato sempre molto sensibile, aveva paralizzato tutte le mie articolazioni. Ma non si trattava del freddo invernale, che ben conoscevo, ma di un altro diverso e doloroso.

Credevo di essere vittima di un incubo, dal quale urgentemente dovevo svegliarmi. Pensai di essermi mal accomodato sulla poltrona e che perciò soffrivo un simile sogno.

Cercai ancora di alzarmi, ma il mio corpo sembrava di piombo. A stento riuscii a muovere le mie mani, attaccate ai braccioli della poltrona da una forza misteriosa.

“Sono forse infermo −dissi a me stesso−. Ma di che cosa, se un momento fa mi sentivo bene?”

La mia preoccupazione diventò stupore e poi paura. Non potevo comprendere ciò che stava accadendo.

Incominciavo a disperare di timore e di freddo, quando in mezzo a quel gran silenzio sentii una voce femminile, molto gradevole, che dall’inferriata dell’atrio mi chiamava per nome. Con difficile sforzo, mosso allo stesso tempo da paura e da desiderio di compagnia, mi affrettai a venire da lei. Non so come mi alzai dalla poltrona. E non diedi importanza in quei momenti a che i cardini della porta della stanza, come anche gli stessi miei passi, non facevano il loro caratteristico rumore naturale.

Traversai barcollando il piccolo cortile che separa la stanza dall’inferriata dell’atrio. I piedi mi pesavano come due blocchi di acciaio. Mi trovai davanti all’inferriata con una bellissima ragazza sui vent’anni, alta, molto ben formata. Gli occhi, di colore caffè chiaro, bellissimi ed espressivi, grandi e dolci, infantilmente limpidi, irradiavano un’immensa felicità. Le sue labbra erano piccole e sottili, ben disegnate e molto rosse, ma senza nessuna pittura. Le guance, terse e leggermente rosee, presentavano al ridere due attrattive fossette.

Contemplai estatico la sua bellezza. Quando abbassò gli occhi dinanzi al mio insistente sguardo, osservai la limpidissima cute del suo viso. La sua espressione mi apparve serena nella sua gioia; ma di un’insolita serenità, che oltrepassava la tenera giovinezza del suo aspetto.

Era vestita come in genere vestono attualmente le ragazze di un ceto medio. Credo che il suo vestito, fine e semplice, era di colore crema. Non le vidi nessun gioiello; ma non ne aveva bisogno, perché la sua bellezza splendeva per se stessa.

Il guardarla mi tonificò. Dimenticai le mie preoccupazioni di poco prima. Era la donna più aggraziata che avessi mai visto in vita mia. Possedeva quel tipo di bellezza che mi ha sempre affascinato. Non potevo smettere di ammirarla. Tuttavia, la mia abitudine di compiere i convenevoli sociali non mi permise di continuare ad osservarla. Ma ero certo di scoprire in lei molte altre qualità incantevoli: finezza nel suo atteggiamento, sottili tratti di maggiore bellezza, affinità d’ideali…; insomma, qualcosa in più di ciò che percepivo nei miei primi sguardi e che, man mano che li andavo scoprendo avrebbero fatto rivivere in me quel meraviglioso sentimento dell’amore, che non sperimentavo da molti anni.

Per il momento decisi di adoperare tutte le mie povere armi psicologiche, per indagare tutte le sfumature della sua attraente personalità. Come mi dispiace non esserci riuscito! Perché la mia incantevole visitatrice era molto al di là della mia portata. Lei mi salutò come se mi conoscesse bene: “Vengo a visitarti da molto lontano. Sono di San Luis Potosí. Ma tu non ti ricordi di me”.

In quel momento non capii la trascendenza delle sue parole. La città di San Luis Potosí non è “molto lontana”.4 Mi venne in mente che fosse la nipote di qualche amico mio. Ma di chi, se sono più di trent’anni che non vado in quella città?

La sua bellezza, oltre ad essere affascinante per me, possedeva una certa rassomiglianza che mi riusciva familiare. M’ispirava una simpatia, un’affinità, al di là della nota attrattiva che l’archetipo della mia donna ideale ha sempre avuto su di me. Questa meravigliosa donna pareva di riportare alla mia memoria qualcosa…, qualcosa di speciale che, sul momento, non riuscivo a ricordare.

“Ci siamo conosciuti a San Luis Potosí −aggiunse sorridendo−, in casa delle signorine Campos”.

Per quanti sforzi facevo nella mia memoria non indovinavo. Le signorine Campos erano per me un ricordo di più di quaranta anni indietro nel tempo.

“Entra, per favore”, le dissi. E mi affrettai ad aprire l’inferriata, chiedendomi chi sarebbe quella visitatrice. Quanto più la guardavo, tanto più mi affascinava. Soltanto quel tremendo freddo insopportabile…

Nel passare davanti a me, potei contemplare i suoi capelli sciolti, lunghi quasi fino alla vita, molto sottili, morbidi e castani, con tanti fili d’oro, il cui splendore accentuava il luccichio dei suoi occhi. Mi sembrarono appena umidi, con odore di pulito; ma non potei percepire nessun odore. Soltanto dopo seppi la ragione.

Quando attraversò il cortile, inciampò al calpestare uno dei gradini. Mi affrettai a sorreggerla. Le mie dita sfiorarono appena il suo avambraccio, leggermente bruniccio e con sottilissimi velli dorati. Il lieve tocco della sua pelle ebbe su di me un effetto magico: mi produsse una gradevolissima sensazione di calore e vitalità. Successivamente sarei rimasto meravigliato nel conoscere la causa.

Entrammo nella piccola stanza. E mentre il suo sguardo passeggiava sulle scarse ed antiquate decorazioni della stanza, approfittai per contemplarla meglio. Sentii di nuovo quella vecchia sensazione, quasi dimenticata, della mia infanzia: una certa piacevole oppressione in non so quale parte del mio petto, che mi avvisava della presenza della donna amata, mediante una gradevole difficoltà nel respirare.

Era proprio da ridere. Un povero anziano innamorato! Oppure dà piangere: innamorarsi quando manca un quarto alla mezzanotte! Tuttavia, io mi rallegrai.5

Lei si mostrava amabile, affettuosa, comprensiva. Probabilmente si sarebbe già resa conto, con la sottile perspicacia dell’adolescenza, del profondo interesse che m’ispirava. E forse per quel sentimento di generosa compassione di ragazza bella, cosciente del potere che le dava la sua bellezza, mi concedeva un’elemosina di affettuosa gentilezza. Avrei forse dovuto ribellarmi innanzi al suo dono compassionevole. Invece no. Accettai con gusto il regalo del suo sguardo dolce e le fui grato della sua cordialità, come si sente gratitudine per i piaceri semplici della vita, come si gode alla vista di un bel paesaggio, del gorgheggio degli uccelli o della carezza di una tiepida mattina. Sarà che nella maturità accettata, nel consumarsi la vita si va cancellando l’orgoglio.

“Ricordo che ti piacque moltissimo −mi disse− una melodia che cantai in casa delle signorine Campos, ormai molti anni fa”.

Molti anni! I giovani, pensai, contano i mesi come anni. Non potevano essere poi tanti per una giovane ventenne. Probabilmente mi sta scambiando con un’altra persona. Ma non fa niente. Benedetto sbaglio, che mi permette di godere della sua presenza!

“Vedrai −continuò−, questa canzone la cantai… quarantotto anni fa.”

Due

Che pena! Che peccato, una così bella ragazza! Se io potessi aiutarla… Magari sia soltanto un disturbo mentale passeggero… Il mio amore per lei m’imponeva di giustificarla. Dopotutto, chi è perfettamente normale in questo mondo? In psichiatria si dice che la frontiera tra la normalità e la pazzia non è una linea nitida, bensì una zona piuttosto ampia, che viene delimitata con molto margine dal parere della società. Un pazzo lo si rinchiude soltanto quando si comporta in un modo antisociale.

Per il momento decisi di seguire la corrente. Incominciavo a raccontarle qualcosa di appropriato, ma lei m’interruppe.

“No, non sono pazza −asserì con un franco sorriso che mi permise di ammirare i suoi denti nettissimi, simmetrici, naturali−. Mi evocasti nella tua giovinezza col soprannome di «Pajarera».6 Perché questa fu la melodia che cantai, quarantotto anni fa, in casa delle signorine Campos”.

La canzone “La Pajarera”… Sì, certo che la ricordo! Una romantica melodia di altri tempi, vincolata alle mie rimembranze di studente, con forti cariche affettive. Ogni volta che la sento, qualcosa d’intimo s’agita in me e mi riporta alla memoria piacevoli ed ingenue emozioni.

Nei “gallos”7 che avevo coi miei amici, pagavo poi da solo, pur di ascoltare la mia canzone ed impregnarmi più profondamente col fascino delle sue note.

Ricordo che un giorno, essendo bambino, mi trovavo in piedi presso un pianoforte verticale in casa delle signorine Campos. Una signora lo suonava. E una giovane bellissima, una dozzina d’anni maggiore di me, cantava vicino a me la canzone “La Pajarera”. Ma adesso, non so come, i particolari nebulosi di quel ricordo infantile incominciano a chiarirsi; ricompaiono, come quando si leva la patina ad un vecchio bronzo. Adesso, in questa immagine che contemplo, vedo con tutta chiarezza la bella ragazza che, mentre cantava, sconvolgeva il mio essere e faceva sorgere nel mio cuore il primo sentimento di amore passionale della mia vita. E la donna del mio ricordo era molto simile alla giovane che adesso mi faceva visita.

Non c’era dubbio che quella giovane, che io evocavo col soprannome di “Pajarera”, l’ho sempre cercata in tutte le donne della mia esistenza. Lei fu la prima passione della mia infanzia, la piacevole evocazione della mia giovinezza e il grande amore ideale della mia vita.

È chiaro che la mia memoria non aveva sopportato il passare degli anni e che i tratti fisionomici si erano appannati.

Tuttavia, nel fondo di me stesso deve essersi conservata indelebile l’immagine del mio primo amore, come un archetipo al quale doveva conformarsi ogni donna che io avessi amato intensamente. Più tardi rimasi stupito nell’apprendere la vera causa.

Chiarificare un ricordo! Ritornare quasi a viverlo! Mi pareva un’esperienza affascinante. Ovviamente non potevo sospettare le meraviglie che stavo per vivere, che mi attendevano in questo straordinario incontro. Soltanto lamentavo che mi accadesse alla fine della vita. Quale gioia rivivere il più grato ricordo d’amore ingenuo di tutta l’esistenza!

Presto il mio gaudio divenne inquietudine. Non starò forse immaginando soltanto? Dopotutto, chi è realmente questa bella giovane? Perché indubbiamente si tratta di due persone diverse, sebbene si rassomiglino molto. Non possono essere la stessa, per quanto siano a distanza di più di quarantacinque anni.

“Suppongo che tu sei la nipote di quella bella giovane che conobbi in casa delle signorine Campos, non è vero?”

“No. Io sono la medesima ragazza che cantò nella tua infanzia”.

Questo non può essere −dissi a me stesso−. Probabilmente sono infermo e nella siesta sto facendo un piacevole sogno. E se è così, non sarebbe meglio lasciarmi trasportare da esso, anziché distruggerlo coi miei insistenti cavilli? È preferibile fomentare questa affascinante illusione. Arriverà il momento di svegliarmi, e forse allora dimenticherò questo prodigio.

Ciononostante, come avvenne il chiarimento del mio ricordo? Probabilmente fa parte della trama di questo sogno, e in tale caso non vi fu nessun chiarimento. Oppure, in questa siesta, la mia memoria retrograda di anziano riuscì a mettere a galla nella mia fantasia l’antica immagine originale…

Stavo riflettendo su questo, quando lei insistette: “Ti assicuro che non stai sognando. Sono io quella stessa donna del tuo ricordo”.

Il tono della sua voce era convincente e un certo qualcosa mi spingeva a crederla. In quel momento io non mi spiegavo come poteva lei indovinare il mio pensiero. Soltanto dopo venni a saperlo.

“Adesso il pazzo sono io −dissi−, perché non ci capisco proprio niente”.

“Non ti preoccupare. Tutto questo te lo vado a spiegare, se tu prometti di non stare ad inquietarti più. Calmati, per favore, altrimenti dovrò andarmene”.

“No, questo no; perdonami e parla”.

Mai avevo chiesto il nome della giovane dei miei ricordi d’infanzia; mi sarebbero piovute burle, rimproveri e “sani consigli”. Intuii che dovevo tenere in segreto ciò che riguardava il mio primo amore. A quell’epoca, dichiarare apertamente che un bambino di otto anni si era innamorato, sarebbe stato quasi un sacrilegio.

“Da molto tempo −mi ricordò− hai chiesto all’Altissimo che durante la tua vita mortale ti facesse conoscere com’è la vita futura; non è così?”

“Infatti. Gliel’ho chiesto più di vent’anni fa. Ma allora… vuoi dire che io… sono morto? Vuoi dire che… !”

“Calmati, per favore! −m’interruppe−. Non sei morto ancora. Ed io sono venuta a parlarti un po’ di com’è la Vita Eterna. Questa intervista te la faccio col desiderio di ottenere per te una maggiore umiltà, un desiderio ardente della vita futura, uno sprone affinché eserciti l’autentica Carità cristiana e una miglior conoscenza dell’Amore che ha per te il nostro Dio”.

Mi credevo morto e non lo sapevo! Che serio deve essere il passaggio della morte, se il solo sospetto di averlo fatto incute tante spavento!

“Non sono venuta ad inquietarti −insistette− ma a portarti pace, allo scopo che il Signore, per mia mediazione, ti aiuti a trasformare alcune verità che la Fede ti ha insegnato in convinzioni profonde e operative. Alcune di queste nozioni le conosci superficialmente; ci credi e le professi con sincerità, ma le hai approfondite assai poco. È che ti abbaglia l’attuale progresso scientifico, e di fronte ad esso ciò che ti insegna la religione ti sembra antiquato e privo di sostanza. Tuttavia, scienza e Fede hanno la stessa origine divina. Non esiste né ci può essere contraddizione tra di loro. Perciò sono venuta per chiarirti come si coordinano ammirabilmente la Parola Divina con alcuni postulati attuali della sincera scienza umana. Per i mortali non c’è nessun mistero del mondo fisico che non punti verso un altro mistero più profondo e trascendente.

Comprendo che, se tu sei un grande enigma per te stesso, è logico che ti riuscirà difficile capire le nozioni celesti che voglio spiegarti. Perché vai a svolgere il ruolo di attore e di spettatore. Tu sei parte del mondo che oggi vai a esplorare. Dovrai collaborare con solerzia. Ricorda però che l’uomo attua non tanto per l’evidenza delle verità che conosce, quanto per le convinzioni che ama.

D’altronde, la Divina Pedagogia è lenta. Va d’accordo con la piccolezza umana. Ed è progressiva, perché in un certo qual modo dipende dalla perfezione culturale dell’uomo, raggiunta col proprio sforzo e con l’aiuto dell’Altissimo”.

Un po’ si quietò il mio timore; non tanto per le riflessioni che lei mi faceva, quanto per la sua bellezza incantevole.

Tre

“Nel processo di formazione delle tue convinzioni profonde e operative −proseguì la bella ragazza− io sarò semplicemente un povero e debole strumento dell’Onnipotente, il Quale tuttavia non vuole costringerti, ma rispettare la libertà morale che Lui stesso ti diede. Perciò, se preferisci, me ne andrò immediatamente, senza che nessuno si dispiaccia o si senta offeso per questo. Desideri che me ne vada?”

“No, no. Rimani, per favore. Scusa la mia confusione. Continua”.

La sua voce la sentivo categorica, e non riuscivo ad immaginare in quale modo stavamo comunicando. Mi sembrava molto sicura di sé, e la sua bellezza mi catturava sempre di più.

Ad ogni modo −pensai− sono molto contento per il solo godere della sua presenza e della sua bella figura. Quantunque… potrebbe essere una impostora. Ma allora, come fa a darmi antichi particolari di date e di persone?

Lo strano freddo mi tormentava di nuovo. Le mie articolazioni erano gelide e non potevo muovere nemmeno un dito.

L’attraente adolescente si era seduta a me vicino, sul sofà che fa squadra con la mia poltrona. Ci dividevano i braccioli dei sedili e il tavolino dove stavano la tazza di caffè e il pacchetto di sigarette. Come se indovinasse che stavo morendo di freddo, la bella ragazza si chinò verso di me e con i polpastrelli delle dita della sua mano destra sfiorò lievemente il dorso della mia mano sinistra, che giaceva gelata sul bracciolo della poltrona. Questo semplice sfioramento bastò per comunicarmi calore vitale e tranquillità.

“Suppongo −mi disse con un certo tono scherzoso− che ormai ti sei reso conto che stai parlando con una defunta”.

Una defunta? Come poteva essere defunta, se la vedevo così bella e piena di vitalità! I morti hanno un aspetto orribile. Ho visto morire diverse persone e mai ho notato, contemplando il volto di un cadavere, nemmeno quel sorriso di pace che alcuni congiunti assicurano di avere visto.

Potrebbe trattarsi anche di un fantasma. Ma gli spettri di oltretomba, che in realtà esistono soltanto nelle menti eccitate da romanzi di mistero, racconti e film d’orrore, li dipingono sempre ripulsivi. Ovviamente non potevo accettare che lei fosse un fantasma. Nemmeno mi sembrava un cadavere. Chi sarebbe dunque la mia preziosa compagna? Non m’incuteva affatto nessuna paura, anzi, molta felicità. Lei mi piaceva moltissimo, ma io mi sentivo perplesso innanzi all’enigma della sua presenza.

“Sì, affermò, sono una defunta. O meglio, lo fui, giacché adesso sono una beata. Davvero, non hai paura di continuare la conversazione con me?”

“No, certo che no. Anzi, sapendo che sei una glorificata, vorrei farti tante domande”.

“E fammele. Appunto per questo sono con te. Ti risponderò fino a dove potrò, poiché devo dirti che non sono una beata importante. Sono molto inferiore. Ti spiegherò dopo il motivo”.

Mi era difficile riconoscere che stavo conversando nientemeno che con una bellissima abitante del Cielo. Ma lei lo diceva, e la sua bellezza mi aveva affascinato. Le avrei creduto tutto il credibile.

“Se in verità sei la stessa giovane che conobbi da bambino, adesso che sei glorificata dovrai sapere quanto tu significhi per me”.

“Lo so. Ma mentre fui viatrice niente seppi del bambino che accanto a me si struggeva d’amore, mentre io cantavo «la Pajarera». Invece, dopo che fui glorificata, il nostro Dio mi parlò del primo amore che io ti avevo ispirato. Compresi, quando seppi la Volontà ammirabile del Signore, che Lui ci ha destinati, affinché tu ed io realizziamo in Cielo un amore meraviglioso, che non abbiamo potuto godere sulla terra. Tu eri un bambino di otto anni ed io una giovane in età di essere sposa. Il nostro amore in quanto viatori rimaneva frustrato”.

“Perché dici «il nostro amore»? Il mio amore per te era ed è evidente; ma il tuo amore per me…?”.

“Niente succede per caso. L’Intelligenza infinita tiene minuziosamente stabilito tutto, dentro della volontà libera dell’uomo. La sua Divina Provvidenza lo causa o lo permette. Ogni amore onesto della terra mai viene frustrato nella Vita Eterna. Ogni amore virtuoso è necessariamente reciproco; se non si realizza in questo mondo, si consumerà in un modo ineffabile nel Cielo. Perché sin dall’Eternità fu voluto e stabilito dall’Altissimo”.

“Vuoi dire degli amori falliti di questo mondo?”

“Sì, di tutti gli amori leciti. Il Signore colloca in questi amanti vincoli di attrazione e di complementarietà reciproci, affinché si cerchino e si trovino, se non in questa vita, certamente nell’altra; affinché si amino, si desiderino, si godano e si possiedano nell’ineffabile e gioioso modo celeste della Patria. Ovviamente, come vedremo più avanti, non si tratta di piaceri coniugali, tenuto conto che nel Cielo non ci sono matrimoni, né noi beati potremmo essere soddisfatti con piaceri così piccoli e brevi. Questo inaudito amore umano celeste è la realizzazione piena e gioiosissima dell’Amore di Carità, che più avanti ti spiegherò. È chiaro che, a causa del peccato del mondo, molte volte non si avvertono o non si possono realizzare in questa vita i legami di complementarietà amorosa programmati dal Creatore, perché questi vincoli si sono offuscati, si sono deformati, hanno quasi perso il loro fulgore di attrazione, dovuto alle tare ereditarie, alle tracce di malattie, ai costumi inadeguati, a povertà, a ignoranza, ecc. Tutto ciò è conseguenza del peccato. Oppure, come nel caso nostro, sono amori impossibili sulla terra, ma che saranno interamente compiuti nel Cielo. Ti spiegherò dopo perché li permette l’Altissimo.

Ciononostante, questi legami d’amore, stabiliti dal Signore, esistono e perdureranno eternamente. Ti dirò di più: perché sia fondato il legame reciproco d’amore celeste, è sufficiente che esista l’attrazione amorosa in uno solo degli amanti onesti della terra, poiché l’amore lecito che incomincia in questo mondo è sempre corrisposto e indefettibile nel Cielo, giacché non si oppone alla Divina Volontà”.

Avevo sentito qualcosa di grandioso! La mia bella visitatrice mi ama, e arriverà un giorno che il nostro amore, “ineffabilmente e pienamente”, si realizzerà. Gongolavo di gioia. Mi sembrava che tutti gli amori della mia vita si fondevano nell’amore della mia amata defunta, che tutti ritornavano alla forma da cui avevano avuto l’origine, per dare maggior vita all’archetipo… Quanta felicità mi attende nella mia futura Patria!

Notai nella mia amata compagna, malgrado la sua pudica indifferenza, un’emozione simile alla mia, che traspariva dal rossore delle sue guance e dallo sfavillare più brillante della espressione del suo sguardo. Lei di nuovo mi toccò leggermente, forse per evitare che mi ammalassi di gioia.

Tuttavia non potevo io riflettere con calma in mezzo a quelle emozioni: la bellezza della mia visitatrice, il sapere che era una incantevole beata, il suo indicibile amore verso di me, il ricordo di lei vissuto di nuovo, la mia incertezza tra il sonno e la veglia, e quel mistero delle paralisi: l’immagine sul televisore, il fumo della sigaretta e me stesso.

“Che altro vuoi sapere?”, mi domandò. Mi quietai il più possibile e cercai di farle un’altra domanda. Delle tante che mi son venute alla mente riguardo a tutto ciò, non me ne veniva nessuna. Che inopportuno stordimento! Riuscii appena a dirle:

“Che cosa fanno i beati nel Cielo?”

“Amare il nostro Dio, godere il suo Amore e il suo Potere, amare tutti gli esseri dell’Universo e godere insieme con loro, fino al limite del grado di gloria raggiunto su questa terra.

Cercherò di dimostrarti più avanti la dilettevole compenetrazione fisico spirituale tra i glorificati affini, che supera immensamente in intensità, durata, qualità e modo, il migliore dei piaceri della terra. Devi sapere che l’eterna Beatitudine ha due aspetti: il godimento diretto del Creatore e il godimento dei beni da Lui creati. La prima cosa, la visione e il possesso diretto del nostro Dio per amore, viene chiamata la Gloria essenziale, perché è la migliore. La seconda, i piaceri e godimenti che nel Cielo ci procura l’Universo creato, costituisce la Gloria accidentale. In questo colloquio parleremo soltanto della Gloria accidentale, che è la minore; lasceremo per un’altra occasione la Gloria essenziale”.

“Com’è il Cielo?”

“Il Cielo è la Beatitudine, cioè, la piena felicità e il godimento con le lodi. Non si tratta di un recinto speciale, come una specie di grande cattedrale o di enorme stadio, no. Il Cielo consiste nella felicità immensa dei beati. Il Cielo è tutto il Cosmo, ammirabilmente strutturato dal nostro Dio per procurarci un’infinità di vivissime gioie e piaceri.8 Ad esempio, in questo momento il mio Cielo è questa stanza della tua casa, perché adesso e qui sto godendo la gloria che mi diede l’Altissimo. La felicità celeste la porto con me dovunque io mi trovi. Come vedi, nella Patria tutto è amore e gaudio. E qualcosa di simile dovrebbe accadere tra i mortali”.

“E perché no?”

“Per colpa del peccato: l’originale per primo, e poi il peccato personale attuale che si aggiunge a quello, s’intreccia e complica fino a formare il tremendo peccato del mondo. Il male morale ha sconvolto i piani divini. Non dico che li abbia nullificati, ma che li complica e ritarda, e converte in dolore ciò che dovrebbe essere gaudio”.

“Qual è il tuo nome?”, le chiesi con curiosità.

“Il mio nome sulla terra ormai non ha importanza. Il mio nome nuovo nel Cielo è confidenziale; perché devi sapere che il nostro Dio, nei glorificarci, rivela segretamente ad ogni beato il suo nome nuovo, cioè, il nome che esprime con esattezza il modo di essere preciso e individuale di ciascuno. Il nome nuovo spiega chiaramente la personalità esclusiva e la particolare funzione di felicità che ognuno dovrà godere nel Cielo. È la definizione esatta di ogni beato glorificato; è la rivelazione luminosa della sua vocazione terrestre e celeste. Non puoi immaginare con quale giubilo e riconoscenza il beato glorificato accoglie il suo nome nuovo9; conosce allora l’essenza della sua personalità e vede che si addice esattamente alla sua eterna vocazione di gioie e di piaceri. Il nome nuovo è un segreto, perché si riferisce soprattutto alla Gloria essenziale che si va a godere direttamente col nostro Dio; perché concerne le sottili caratteristiche o sfumature particolari d’amore con cui eternamente si ameranno l’Altissimo e il neoglorificato. Include il principale godimento che questo beato riceverà dall’intero Universo, come pure quel godimento che in cambio lui darà al resto del Cosmo. Ma è anche un segreto in questa vita, a causa del peccato che ogni cosa oscura”.

“Non vorresti rivelarmi il tuo nome nuovo?”

“Impossibile! Ti ucciderebbe di gioia. Qualsiasi nozione rigorosamente celeste causa un gaudio incompatibile con la vita terrestre. Potresti tuttavia chiamarmi «Tenera Amata». Credo che sia la parola di questo mondo che più si avvicina al mio nome nuovo, giacché possiedo una remotissima partecipazione della Tenerezza Divina”.

Teneramata sfiorò nuovamente con le sue dita il dorso della mia mano sinistra, quasi paralizzata sul bracciolo della poltrona. Immediatamente mi vivificò. E questo me la fece amare ancor di più. Fu come scoprire in lei una prodigiosa abilità tecnica che, sebbene io non comprendessi, mi unificava ancora di più con la bella abitante del Cielo.

Quattro

“Vorrei coordinare le tue conoscenze riguardo alla dimensione tempo”, propose Teneramata.

Per il momento non capii perché diceva “coordinare conoscenze” invece di spiegarmele. Poi seppi l’incredibile perché.

“Il viatore −disse− possiede una certa capacità per influire un po’ sulle tre dimensioni dello spazio: lunghezza, larghezza e spessore. Modifica le cose, le comprime, le dilata e in un certo qual modo diminuisce le distanze mediante i veloci mezzi di trasporto. Ma quando si tratta del tempo o quarta dimensione, l’uomo pellegrino sulla terra è incapace di alterarlo e si è adattato alla sua impotenza. Nonostante ciò, moderni studi per via matematica, non sperimentalmente, indicano la possibilità di visitare il passato o il futuro. Questo, logicamente, ha dato impulso alla letteratura di fantascienza. Ma, in fondo, c’è molto di verità.

Se una nave spaziale uscisse dalla terra e viaggiasse alla velocità della luce, direttamente verso la galassia di Andromeda, per esempio, un mese di andata e un altro di ritorno, l’ipotetico astronauta invecchierebbe due mesi, e così lo segnalerebbe il suo cronometro. Nel frattempo sarebbero trascorsi una sessantina di anni sulla terra. Vuol dire che, al suo ritorno, il viaggiatore potrebbe trovare i suoi bisnipoti. Questo, naturalmente, è irrealizzabile durante la vita mortale. Ma qualcosa del genere si realizza con tutta facilità nel Cielo. Osserva che il tempo misura gli atti successivi del movimento, ma il tempo si trova anche nell’essere delle cose. I corpi sono movimento. Perciò, se il mobile si accelera o si ritarda esageratamente, il tempo cambia la sua frequenza e sorpassa le classiche nozioni terrestri, assai soggettive, del presente, del passato e del futuro”.

In questa prima spiegazione non capii come è che il tempo è nell’essere delle cose. Dopo me lo dimostrò oggettivamente.

“Mi sembrano molto reali le idee di futuro, presente e passato”, argomentai, molto sicuro della testimonianza dei miei sensi e del consenso dell’umanità.

“Sono categorie necessarie durante lo stato di pellegrinaggio in questo mondo, ma sono prive di rilevanza nella Patria. Ti dirò dopo il perché. I saggi della terra intravedono ormai queste verità e affermano che l’uomo, durante il suo breve passaggio su questo mondo, ordina gli eventi nella sua mente in un modo egocentrico, d’accordo col suo personale senso del passato, presente e futuro. Tuttavia, tranne che nella coscienza del viatore, l’Universo, il mondo oggettivo della realtà, non succede, non si annichila, non passa: semplicemente esiste”.

“E questa è la verità?”

“Sì. Così lo vediamo dal livello di coscienza della vita celeste. Anche gli scienziati mortali se ne rendono conto, nel constatare che gli astronauti, quando viaggiano ad una velocità superiore alla velocità di rotazione della terra, invecchiano alcuni milionesimi di secondo meno del resto dell’umanità. Molto presto ti farò una dimostrazione”.

“Tuttavia −protestai−, il tempo è qualcosa che sfugge, fugace; ci scappa come acqua tra le dita. Quando appena incominciamo a pensare all’istante attuale, è già passato!”

“Ciò è dovuto alla testimonianza dei tuoi sensi, esclusiva dello stato di viatore in cui ti trovi qui sulla terra”.

“Scusami, ma il tempo trascorre inesorabile. Di lui vale solo il momento attuale, perché il passato è già accaduto e non c’è più. Sono sicuro che il tempo passa sull’umanità come una nube per il firmamento; perché tutti quanti sappiano la data in cui sono nati, la data in cui vivono e succedono loro gli eventi, e la data in cui i congiunti saranno certi della loro morte”.

“Credi a me −insistette amabilmente−. Sei in un errore, e te ne darò la prova quando osserverai, oggi stesso, la maestà della quinta dimensione. L’errore tuo potrebbe paragonarsi all’antica falsa idea, che la terra rimaneva immobile, come centro del Cosmo, e che era il Sole che girava attorno ad essa.10 I mortali sono inclini al pessimismo. Sono molto suscettibili alla forza di ciò che è egocentrico, a causa del peccato originale. Questa tara maledetta, ereditata dai nostri progenitori, è la causa remota di tutti i mali e limitatezze che affliggono l’umanità e le impediscono di prendere coscienza della sua vera posizione nel Cosmo”.

Pare che esagera, pensai. E a stento, a causa della strana pesantezza che mi opprimeva, osservai il mio orologio. Invano. La lancetta dei secondi era ferma.

“Non stiamo nel ritmo temporale dell’orologio e del calendario”, disse semplicemente, ed io mi allarmai. “Non ti preoccupare —m’incoraggiò—. La nostra intervista non si poteva fare nel ritmo dell’orologio. Dopo ti dirò perché. È come se il tempo normale della terra si fosse fermato per noi. Ci siamo messi in una frequenza temporale molto lenta. Perché devi sapere che il tempo ha molte frequenze, come anche lunghezze e ampiezze, nelle sue onde. È chiaro che conoscevi solo il ritmo temporale della terra, quello dell’orologio. Pensa tuttavia che un secondo è divisibile fino all’infinito matematico. Non ti è mai venuto in mente cosa succede durante una di queste frazioni infinitesimali del tempo? Succedono molte cose!”

“Non me ne rendo conto”.

“Considera semplicemente che la tua vita non s’interrompe in quest’attimo, che per quanto sia brevissimo non manca d’importanza. Quello che succede è che tu, come tutti i mortali, vivi con la tua coscienza fortemente legata all’istante attuale”.

“Perché vivo con questo legame?”

“Ti dicevo che il motivo di tutti i mali sulla terra è il maledetto peccato. Nonostante ciò, nell’attuale regime di Fede e nello stato di pellegrinaggio in questo mondo, il nostro Dio, mosso dall’immenso Amore che ha verso l’umanità, ha disposto che il viatore passi con grande rapidità durante la prova che è la vita mortale. Per questo l’uomo passa per la terra come se viaggiasse in un aereo supersonico. Inoltre, il Signore ha vincolato la coscienza del viatore col momento presente, per diminuire e accorciare le sofferenze terrene alle sue amate creature umane. E soltanto permette loro di contemplare l’Universo dal finestrino del velocissimo istante attuale”.

“Non mi sento legato…”

“È che non ci avevi riflettuto. D’altronde, l’adattamento all’ambiente è tanto forte, che l’abitudine di vivere legato al momento presente ormai non ti fa meraviglia. Lo stesso accade col tuo vincolo con la superficie della terra mediante la forza della gravità, e con l’impercettibilità di ciò che avviene in una frazione infinitesimale del tempo. Il legame con l’istante attuale, appunto, è quello che ti costringe a ricorrere alle nozioni soggettive, ma necessarie per i viatori, del passato, del presente e del futuro”.

“E tu hai già rotto questo legame?”.

“Sì, grazie al Signore; si spezzò con la mia buona morte. Quanto a te, la soggezione forzata al momento presente è rimasta sospesa mentre durerà la nostra conversazione, per un singolare favore che ti fa l’Altissimo”.

Il mio sconcerto era tale che, invece di ringraziare il Signore per un così splendido regalo, sentii una forte ripugnanza per le catene che imprigionano la mia coscienza con l’istante attuale. Ma Teneramata reagì immediatamente:

“Com’è buono il Creatore, che ci fa il regalo del tempo! Per i viatori è come un solvente in cui si diluiscono a poco a poco le gioie e le sofferenze della vita mortale”.

“Dev’essere un solvente molto freddo, poiché non è bastato a diluire tutti i miei mali”.

“Sei il pessimismo in persona! Guarda, se in un solo atto di esistenza tu fossi capace di sperimentare la somma di tutti i tuoi momenti felici o di tutte le tue tribolazioni, è sicuro che, non essendo tu capace di sostenere tanta gioia o un simile dolore, moriresti all’istante. È vero che il momento presente è il carceriere della tua coscienza, ma è anche il tuo alleato, perché ti dà l’opportunità, se lo riempi di amore di Carità, di collaborare col nostro Dio e ottenere la stupenda gloria futura che Lui vuole per te. Il legame della tua coscienza con l’istante attuale ti offre l’opportunità di rientrare in te e chiedere perdono. Se non fosse per questo legame, la tua vita sarebbe un continuo presente. Te ne darò la prova un po’ più avanti.

Orbene, ci troviamo in un «paratempo». Vuol dire, in un’onda temporale molto lenta in confronto al tempo normale della terra, ma di una frequenza rapidissima, tenuto conto che effettueremo molte cose in uno spazio di tempo molto breve. Da quando l’immagine è rimasta immobile sul televisore, il tempo ordinario della terra non è quasi trascorso. Stiamo vivendo al ritmo di millemilionesimi di picosecondo. Un picosecondo è pari a 10-12, cioè, 1/1.000.000.000.000 di un secondo.

Questo vuol dire che quando dovrebbe essere passata una mezz’ora dacché stiamo parlando, sono appena trascorsi alcuni millesimi di picosecondo. Faccio fatica a tradurre il mio pensiero al linguaggio della fisica e delle matematiche terrestri. Non dimenticare che sono una beata molto inferiore. Ma posso calcolare che questa lunga intervista, con le passeggiate attraverso il tempo e altre cose che faremo, non durerà più di un millesimo di secondo; anche se ci prenderemo forse una decina di minuti del tempo passato”.

Questo di stare vivendo in un paratempo infinitesimale mi sembrava incredibile. Ma mi entusiasmava la meravigliosa intervista con Teneramata, le passeggiate attraverso il tempo e quelle altre cose che stavamo per fare.

“Dici che ci troviamo in un’altra frequenza temporale −argomentai−, ma io non ho notato il cambiamento…”

“Certo che lo hai avvertito! Per questo senti tanto freddo e non puoi quasi muoverti. Invece, il mio corpo glorificato non risente questi cambiamenti delle onde temporali quando visito il passato o viaggio negli spazi siderali, anzi, tutto ciò mi procura sensazioni molto gradevoli. Sono prodigiose le qualità degli organismi umani glorificati”.

Mi venne il pensiero di levantare la mano destra, fino ad un centimetro dal bracciolo della poltrona, e dovetti fare uno sforzo come per sollevare venti chili.

“Non potresti diminuirmi questa pesantezza, così come mi hai tolto il freddo?”

“No, non è prudente. Molto presto te ne accorgerai. Ma continuiamo col tema delle onde temporali. La nostra decelerazione, relativa al tempo normale della terra, fa che per noi non si muova l’immagine del televisore, che non si senta nessun rumore e che non finisca di spandersi la colonna di fumo della tua sigaretta. Ora sai già perché non hai sentito il rumore dei tuoi passi, né quello dei cardini della porta, né il rumore della cuoca”.

Cinque

“Dicevi −argomentai a Teneramata− che stiamo vivendo al ritmo di millemilionesimi di picosecondo. Se è così, ci troviamo in un movimento la cui frequenza dev’essere milioni di volte inferiore al movimento di rotazione della terra. Allora vuol dire che siamo molto vicini all’immobilità assoluta… Forse ci avviciniamo al nulla…!”

“Non t’inquietare. Stiamo molto lontani dall’immobilità assoluta. Ricorda l’esempio classico della teoria della relatività: se una macchina circola sulla strada a 100 km l’ora, qual’è la velocità assoluta di questo veicolo? È chiaro che la sua velocità relativa, in rapporto alla strada che si suppone immobile, è di 100 km orari; ma per calcolare la velocità assoluta, si dovrebbero sommare algebricamente, ai 100 km, la velocità di rotazione della terra, più la sua velocità di traslazione intorno al Sole, più la velocità di traslazione del sistema solare verso la costellazione di Ercole, più la velocità di traslazione di tutta la nostra galassia verso altre galassie, più l’immensa celerità della espansione di tutto l’Universo…11

Il risultato −concluse allegramente− sarebbe che la macchina, in rapporto all’immobilità assoluta, e non in rapporto alla strada, che arbitrariamente abbiamo considerata immobile, circolerebbe a migliaia e migliaia di chilometri al secondo terrestre”.

“Ed io avevo pensato che eravamo prossimi al riposo assoluto! Non avevo mai immaginato che la terra si movesse tanto velocemente”.

“Ti assicuro −disse per confortarmi− che nonostante la grande lentezza di questo paratempo, stiamo molto lontani dall’immobilità completa, la quale, del resto, non è tanto temibile; l’immobilità non è lo stesso che il nulla. Tranquillizzati, non ti accadrà nessun male. Il nostro Dio ha permesso questo paratempo con te; forse non hai fiducia nella Divina Sapienza?”

“Sì, certo di sì −risposi, più per compromesso che per convinzione−. Eppure, se ci moviamo più lentamente della terra, perché restiamo ai nostri posti, come se ci movessimo alla stessa velocità del pianeta?”.

“Più avanti intravedrai la spiegazione. Per il momento ti rispondo con un esempio. La luce che entra dalla finestra si muove a 300.000 km al secondo, e nonostante ciò il fascio di raggi luminosi si vede fisso. La stessa cosa succede con la terra, che sta girando e sembra immobile. Le apparenze ingannano! Nel tuo stesso corpo, gli elettroni dei tuoi atomi vibrano ad una velocità prossima a quella della luce, e nemmeno te ne accorgi. Sono molto limitati i sensi corporali. La terra, ad esempio, viaggia intorno al Sole alla velocità di circa 108.000 km all’ora, e nessun mortale sente un così eccessivo movimento.12 Dunque, se esclusivamente ti limitassi alla testimonianza dei tuoi sensi, cadresti facilmente in errore. Davvero, non ti accadrà niente di male. Anzi, così potrò spiegarti meglio e potremo effettuare diversi esperimenti, che se le tue funzioni vitali fossero attualmente in atto ti renderebbero infermo o persino ti ucciderebbero”.

Un’altra sorpresa ancora! Le mie funzioni vitali erano sospese!

“Vuoi dire che non dò più segni di vita? Allora, sono morto!”. Mi rallegrai di questa conclusione, perché dopo aver intravisto il Cielo futuro attraverso la bellezza di Teneramata, incominciavano ad essermi di peso gli attaccamenti mondani a questa vita mortale.

“Mentre ti troverai in questo paratempo, il tuo organismo non manifesterà i segni vitali che si studiano in medicina, per il semplice motivo che non vivi nel tempo ordinario della terra, grazie al quale si realizza la fisiologia umana”.

Malgrado quella semiparalisi e quella strana sensazione di freddo, mi sentivo vivere come sempre. Tuttavia mi osservai meglio e… non respiravo!

“Non allarmarti −mi disse immediatamente−, non ti succederà niente di male. Nei paratempi molto lenti, le funzioni biologiche si effettuano in modo diverso da quello dei viatori. Mentre sarai in questo paratempo, non palpiterà il tuo cuore, né circolerà il tuo sangue, né respirerai. Ora comprendi perché non si è mossa la colonna di fumo della tua sigaretta, quando tu credevi di soffiare su di essa”.

Mi affrettai a tastarmi il polso, e… niente!

“Non riesco a capire come mai sono vivo, o forse non più! E meno ancora come riesco a pensare, se non ho segni vitali”.

“Quest’ultimo ti dimostra che l’uomo non pensa col cervello, quantunque esso intervenga nel pensiero, ma soprattutto con l’anima spirituale. La biologia cosmica ha delle leggi diverse da quella terrestre, d’accordo con l’onda temporale dove si sia situato l’essere vivente. La vita umana, in qualsiasi luogo e tempo dell’Universo, si sostiene mediante le energie; la sola differenza è che, nella frequenza del tempo normale terrestre, l’energia si prende dai cibi e dall’ossigeno dell’aria, mentre invece nei paratempi lenti si ottiene direttamente dall’ambiente: dalla materia-energia ambientale e dall’ambiente biologico interno. Se ci trovassimo nella frequenza normale del tempo della terra, sia tu che io avremmo bisogno di respirare e di nutrirci”.

“Allora, in questo paratempo il mio organismo sta effettuando l’assimilazione e l’eliminazione?”

“Certo. Acquista l’energia vitale dal tuo ambiente biologico interno, ma la escrezione è quasi nulla. Se tu restassi in questo paratempo l’equivalente a dieci anni, elimineresti appena alcune gocce di sudore. Lo stesso succede con me, ma in un modo sommamente perfetto. Ciò è dovuto a che non si formano scarti chimici, ma viene utilizzata totalmente l’energia ricavata dagli atomi. Ricorda che l’atomo è un grande magazzino di energia”.

“Questa è bella! Adesso risulta che sto funzionando come un reattore atomico”.

“Funzioni molto meglio, perché utilizzi alcuni atomi, ma li disintegri totalmente e non parzialmente, come succede nelle pile nucleari. Peccato che non ti sia possibile godere il piacere che nel Cielo causa la realizzazione delle funzioni biologiche regolate dall’anima. Qui, sulla terra, si sente appena un leggero benessere quando tutto l’organismo funziona bene; ma nel Cielo, la stessa cosa causa immensi piaceri che accrescono la nostra felicità accidentale”.

Quante meraviglie dell’Universo ignoro!, pensai. Che poco è quello che la scienza conosce, malgrado ci avviciniamo al XXI secolo! Chi mai avrebbe immaginato che il corpo umano fosse capace di causare tanta felicità o di realizzare la fissione degli atomi?

“Teneramata, come posso disintegrare atomi se non me ne rendo conto, né io saprei quali devo fissionare?”

“La tua coscienza non lo sa, è vero; sì invece la tua anima spirituale. Lo sa molto bene e lo può realizzare perfettamente, così come conosce e coordina la digestione, la filtrazione, la regolazione, l’assimilazione, ecc., senza che se ne renda conto la coscienza. Se la tua coscienza psicologica dovesse controllare tutta l’attività del tuo organismo, non avresti il tempo sufficiente per dirigerne bene nemmeno una sola. Per esempio, se la tua intelligenza e la tua volontà dovessero regolare i movimenti del cuore, non riusciresti nemmeno a dormire né ad attendere a nessun’altra cosa, per essere attento ad accelerarli o a ritardarli, a seconda delle circostanze”.

“È vero; sarebbe molto complicato coordinare volontariamente la sistole con la diastole, senza mai fermarsi. E poi, la pressione arteriosa… Sì, complicatissimo!”

“Il nostro Dio ha tolto alla tua coscienza tutti questi noiosi problemi, affinché applichi il tuo intelletto e volontà a compiere i suoi disegni su di te, ad amarlo e servirlo mediante la Fede e le opere di autentico amore di Carità. L’anima sa molto bene come svolgere ogni funzione biologica e come coordinare tutte, anche quelle psicologiche, quali sono le abitudini che automatizzano la condotta. L’anima sa vivere anche in Cielo e in qualsiasi frequenza ondulatoria del tempo, come pure sa viaggiare a velocità fantastiche, attraversare le pareti, dominare le forze della natura, ecc. Il mortale possiede in germe ciò che dovrà godere nella Gloria ventura”.

“Se la mia anima sa come fissionare atomi, perché non lo fa una volta per tutte? Mi risparmierebbe il lavoro quotidiano, le molestie della metropolitana e persino le indigestioni”.

“Lo sa fare, ma non lo realizza, per comando divino. Perché sta appena meritando con le sue buone opere la Gloria eterna, e perché a causa del peccato originale ogni essere umano deve nutrirsi per mezzo dell’onesto lavoro e sopportare cristianamente le prove che il nostro Dio possa mandargli. Inoltre, la tua anima non si era mai prima ubicata in un paratempo”.

“Le è bastato collocarsi in esso per imparare”.

“Non per imparare, ma per esercitare ciò che già anticipatamente sapeva, fin dacché il Signore la creò. L’anima umana è sapientissima. Effettua la cosa principale: il pensiero e l’amore, e ne ha il tempo terrestre sufficiente per guadagnarsi onestamente la vita, educare sé stessa, compiere tutti i suoi doveri, divertirsi sanamente e riposare”.

“Non c’è dubbio che l’anima è un grande mistero”.

“E sì, per i viatori è un enigma, non per i beati. Durante la vita mortale l’anima lavora giorno e notte in silenzio, e non molesta né distrae l’attività della coscienza, sia nella veglia che nel sonno. Soltanto, quando le si presenta qualche problema grave, insolubile per lei, che non ha ancora i poteri della glorificazione, avvisa la coscienza per mezzo di un malessere o di dolori, affinché intervenga l’intelletto e risolva la difficoltà”.

“Teneramata, se non ho segni vitali in questo paratempo, come mai posso muovermi, sebbene con fatica?”

“È molto semplice. Ogni movimento materiale ha bisogno di energia. I pellegrini mortali la ottengono dai loro cibi, dopo molti lavori fisiologici di digestione, assorbimento, circolazione, assimilazione, eliminazione, ecc. Tu, invece, in questo paratempo, acquisti l’energia dal plasma sanguigno e dalla linfa del tuo organismo; e per ottenerla, il nostro Dio ti aiuta mediante lo sfioramento delle mie dita sulla tua mano. Noi beati, invece, prendiamo l’energia direttamente dall’ambiente dove ci troviamo: luce, calore, elettricità, forze gravitazionali ed altre energie che dopo ti dirò. E inoltre, spesso mangiamo dei cibi squisiti, anche se di questo non ce n’è bisogno nel Cielo”.

Per il momento non capii come i beati prendevano l’energia. Poco dopo mi resi conto del loro immenso potere sulla materia e le forze naturali.

Credo che incominciai a intravedere la punizione divina sull’umanità peccatrice: “Mangerai il pane col sudore del tuo volto”.13 Sono così abituato a lavorare, che la mia occupazione mi sembrava normale, abituale. Ma incominciavo a intuire che la stanchezza del dovere quotidiano è qualcosa che Dio non voleva per l’uomo. Intravedevo che la fatica del lavoro umano, la malattia e la morte sono dovute, non alla Volontà Divina, ma al peccato dell’umanità. E mi sentii molto colpevole di cooperare col mio apporto di malvagità al peccato del mondo.

Sei

Teneramata ed io continuavamo seduti nella stanza della mia umile casa. Ogni tanto guardavo io l’immobile voluta di fumo della sigaretta e l’immagine fissa del televisore, testimoni della favolosa esperienza che stavo vivendo.

“E così, ci sono anche delle cuoche in Cielo?”, domandai a Teneramata.

“Sì, nella Patria abbiamo grandi Sante, esperte in preparare piatti deliziosi, senza che debbano fare il minimo sforzo”.

“Ma se nella Gloria eterna nessuno lavora, da dove si procurano la carne, i legumi, la frutta?”

“Ogni cibo, per quanto possa sembrare complesso, in ultima analisi è fatto di atomi, e questi di energia. Ebbene, gli atomi e l’energia ci obbediscono ciecamente, al punto che col solo nostro volere riusciamo facilmente a combinarli, trasmutarli, fissionarli e farli diventare cibi vistosi e succulenti. La materia-energia, oltretutto, è ansiosa di servirci come alimento, d’incorporarsi al nostro corpo glorificato e di partecipare alla nostra gloria accidentale. È che tutti gli esseri sono vincolati dai legami dell’Amore Universale; ci completiamo gli uni con gli altri, ci desideriamo e ci possediamo all’ineffabile modo celeste. Non è panteismo; si tratta d’interrelazioni. Gli atomi, mossi dall’Amore Universale, stanno sospirando come nelle doglie del parto14, nell’attesa di ricevere da noi felicità al modo loro. Nel Cielo vedrai come ogni essere è capace di avere una conoscenza e un amore, per guanto possa essere in un modo rudimentale”.

“Fantastico! Voi, i beati, riuscite da soli e senza sforzo molto di più che il nostro migliore laboratorio di energia nucleare!”

Mi ero scordato dei miei doveri di ospite. Ma nel parlare di alimenti ricordai che dovevo offrire almeno un rinfresco alla mia amata visìtatrice.

“Ti piacerebbe prendere una tazza di caffè?”

“No, grazie. Meglio, se vuoi, ti preparo una piccola ghiottoneria celeste”.

Prese il mio pacco di sigarette, gli tolse l’involucro di cellofan, lo strinse tra le dita fino a formare una piccola pallottolina e me la offrì con un sorriso raggiante.

“Assaggiala. Sono certa che ti piacerà”.

Infatti, che bocconcino delizioso! Mai prima avevo gustato nulla di così saporito. Come un fragile pasticcino mi si sciolse in bocca. Il suo sapore gradevolissimo era unico. Non riuscii a riconoscere il predominio di nessuno dei sapori fondamentali: dolce, salato, amaro, acido. Ho assaggiato cioccolati svizzeri e nordamericani, come anche marzapani e paste di mandorle, ma questa celeste ghiottoneria li superava di molto.

“È delizioso. Come lo hai fatto?”

“Ho trasformato le molecole di cellofan in altre sostanze chimiche, sconosciute sulla terra, le quali eccitano armonicamente tutte le papille gustative, e non parzialmente, come i classici dolci terrestri. Peccato che questo stesso bocconcino tu non lo possa degustare nel tempo normale della terra”.

“E perché no?”

“Perché moriresti di gusto. Godresti un piacere imparagonabile alla vita mortale. In realtà hai assaporato questa piccola ghiottoneria meno che a metà, perché hai percepito il suo sapore per mezzo della infraenergia, di cui ti parlerò, giacché stiamo in un paratempo molto lento, nel quale non è possibile la trasmissione dell’impressione gustativa mediante impulsi nervosi”.

“A me comunque mi è sembrata deliziosa. Tu devi essere una magnifica cuoca celeste”.

“No. Questo bocconcino lo potrebbe fare qualsiasi beato. Direi che nel Cielo corrisponderebbe al «pinole»15 della terra. Un giorno, conoscerai molte sante cuoche che, per la loro grande gloria, preparano vivande davvero succulente. Negli uomini pellegrini di questo mondo, il senso del gusto si trova molto atrofizzato a causa di tanto male morale; nei beati invece è acutissimo e perfetto. Non puoi immaginare come cerchiamo di attirarci le simpatie di queste Sante esperte in gastronomia”.

“Io credevo che nel Cielo, dinanzi alla Visione Beatifica, i glorificati dimenticassero tutto il resto: i piaceri dei sensi, il godimento estetico delle belle arti, altri amori ed amicizie…”

“È vero che la nostra Gloria essenziale, cioè, la Visione Beatifica e il possesso amoroso del nostro Dio, sarebbe sufficiente per farci assolutamente felici. Ma Lui, per l’Amore indicibile che ci porta, ha disposto che godiamo inoltre la nostra gloria accidentale: di un infinito numero di amori umani, angelici, estetici, scientifici, ed altri ancora, sconosciuti in questa terra. Senza contare gli incalcolabili piaceri della vista, udito, olfatto, gusto e, soprattutto, del tatto, il quale, come poi vedremo, non si limita alle sole papille tattili della pelle, come qui avviene, ma comprende tutte le cellule dell’organismo, le quali godono e ci fanno godere indicibilmente nelle nostre compenetrazioni amorose, alla maniera esultante del Cielo con tutta la Creazione”.

Favoloso! Godere senza lavorare! Dilettarsi senza fatiche! Assaporare cibi prelibati senza doverli pagare! Odorare profumi delicati! Contemplare bellezze come quella della mia amata visitatrice e possederle amorosamente, al piacevolissimo modo celeste, mediante l’ineffabile compenetrazione con loro! Più avanti intravidi la meraviglia di questa compenetrazione fisico-spirituale tra i beati, d’accordo coi disegni divini.

Non potetti fare a meno di ringraziare Dio per avermi chiamato all’esistenza; per avermi dato la natura umana e non una natura puramente materiale, o vegetale, o animale; per avermi redento; per avermi creato nel XX secolo e non nell’epoca delle caverne; per perdonarmi le mie iniquità; per la sua generosa Provvidenza durante la mia vita, per avere con me tanta pazienza; per la sua larghezza nel presente e per quella futura, che incominciavo a scorgere…

Ma tornando al delizioso bocconcino, dissi alla mia compagna: “Suppongo che ormai non ti piacerà più il nostro «pozole», né il «mole» di tacchino, né la frutta candita”.16

“Certo che ci piacciono ancora e molto volentieri li mangiamo; ma molto ben fatti, senza nessun difetto culinario. La stessa cosa dico delle bibite, vini e liquori del Cielo, che superano i migliori di questo mondo. E tutto questo, senza bisogno di mercati, né discutere sui prezzi, né asfissianti cucine, né piatti da lavare. Non ti meravigliare di quanto ti dico. Ricorda che Nostro Signore Gesù Cristo, nostra Causa Esemplare, mangiò con gli Apostoli poco dopo la sua Risurrezione”.17

“Che meraviglia! Come vorrei essere già nella Gloria!”

“Collabora, dunque, col tuo Redentore. Raggiungi con le tue buone opere di cristiano la Beatitudine che Lui tiene preparata per te. Quando l’avrai raggiunta, vedrai di quali banchetti godremo!”

“Quando sarà questo «quando»?”18

Sette

“Scusami −dissi a Teneramata−, ti sto sentendo chiaramente, e il suono si propaga a 343 metri al secondo. Quindi, in questa conversazione qui, nella sala, son passati almeno diversi minuti e non millesimi di picosecondo”.

“Non ti allarmare per ciò che sto per dirti. In realtà, non stiamo comunicando mediante parole udibili, ma mediante idee”.

Un’altra sorpresa! Non stavamo parlando! Era incredibile, ma dovetti darle ragione. Perché se ci trovavamo in una frequenza temporale di millemilionesimi di picosecondo, era logico che non si propagasse il suono delle parole.

“Ci stiamo forse comunicando per telepatia?”

“Qualcosa in più. La mia anima è in contatto spirituale con la tua. In questo modo conosco i tuoi pensieri. Controllo ed adopero il tuo archivio di memoria intellettiva e il magazzino della tua memoria sensitiva cerebrale. La mia anima, grazie ai suoi poteri di glorificata, sta associando le tue idee, in un modo diverso e più efficace di quello per te abituale. Apparentemente stai parlando a te stesso; ma io intervengo e riordino i tuoi concetti e immagini, per esprimerti meglio il particolare messaggio che il nostro Dio t’invia e che motiva la mia presente visita”.

“Dunque, non è un dialogo questo, ma un monologo?”

“Stiamo in comunicazione, ma non stiamo conversando come si fa di solito in questo mondo. Stiamo conversando quasi alla stessa maniera come facciamo noi beati, con la differenza che io non ti sto infondendo le mie proprie idee, ma soltanto concerto le tue, affinché tu mi comprenda meglio, sebbene ti sembri un monologo. Dopo vedrai l’importanza di associare nel dovuto modo le idee nella coscienza. È il primo passo per formare le convinzioni profonde, ben radicate ed operative”.

Lei aveva ragione. In questo consiste la vera educazione. Non basta imbottirsi di conoscenze, fino a diventare un’enciclopedia ambulante. Occorre ordinare e approfittare, come si deve, alcune poche idee basilari, fondamentali per vivere cristianamente la vita terrena e necessarie per raggiungere il Cielo. Ma come ottenere tutto questo?

Teneramata vide la domanda nella mia mente e mi rispose: “Solamente con l’aiuto del Signore. Ma Lui è ansioso di concederlo a chiunque Glielo chieda cristianamente”.

“I beati conversano così, come noi?”

“Non esattamente, ma quasi. Nel Cielo ci comunichiamo infondendoci direttamente le nostre idee ed immagini. Tuttavia parliamo anche molte lingue e dialetti”.

Godere in Cielo del piacere del linguaggio! Parlare giustamente, senza errori né vizi di dizione. Dire esattamente i pensieri, senza dubbi, senza raggiri, senza cattiveria, senza pericoli. Con la certezza di essere non solo ascoltati, ma anche compresi. In questo mondo occorre pensare molto bene ciò che si dice, altrimenti sarebbe fatale dire quello che si pensa.

“Perché non m’infondi le tue idee, anziché accomodare le mie?”

“Perché nessun mortale è capace di sopportare tanto piacere. Moriresti di gusto. Non puoi immaginare quale piacere sia il ricevere un’idea infusa; equivale all’interpenetrazione spirituale, al bacio tra due anime”.

“Ora capisco come fai a indovinare i miei pensieri. Tuttavia muovi le labbra nel comunicarti spiritualmente con me. Se non parliamo con parole, perché percepisco questi tuoi movimenti?”

“Per non sconcertarti. Siccome in questo mondo non è fattibile il bacio tra due anime, pronuncio le parole che corrispondono alle idee che chiarisco, coordino e faccio passare alla tua coscienza. Le esprimo vocalmente con molto amore, poiché sono per te, sebbene sia impossibile udirle. Peccato che non debba comunicarti alcuna idea mia!”

“Fai la prova, per favore”.

“No. Qualsiasi concetto strettamente celeste che io t’infondessi, agirebbe come una convinzione irresistibile e tu, o moriresti di gioia, o perderesti quasi la libertà umana19 e quindi la capacità di collaborare col disegno del Signore su di te. Meglio facciamo un’altra prova. Quando tu mi parli, toccati le labbra e vedrai che non le muovi, stando in comunicazione spirituale con me”.

“Devo sembrarti un cadavere seduto −dissi, allo stesso tempo che con grande sforzo mi portavo le dita alle labbra immobili−. Se non ho saputo mai comunicarmi così, spiritualmente, con nessuno, com’è che oggi sto conversando con te senza parole?”.

“Non è lo stesso sapere che praticare ciò che si sa. La tua coscienza lo ignora, perché mai lo aveva sperimentato; ma la tua anima spirituale lo conosce molto bene, lo stesso che sa governare tutto il tuo organismo e dirigere le attività biologiche, intanto che la tua coscienza dorme tranquillamente o si occupa di altre cose”.

Veramente è così. Ricordai che, in caso di una grave infezione, l’anima sa molto bene come aumentare le difese naturali, sebbene non abbia studiato medicina.

Era ammirabile la conversazione con la mia amica glorificata, perché, nonostante si svolgesse in millemilionesimi di picosecondo, Teneramata mi lasciava pensare con calma e guidava le mie riflessioni con tutta opportunità. Se sapessimo dialogare così noi, mortali sulla terra…!

Otto

“Non ti pare magnifica la Provvidenza di Dio nei doni e negli aiuti ai sui amati figli umani?”, mi chiese Teneramata, con quelle sue due fossette alle guance, che già in anticipo mi tenevano convinto.

“La verità è che non sospettavo tutto questo”.

“L’azione soprannaturale del nostro Dio per i mortali è quasi sempre inaspettata. Alcuni la chiamano «sorpresa», «caso», «destino»… Ma in realtà queste espressioni sono i nomi laici della Divina Provvidenza”.

“Perché chiami «soprannaturale» questa azione divina?”

“Perché è una cosa molto al disopra di quello che il mortale ordinariamente conosce. Si tratta di una mozione superiore a ciò che per il viatore è naturale, comune e normale; il che non significa che il soprannaturale sia raro, anzi, è molto frequente tra i veri cristiani”.

“Ma non si vede…”

“Sei tu che la respingi a priori; a priori la giudichi impossibile. E il Signore ti cerca ansiosamente, ma si fa pregare. Causa di ciò è lo spaventoso peccato del mondo: il disprezzo, l’indifferenza, la dimenticanza che esiste un Dio Onnipotente che ci ama appassionatamente. Se io potessi cooperare a fare che tu e l’Altissimo vi deste la mano… ! Se io potessi intervenire affinché tu e Lui vi stringeste in un ineffabile abbraccio di amore di Carità, mi sentirei la più fortunata tra le piccole beate!”

“Allora, questa meravigliosa intervista è come una lotteria che avessi vinto?”

“Sì, qualcosa del genere. E non immagini quanto sia grande, giacché riguarda la ricchezza di idee-convinzioni profonde e operative che ti dona il nostro Dio. Se ne saprai approfittare bene prima della tua morte, ti apporteranno una gloria più importante del guadagno di molte migliaia di miliardi di dollari…, sebbene dovrei dire, invece di dollari, titoli speciali di credito, perché vedo nella tua memoria sensitiva che attualmente è disceso il valore del dollaro”.

“A quanto vedo, hai già ben esplorata la mia anima e il mio cervello. Forse stai percependo tutti i miei pensieri e ricordi?”, le domandai, con un certo timore.

“No, solo avverto ciò che liberamente vuoi che io conosca. E non temere, perché il Signore è geloso custode del decoro e dell’intimità di ognuno dei suoi amati figli umani. Ovviamente, Lui conosce tutto, assolutamente tutto; ma a nessuno fa male né intimorisce. La sua minuziosa Provvidenza si attua anche in Cielo. Lui è molto attento a che noi beati non facciamo il minimo errore o indiscrezione quando ci comunichiamo tra di noi, sia nell’interpenetrazione spirituale sia mediante il linguaggio”.

“Quale forma di conversazione ti piace di più?”

“Preferiamo il dialogo spirituale, senza parole pronunciate; così ci comprendiamo meglio. Il linguaggio terrestre è bello, gradevole e meritorio, ma talvolta un po’ incerto; risulterebbe insufficiente per esprimere il cumulo di nuove idee celesti. Inoltre, esistendo in Cielo tutte le lingue della terra, riuscirebbe difficile, soprattutto ai glorificati inferiori come me, dominare tante lingue.

Ti dirò uno dei nostri giochi celesti coi beati eminenti. Domandiamo loro una nozione elevata. Ci rispondono con squisita precisione in una delle lingue che conosciamo. Ci meravigliamo della loro spiegazione e crediamo di averla capita molto bene. Ma poi si compenetrano con noi, nella gradevolissima interpenetrazione intellettuale, e mediante la dilettevole unione senza confusione di anima con anima, rimaniamo estatici nell’assaporare direttamente, senza parole, la stessa nozione che prima credevamo di aver capito”.

“Vuoi dire che il migliore linguaggio non riesce alla perfetta comunicazione?”

“Infatti non è capace, neppure in Cielo. Chi parla ha bisogno di selezionare i propri pensieri e di esprimerli con chiarezza a colui che ascolta. L’uditore, partendo dalle parole che percepisce, tenta di evocare la stessa cosa del suo interlocutore. Ma non ci riuscirà totalmente, fintantoché le loro anime non si compenetrano. Si capiscono, è vero, ma non s’identificano pienamente. Quindi il linguaggio suggerisce, spiega, ma rare volte definisce e comunica con precisione”.

“È ammirabile il bacio spirituale nel Cielo! Mi dispiace non sentire sensibilmente quello che mi stai dando! Davvero l’Universo è complesso e grandioso”.

“La Creazione è infinita nelle sue cinque dimensioni: le tre dimensioni dello spazio, e in più il tempo e l’eternità creata, che dopo vedremo”.

“Perché noi viatori ignoriamo queste verità? Non sarebbe meglio che Dio ci permettesse di conoscere tutte le sue meraviglie create, così come lo consente per le verità semplicemente scientifiche? Perché la sua Divina Rivelazione non comprende la descrizione dei paratempi, dell’ineffabile comunione in spirito tra i beati e quella degli squisiti piaceri della vita futura?”

“Perché il nostro Dio ha rivelato il necessario perché ogni uomo di buona volontà raggiunga la propria vita eterna, che è la cosa che veramente vale ed è necessaria. È lenta la pedagogia della Parola Rivelata, a causa del maledetto peccato, della rozzezza umana causata da tanta superbia, egoismo, inganno, erotismo…”

“Tanto è funesto il peccato?”

“Tanto, che se l’uomo fosse stato meno peccatore, avremmo approfittato di più della Redenzione, e l’umanità, in mezzo alle tribolazioni indispensabili per la prova, che è la vita mortale nel regime di fede, potrebbe intravedere meglio la stupenda felicità che l’attende nel Cielo e si sforzerebbe di raggiungerla mediante il compimento fedele e perseverante dei Comandamenti e consigli del Signore.

Considera che nessuno dà qualche cosa, né in terra né in Cielo, se non nella misura che sa come sarà ricevuto il regalo che dà. Ed è molto triste constatare che l’umanità, il mondo in genere, mai ha voluto prepararsi per conoscere e gustare un po’ di più la Divina Rivelazione. Il mondo, in quanto tale, si è fermato a godersi, sanamente o peccaminosamente, il piacere e la soddisfazione che i sensi corporali procurano immediatamente. Tributa culto di latria20 al vitello d’oro del benessere temporale. Poco ha cercato il Signore direttamente, per Se stesso, per amore a Lui. Ha preteso di ricevere senza niente dare. Si è riempito di superbia e di egoismo e si rivolge a Dio soltanto per esigere spiegazioni…

Certamente, non sto affermando tutto questo come un rimprovero agli altri. Sia tu che io siamo stati superbi, egoisti, sensuali, peccatori insomma… Ah, ma se l’umanità prendesse sul serio il nostro Dio, sono sicura, in nome dell’Amore con cui l’Altissimo l’ama, che il breve passaggio per la terra lo troverebbe più sopportabile, più logico, più semplice e più fruttuoso. Non sto parlando di guadagni in «pesos»21 e in centesimi, ma di pace presente e di gloria futura”.

“Che cosa è la pace cristiana?”

“La Pace del Signore è la più grande felicità sulla terra, a cui può aspirare un viatore. Non è il mero equilibrio tra opposte fazioni, né l’assenza di guerra, né la quiete della pigrizia, né il silenzio degli oppressi, né la tranquillità del cinico. E nemmeno l’euforia instabile di questo nuovo umanesimo cristianoide e filantropico, ma senza vero amore di Carità. La Pace del Signore è la tranquillità nata dall’ordine autenticamente cristiano. È la calma spirituale e profonda che scaturisce dal dovere compiuto, non a motivo di quell’umanesimo che mette in disparte l’Altissimo, ma per amore al nostro Dio. La Pace è il silenzio interiore e molto allegro di chi si riposa, attivo e fiducioso, sulla Parola Divina; ma senza ritagli né adulterazioni dogmatiche. Non ci mancherebbe altro, che la Pace cristiana fosse come quella calma premonitrice che precede le tempeste!

Nell’attuale regime della Fede, il Creatore desidera il progresso umano, ma solo quello che si raggiunge mediante l’amore di Carità; non lo pseudo-progresso, raggiunto dal puro umanesimo. Il progresso cristiano consiste nello sforzo continuo di ognuno di voi e di tutti per compiere integralmente la Legge di Nostro Signore Gesù Cristo.

Non avere tanta paura del dolore, della malattia e della morte. È molto breve il passaggio del pellegrino in questo mondo.

Ricorda che quando l’uomo si sdivinizza col peccato, immediatamente si animalizza con la concupiscenza. E quando si perde la fede nel nostro Dio, s’incomincia a credere a sciocchezze”.

Nove

“Teneramata, dai molta importanza alla Carità. E attualmente si considera l’elemosina quasi come un insulto. Tutt’al più, di malavoglia, si accetta la giusta cooperazione”.

“Non confondere il primo comandamento della Legge del nostro Dio col semplice umanesimo! Non mi sto riferendo all’elemosina materiale, né alla pura filantropia. Parlo della Carità cristiana. La Carità è l’amore con cui aderiamo all’Altissimo innanzi tutto, e poi, insieme con Lui, ai nostri simili. L’Amore di Carità è quello che si pratica stando in Grazia del nostro Dio e per fargli piacere. Non si deve confondere la Carità col sentimento di compassione. Sentire compassione del prossimo è appena l’invito per aiutarlo cristianamente; ma questo aiuto, perché sia veramente cristiano, deve ispirarsi e fondarsi sull’amore a Dio Onnipotente. Altrimenti il dono, per quanto importante sia, non ha nessun valore soprannaturale.

Quindi, la cooperazione economica senza la Carità è «cembalo che risuona».22 La filantropia senza la Carità produce l’ingratitudine e la delusione. E l’umanesimo senza la Carità sbocca nel fallimento sociale. La Carità è l’Amore che vige in Cielo e l’unico che può salvare il mondo”.

“Perché non si parla del primo comandamento della Legge di Dio?”

“Per la superbia umana, che cerca di ridurre il Cristianesimo ad una religione di club, compiacente, superficiale e dolciastra, in cui s’ignora la Giustizia Divina, si minimizza il peccato e si vuole dimenticare l’esistenza del demonio e dell’inferno. E si opprime, si mutila, si deforma il senso del Vangelo, pur di non contrariare la concupiscenza del credente e di fare accomodante la Rivelazione Divina…! Il Cristianesimo autentico considera l’uomo attuale coi suoi difetti e qualità, con le sue inquietudini e i suoi interrogativi. Ma risponde alle sue domande alla luce del Vangelo integro, senza ritagli di comodo, con tutte le sublimi e drastiche esigenze della Divina Volontà, con soprannaturale Amore di Carità, e non con un amore bonario e pacioccone, interessato e puramente filantropico… Ben se ne accorgono i viatori dell’imperiosa necessità di condurre tutti una vita virtuosa, a bene della società. Ma sbagliano la strada, perché la probità, da sola, non raggiunge il nostro Dio, né l’ansia disperata di salute e di benessere terreno è la retta via che porta in Cielo.

Per questo, gli argomenti umanistici e filantropici non hanno impeto e veemenza nelle loro motivazioni. Non hanno forza per arrivare all’essenza del problema, che è la volontà. Mancano di efficacia per forgiare la convinzione profonda ed operativa. Ipnotizzano, ma non convincono. E logicamente, i giovani si perdono d’animo e si traviano. Occorrono ideali vigorosi che sollevino il cuore! Ma questi non si trovano nel mondo; li regala soltanto il Signore. È inutile cercarli in motivi terreni. Ma chi si accosta al nostro Dio in spirito e verità li ottiene in abbondanza”.

“Perché vale tanto l’amore di Carità?”

“Perché quando l’elemosina materiale, il dare per compassione o per timore, l’umanesimo e l’assistenzialismo, si praticano con l’intenzione di obbedire alla Legge del Signore o di fargli piacere o di manifestargli l’amore preferente, diventano amore di Carità, l’unico amore fecondo e liberatore, giacché allora, al vincolarsi l’amore umano con l’Amore Divino, non è più solo l’uomo, ma è l’Altissimo che gli dà l’appassionamento, l’efficacia e il trionfo. È importantissima l’intenzione con cui si fanno le opere. E non s’insiste abbastanza che l’intenzione è quella che specifica e valorizza l’atto umano”.

“Dicono che il vero amore è reciproco. Com’è l’Amore di Dio verso di noi?”

“Il Creatore, bada bene, è profondamente innamorato di ognuno dei suoi figli umani d’adozione. Lui non ama globalmente il genere umano, al modo come il contadino ama tutto il suo orto, ho; Egli ama ciascuno di noi con un Amore supremo, che supera infinitamente il migliore amore creato. Il Signore ama te, singolarmente, con veemenza, con energia, con ineffabile necessità amorosa, con affetto immenso, con tenerezza indescrivibile e con mille altre qualità che non si possono spiegare né in Cielo né sulla terra”.

“Affascinante! −esclamai tra me−. Mai mi era stata insegnata così la Religione!”

Forse incominciava a formarsi in me la convinzione profonda e operativa della mia situazione di viatore contingente e molto limitato. Ma nel contempo, forse come contrappeso, sembrava che si formava quest’altra convinzione: Dio mi ama! Ma non mi ama amando la massa umana in blocco. Mi conosce in tutte le mie peculiarità personali e mi ama individualmente. Io non sono un semplice numero di catalogo nella Creazione. Che meraviglia! Non mi era mai passato per la mente che la mia debole e precaria anzianità potesse ispirare amore; e nientemeno che l’Amore Divino!

Posteriormente, quando Teneramata se ne andò e meditai il suo messaggio, mi sentii schiacciato dal peso dell’Amore di Dio, così assolutamente immeritato da parte mia. Sentii che la mia piccolezza s’ingrandiva, che io valevo più dell’anziano, del vecchio immondezzaio dove si gettano l’indifferenza e i disprezzi, perché Qualcuno, il Migliore, mi ama. Fu come una trasfusione di Speranza nella mia futura Felicità celeste.

Ben mi rendevo conto che quella Speranza non era farina del mio sacco; che non si trattava di ottimismo terreno, fondato sulla probabilità di ottenere presto qualche bene mondano. Era, senza alcun dubbio, uno dei regali celesti che mi aveva portato la mia bella glorificata.

Per il momento, in quel paratempo in cui mi trovavo, considerai che l’Amore Divino, nonostante la sua grandiosa intensità, non è geloso ed egoista come noi, giacché ha stabilito un ineffabile amore, al modo celeste, tra la mia bella compagna e me. Allora sentii una profonda gratitudine, ormai non tanto verso Teneramata, quanto verso il Creatore di Teneramata.

“Dalla gratitudine sorge l’amore −mi sorprese la mia cara defunta nei miei pensieri−. Rallegrati, perché incominci a sentire il tuo amore verso il nostro Dio!”

Oramai sono confermato in Grazia! −gridai nel mio interno−. Sono un candidato sicuro alla Gloria futura! Ho già il passaporto per il Cielo! Ho sentito l’Amor di Dio!

Sapevo appena di alcuni grandi Santi, come Santa Teresa di Gesù o San Giovanni della Croce, che sentirono il loro amore verso Dio.

“Non illuderti −mi avvertì−. Sentire durante un istante di paratempo l’amore al nostro Dio non è avere il biglietto d’ingresso al Cielo.23 Molti mortali percepiscono, almeno in certi momenti della loro vita, il sentimento dell’amore verso il Creatore. Non lo sperimentano per lungo tempo, perché morirebbero di felicità. D’altronde, non è necessario sentirlo in continuazione, giacché l’amore all’Altissimo si esercita nell’amare con Carità il prossimo”.24

“Ma è molto gradevole il sentirlo, sebbene sia per un millemilionesimo di picosecondo. Si dice, però, che l’amore a Dio non si può sentire…”

“L’amore piccolo al nostro Dio, infatti, non si sente; soltanto si pratica mediante l’amore di Carità verso i fratelli. Non per la loro bella faccia, né per compassione, né per timore a rappresaglie, ma per ubbidienza all’Altissimo. Ma il grande ed intenso amore, certo che si sente! Eccome! E anche sin da questa vita mortale”.

“Perché non si parla dell’amore sensibile verso Dio?”

“Per lo stesso motivo che ti ho già detto: il peccato. Perché il pellegrino vive in un ambiente di malvagità. E in questo modo ovviamente non può intravedere e ancor meno assaporare l’amore di Dio. Né molti predicatori osano parlarne, per non attirarsi le burle degli ascoltatori. D’altro canto, pensa che se il Signore avesse permesso all’uomo di dominare la materia, l’energia, l’eternità creata, i tempi e i paratempi, i peccati certamente sarebbero aumentati in specie, numero e malizia. Perché l’umanità, in genere, nonostante la Rivelazione e la Redenzione, continua ad essere tremendamente egoista ed orgogliosa. Allora puoi capire come la Divina Provvidenza ha preferito limitare il raggio di azione dei suoi amati figli adottivi umani e li ha messi dentro le transenne di questo mondo, che impediscono di scorrazzare per terreni altamente pericolosi. Questa è la causa delle limitazioni individuali, sociali, politiche, scientifiche, tecnologiche ed artistiche”.

“Ma con tutto ciò, alcuni scienziati se ne sono usciti ormai dal seminato e sono arrivati sulla Luna. Altri tengono spaventata l’umanità con le loro birichinate atomiche”.

“Sì −mi rispose, seguendo il tono scherzoso−. Ma nessuno di loro, gattoni, potrà arrivare molto lontano. Nostro Padre Celeste li custodisce amorosamente dall’Alto, e se si allontanassero un po’ troppo, li prenderebbe affettuosamente nelle braccia e li riporterebbe nel loro primitivo recinto. Lui li lascia giocare e cacciarsi nei pasticci, delle volte pericolosamente, per rispetto alla libertà umana che Egli diede loro”.

“Potrebbe il viatore uscirsene lecitamente dalle limitazioni di queste transenne provvidenziali?”

“Certo. Molti ci riescono, se questo serve loro per raggiungere il Cielo. Basterebbe che il cristiano mortale, stando in Grazia di Dio, lo chiedesse al Signore con autentica sincerità, umiltà e perseveranza, non per egoismo né per curiosità malsana; che rivolgesse la sua preghiera di petizione in spirito e verità, con la fiducia filiale che il nostro Padre lo ascolterà efficacemente. Tu stesso ne sei testimone in questo paratempo”.

“Sì, ma Dio ha tardato più di vent’anni ad ascoltare la mia petizione di conoscere qualcosa della vita futura”.

“Ma finalmente lo hai ottenuto. Non ne sei contento? Dai più importanza al tempo trascorso? Avresti preferito che il Signore ti avesse ascoltato immediatamente, malgrado i tuoi peccati di allora, che non ti avrebbero consentito di ricevere l’azione divina?

Il nostro Dio −aggiunse per convincermi− è lento nell’attuare, ma non per sua Volontà, ma per la pigrizia morale del viatore. Nonostante tutto, non potrai negare che Lui ti ama, e ti ama moltissimo, giacché alla fine ti accordò il tuo capriccio. Ma se tu avessi progredito nella Perfezione cristiana, già da molto tempo sapresti tutto questo che oggi ti dico!

E se tu, senza essere un perfetto cristiano, stai ottenendo un singolare aiuto divino, quanto di più otterranno, se s’impegnano, quelli che amano davvero il loro Creatore! E credimi che realmente l’ottengono. Tu non puoi immaginare gli aiuti e i regali del nostro Dio a coloro che in questa vita Lo servono e Lo amano sul serio. Numerosi mortali che prendono sul serio il Signore, ottengono da Lui regali più pregevoli di quelli che tu stai ricevendo. Di queste cose se ne parla assai poco, essendo doni privati, o perché il beneficato non riesce a spiegarli.

Se l’umanità attuale soffre molto, è perché la superbia non le permette di chiedere il rimedio all’Altissimo. I regali divini, materiali e spirituali, sono condizionati all’ubbidienza alla Legge del nostro Dio. Ma l’uomo non vuole combattere contro la concupiscenza che lo trascina al peccato; né agisce secondo logica: se è vero che crede nell’Onnipotente, perché non chiede il suo aiuto con verità, con umiltà e con perseveranza? Il mondo soffre più del dovuto per colpa della sua deliberata ribellione contro la Volontà del Signore. Si vuole risolvere i problemi con mezzi mondani, con esclusione assoluta del Creatore. La religione si riduce ad una psicoterapia periodica di aspirine, per calmare momentaneamente l’egoismo. E ovviamente, l’Amore Divino, vedendosi respinto, si ritrae per elementare delicatezza, e i migliori piani vanno a monte”.

“Tuttavia, nelle chiese c’è molta gente che prega”.

“Sì, ma di solito questa preghiera è abitudinaria, tiepida, pallida, timorosa, fiacca, quasi priva di Fede e di Carità. Una simile supplica non l’ascoltano nemmeno i capi politici, e neanche i mendicanti la adoperano, se vogliono ottenere qualcosa”.

“È che ci vuole un grande miracolo per convertire e guarire la società”.

“E allora chiedete il miracolo! Voi, da soli, non lo potete fare, per più che vi suggestionate. Il difetto non è nell’Onnipotente; è in voi, orgogliosi e increduli, che non volete cadere in ginocchio e tendere le vostre deboli mani verso il Padre che è nel Cielo. Invece di amarvi tra voi con amore di Carità, come lo vuole il Signore, vi ostinate a odiarvi, apertamente o dissimulatamente. E quando credete di amarvi, siccome non lo fate con amore di Carità, il vostro affetto stagna in un combattimento egoista: ognuno prende quello che può dalla sua trincea. Logicamente, il nostro Dio non vi aiuta e le funeste conseguenze di mettere da parte il Creatore piovono su voi tutti come grandine pesante.

Un miracolo personale abbisogna di una supplica individuale. Un miracolo nazionale abbisogna di una impetrazione di tutto il popolo. Se i credenti di una nazione: cattolici e protestanti, cristiani e non cristiani, si unissero in una pressante supplica, sorretta da opere di amore di Carità, non di semplice umanesimo, si stupirebbero del meraviglioso risultato. La storia d’Israele attesta l’Onnipotenza dell’Altissimo”.

Dieci

“E adesso t’invito a visitare San Luis Potosí”, propose Teneramata.

Un viaggio col mio primo amore! Sul momento mi entusiasmai, ma in seguito compresi che un viaggio così, per un anziano acciacioso come me, era quasi impossibile.

“Vedrai che non è così complicato −mi disse, insistendo col suo bello sguardo−. Arriveremo a San Luis in meno di un millemilionesimo di picosecondo. La nostra passeggiata non durerà in tutto più di sette diecimillesimi di secondo. Invece di fare delle obiezioni, approfitta dell’opportunità che ti offre il Signore, di viaggiare con una celerità superiore alla velocità della luce, pur essendo ancora mortale”.

Pensai ai problemi di viaggiare alla velocità della luce. Se ad una velocità di trecento chilometri al secondo, la fisiologia umana ignora ciò che accadrebbe all’organismo, che succederebbe a più di trecentomila chilometri al secondo?

Le predizioni delle moderne teorie relativistiche sono terrificanti. Ad una velocità superiore alla velocità della luce, la materia aumenterebbe la propria massa o forse si disintegrerebbe. A questo punto crollano le leggi classiche della fisica, il cui limite massimo è appunto la velocità della luce. Le linee rette diventano curve. Insomma…

Malgrado le scure previsioni, Teneramata la si vedeva così bella, così radiosa e ottimista, che lasciò di preoccuparmi ciò che potesse accadere.

Andiamo dove vuoi, mia bella morta! −esclamai nel mio interno−, che se muoio per la strada, meno ancora ti perderò, perché due saremo i morti.

Lei di nuovo sfiorò con le dita il dorso della mia mano. Non seppi cosa accadde, non sentii nulla. Quando mi resi conto, mi trovavo in piedi insieme a Teneramata sul marciapiede di una angusta strada di provincia.

“Eccoci a San Luis Potosí!”, mi assicurò col suo sorriso giovanile.

“È un miracolo!”

“No. E molto semplice. I mortali lo chiamerebbero miracolo, perché supera le tecniche della scienza attuale. Invece per i beati non ha niente di prodigioso. È un viaggio celeste molto naturale e molto frequente. Poi vedrai come, nella Patria, il più piccolo dei glorificati può viaggiare, per propria capacità, ad una velocità pari alla velocità della luce elevata alla potenza di un migliaio”.

“È favoloso!”

“Anzi, è cosa da poco. Ci sono grandi Santi che viaggiano con molta maggiore rapidità. Quando loro c’invitano, noi glorificati inferiori godiamo oltremodo. Ti devo dire che la celerità dei viaggi, come pure molti altri piaceri della Gloria accidentale, dipendono dal grado di felicità ottenuto mediante la libera collaborazione della volontà umana con la Volontà Divina, fatta dal viatore in stato di Grazia durante la sua vita mortale. Come tu vedi, il nostro Dio ci glorifica con giustizia e munificenza”.

“È affascinante viaggiare a grandi velocità. Insomma, voglio dire alle velocità di questo mondo, cioè a centinaia di chilometri all’ora. Ma, come mai non ho sentito la vertigine della velocità, ed invece tutto a un tratto mi trovo qui?”

“Innanzi tutto, perché in questo paratempo ti assiste uno speciale aiuto del Signore. Se tu avessi sperimentato la piacevole emozione di questa vertigine, saresti morto di gusto. E poi, perché la distanza è stata minima. Le rapidissime accelerazioni a cui mi riferivo, equivalgono a distanze di trilioni di anni-luce, elevati alla potenza di trilioni”.

Ma davvero è arretrata l’Astronomia −dissi tra me−. Mai avevo letto che esistesse una distanza di un trilione di anni-luce! Mi sarebbe piaciuto sentire la piacevole vertigine della velocità della luce, per quanto fosse nella breve distanza del nostro viaggio. Ma mi accontentavo abbondantemente di ciò che mi concedeva la mia amata morta.

“A te manca di scorgere l’immensità di cui godrai nella Patria −mi disse−. Ti raccomando di sdraiarti, in una notte serena, in un luogo molto elevato, dove non ci sia l’ostacolo di alberi o di edifici, e di contemplare per lungo tempo il fiume di diamanti, silenzioso e musicale, del firmamento. Ammirerai e sentirai la nostalgia dell’infinito”.

“Dove stiamo?”, mi domandò Teneramata.

I miei ricordi erano confusi, ma rievocai quella strada selciata. Vidi, poco più in là, la piccola piazza di Liñán. Sì. Eravamo in via dell’Indipendenza. Saranno state le cinque del pomeriggio.

Osservai il mio abito: avevo le pantofole, il collo sbottonato e la giacca da casa, rossastra e tanto logora. Non so perché mi venne alla mente di pensare come erano vestiti i beati. Il vestito di Teneramata, semplice ed elegante, era moderno e di buona qualità. Ma i glorificati di altre epoche? Immaginai che usavano tuniche e mantelli, come al tempo di Nostro Signore Gesù Cristo; oppure che, coi loro formidabili poteri, vestivano come a loro venisse in voglia.

“Non ti piace il mio abito?”, mi domandò con accento di preoccupazione.

“E molto bello; comunque, compariresti bene con qualsiasi veste”.

“Non ti meravigliare per quanto sto per dirti. Noi beati non usiamo nessuna veste.

Non ne abbiamo bisogno, né per proteggerci dal cattivo tempo, che non ci raggiunge se non per goderlo, né per coprire difetti fisici, che nel Cielo non esistono, né per verecondia, giacché nella Gloria non c’è malizia e tutti siamo impeccabili. Vedi, per venirti a trovare, io stessa ordinai agli atomi che si combinassero e si organizzassero per formare il mio vestito, ed essi mi obbedirono con piacere, al modo loro, è chiaro. Ma forse sbagliai e mi risultò una veste ridicola…”

Certo, la mia concupiscenza di mortale esaltò la mia immaginazione e… non so come dire che m’innamorai ancor di più della mia amata morta. Lei, per se stessa così bella ed attraente, persino vestita alla maniera nostra mondana, mi pareva più bella della migliore attrice di cinema o della ideale Elena di Troia.

Undici

Alcune passanti vestite di nero, con le gonne molto lunghe e i volti quasi coperti da grandi scialli scuri, se ne stavano in piedi, immobili, sullo stretto marciapiede di lastre molto consumate.

Teneramata indovinò la mia domanda e mi rispose: “Non stiamo nel normale andamento del tempo terrestre. Ci siamo situati nel tempo passato. Siamo nel 21 Ottobre 1923”.

Che meraviglia! Stavo visitando il passato! Mi sembrava incredibile, ma davanti avevo l’evidenza.

“E neanche ci siamo collocati nel ritmo normale del tempo passato. Ci siamo messi in un paratempo ancora più lento di quello che ci serviva a Città del Messico. Ci muoviamo al ritmo di bilionesimi di picosecondo. Osserva quelle signore vestite di nero. Camminano secondo la cadenza del tempo comune di quella data. Tuttavia, per noi non si muovono, perché il loro camminare è troppo lento, paragonato al ritmo del nostro paratempo.

Ti spiego un po’ di più. In questo momento, io e te viviamo in un’onda temporale molto lenta riguardo al movimento della terra. Tale onda, però, è rapidissima per le passanti vestite di nero.25 È perché loro vivono al ritmo dell’orologio e del calendario; invece noi ci muoviamo alla cadenza di bilionesimi di picosecondo. Più avanti lo capirai meglio.

No −aggiunse nell’osservare il mio pensiero−, non voler applicare le classiche equazioni del movimento ondulatorio alle onde temporali; non coincidono. Queste formule si compiono soltanto nel momento presente del tempo normale della terra; manca loro di tener conto del parametro della quinta dimensione, come poi vedremo. Con questa nuova coordinata potrai intravedere come è possibile l’aumento della frequenza senza variazioni nella lunghezza e ampiezza delle onde. Inoltre scorgerai la coesistenza di diversi «treni» di onde temporali.

Il tempo ha una stretta relazione col movimento ondulatorio. Esistono molte varietà di tempo, che corrispondono a numerose onde temporali, simili alle onde sonore e luminose. Per i mortali vige la rapidissima frequenza dell’orologio. I viatori saltano da un secondo all’altro come se calzassero «gli stivali delle sette miglie», ma non riescono a saltare dal lunedì al mercoledì, né da oggi a ieri. Vivono con la loro coscienza legata all’istante attuale, senza possibilità di retrocedere al passato né di avanzare più velocemente verso il futuro. Ed è così fino a quando la buona morte, la morte nel Signore26, non viene a rompere questo rigido legame e si ottiene la liberazione. Nel frattempo, voi vi affacciate appena al passato mediante i centri cerebrali della memoria, che sono come i finestrini da dove guardate confusamente la vostra storia.

Le passanti non possono vederci, perché le nostre immagini rimangono nelle loro retine soltanto alcuni milionesimi di picosecondo. Naturalmente, l’acutezza visiva umana non consente di percepire immagini di sì breve durata; né le passanti fanno in tempo a muovere gli occhi verso dove stiamo”.

Immaginai che la misteriosa frequenza del tempo normale della terra è come un angusto sentiero sul quale camminiamo noi mortali, ma con abissi insondabili ad ogni lato; e se non cadiamo nel baratro senza fondo è per l’attentissima Provvidenza Divina.

Pensai a come sarebbe terribile una caduta nell’abisso infinito del tempo. Se Dio non si prendesse cura di noi, resteremmo, chissà fino a quando, in una di quelle misteriose frequenze temporali, come il paratempo in cui mi trovavo. Non vi è dubbio che la quarta dimensione è un complicato labirinto. Come fa bene Dio nell’impedirci di passeggiare per conto nostro nei paratempi; ci smarriremmo! Se già ci rendiamo complicata la vita adoperando le tre dimensioni dello spazio, quanto più ci metteremmo nei pasticci se viaggiassimo attraverso le innumerevoli onde temporali!

Meraviglioso, davvero, il complicato tempo! Ma ancor più sorprendente è la maestosità della quinta dimensione, che dovevo poi scorgere.

Presto comprovai quello che mi diceva Teneramata. La passante più vicina aveva il piede sollevato come per fare un passo, ma non finiva di farlo.

Mi venne alla mente che, così come quelle donne vestite di nero non potevano vederci, altri visitatori forse, in paratempi più lenti, stessero ad osservarci, senza che Teneramata ed io ce ne accorgessimo, perché non era logico supporre che noi fossimo i soli viaggiatori attraverso il tempo proprio in quei momenti… Ma se è così, allora il mondo sarebbe come un teatro e i mortali gli attori, ma senza applausi né fischi. Non glielo domandai, perché il suo sorriso mi fece capire che aveva conosciuto il mio pensiero.

“Ma certo! −disse−. Innumerevoli beati, viaggiando attraverso il tempo, contemplano gli avvenimenti quotidiani su questa terra oscurata dal peccato. E non credere che preferiscono osservare gli eventi che i mortali considerano molto importanti, ma quelli che invece lo sono davvero: atti di amore di Carità, sofferenze sopportate con cristiana fortezza, culto sincero a nostro Dio, pace dei viatori santi, opere buone praticate senza rumore né vanità. Insomma, tutto ciò che è veramente grato al Signore e che, appunto per questo, ha valore di vita eterna.

Molti Angeli, e dei più importanti, così come numerosi umani glorificati, sono tutti attenti alle libere decisioni dei pellegrini mortali. Giubilano quando vedono l’adempimento fedele della Legge del Signore, e si deprimono −senza però soffrire, giacché nella Patria si sentono le emozioni, ma senza nessun dolore− quando si produce una deficienza morale grave. E non puoi immaginare come corre la voce nel Cielo. Il più piccolo viatore che sia fedele cristiano incomincia ad essere famoso nella Gloria”.

“Allora −le dissi con ottimismo− non esiste la solitudine umana, non è vero?”.

“Infatti, nessun mortale si trova assolutamente solo. Naturalmente, il nostro Dio è sempre con lui. Inoltre sono di solito presenti diversi Angeli e umani glorificati. Com’è logico, loro non interferiscono mai direttamente nel divenire storico e libero dell’umanità viatrice; invece pregano il Signore per essa. L’universo dei beati è molto interessato ai mortali, e perciò è a loro impossibile dimenticarli”.

“E perché tanto interesse?”

“Perché ogni viatore è, o può diventare ancora, un figlio adottivo dell’Altissimo, per mezzo della sua Grazia, e quindi una fonte di gloria per Lui. Ma siccome la Gloria divina riverbera nei beati, giacché l’Altissimo ci rende partecipi della Lode universale che riceve, è logico che i Santi del Cielo facciano molta attenzione a tutto quello che potrebbe aumentare il celeste gaudio. Quindi, pensa, quando credi di essere solo, che molti occhi intellettuali ti stanno amorosamente osservando e desiderano con fervore che tu ti comporti in quel momento d’accordo con la Legge del Signore. La gloria che tu otterrai si ripercuoterà negli altri beati”.

“Succede la stessa cosa con tutti i mortali della terra?”

“Quanto più è cristianamente umile il viatore, maggiore è il numero di spettatori che ha, perché più grande è la probabilità di dare al nostro Dio lodi di gloria per mezzo delle opere di amore di Carità, e perciò a tutti i beati. Devi sapere che la gloria accidentale, cioè la felicità che nel Cielo causano le creature −non già il Creatore− rassomiglia all’ambiente della terra. Se qualcuno lo inquina, tutti ne risentono; ma, se c’è chi lo purifica e arricchisce, il beneficio è per tutti”.

Per alcuni istanti di paratempo considerai che dovevo essere molto attento alla mia condotta privata, giacché qualche beato potrebbe osservarla. Ciò che non pensavo è che Dio mi guarda continuamente.

Dodici

Teneramata ed io continuavamo in piedi sullo stretto marciapiede di ponente di Via dell’Indipendenza, nella San Luis Potosí del 1923.

“Vuoi affacciarti alla casa delle signorine Campos?”, propose la mia amata morta.

Eravamo di fronte alla casa di quelle signorine. Era una modesta casa in un rione umile di San Luis, ma con aria di essere abitata da gente almeno un po’ benestante: due finestre con inferriate sulla strada, corrispondenti ad un piccolo salotto, spalancate, con tendine comuni e logorate, e vecchie tende raccolte, affinché dalla strada i passanti potessero godere di un po’ di musica casereccia.

Guardai dalla finestra e contemplai uno spettacolo che mi sbalordì: lo avevo già vissuto molti anni prima! Vidi una decina di persone, la maggior parte donne, sedute ed immobili attorno alla stanza, tutte vestite di colore scuro e in contegno molto modesto. Le osservai meglio e, sì, riconobbi le signorine Campos, discretamente ornate. Mi stupì, perché so che attualmente non c’è più nessuna di loro. Dopo, quando Teneramata mi spiegò la maestosa quinta dimensione, intravidi la spiegazione del prodigio.

Che meraviglia! C’era lì mia nonna paterna, morta trent’anni fa.

Impossibile comprendere ciò che mi stava accadendo! Era una fusione misteriosa del passato e del presente. Ma il passato risultava molto attuale; ritornavo io, non soltanto a ricordare, ma ad assistere a ciò che avevo già vissuto molti anni addietro. Il passato era così reale, che mi riusciva difficile accettarlo come già accaduto. Solamente il recinto lo trovavo più stretto.

Non potevo pensare che fosse un’illusione, poiché la realtà era troppo oggettiva. Non era il ritratto di mia nonna paterna, che io guardavo, ma lei stessa, viva e corporea, benché immobile.

C’erano anche, come statue inalterabili, le mie zie paterne, scomparse ormai da molti anni. Che gioia rivederle e salutarle!

“Non illuderti −mi avvertì Teneramata−. Potrai soltanto guardarle, non toccarle, perché sono ormai già glorificate e il loro contatto ti ucciderebbe di felicità”.

“Ma tu mi hai toccato, e anziché uccidermi mi rinvigorisci”.

“E che loro non ti accarezzerebbero con prudenza. Nel riconoscerti, ti abbraccerebbero piene di gioia, e questo contatto ti farebbe morire irrimediabilmente di felicità. Per la stessa ragione anche il nostro Dio, quando accarezza l’anima di un mortale, lo fa molto lievemente e fugacemente. Il Signore certamente vorrebbe reiterare la carezza, ma il denso «smog» del peccato Glielo impedisce”.

“E per quale ragione nessuna di loro si muove?”

“Per la lentezza del nostro paratempo, in confronto alla cadenza del tempo ordinario della terra e al ritmo velocissimo in cui tu ed io ci muoviamo. Non ti meravigliare che coincidano due ritmi temporali molto diversi. Se in una piscina tranquilla tu butti due pietre, ognuna in una estremità della stessa, si formeranno treni di onde diverse e persino opposte, ma coesistenti. Ebbene, le persone che si trovano nel salotto vivono in onde di tempo differenti dalle nostre”.

La mia nonna paterna e le mie zie! Così umili e cortesi; così affettuose come furono con me… Stavo per dire poverine; ma no, essendo ormai glorificate. Piuttosto, povero me, che sono ancora viatore.27

“Chi è quel bambino che si vede molto stupito presso il pianoforte?”, mi domandò Teneramata, con un certo tono scherzoso.

Era un ragazzino di otto anni, grassetto, che infatti aveva l’espressione di sbalordito. Lo guardai meglio ed… ero proprio io! Sì, io stesso nella mia infanzia! Adesso, il più stupito ero io anziano.

Ma ciò non era possibile… Era assurdo. Si trattava sicuramente di una strana allucinazione, dovuta alle meraviglie che mi succedevano in quel paratempo. La mia logica mi assicurava dell’impossibilità reale di ciò che vedevo. No. Semplicemente non potevo comprendere che io, il vecchio, stessi a guardare dalla finestra nientedimeno che me stesso, il bambino, in piedi e accanto al pianoforte. Nonostante tanti prodigi, non potevo sopportare quest’ultimo, che superava la capacità del mio intelletto.

“Non ti meravigliare −cercò di quietarmi Teneramata, molto commossa−. Quel bambino sei tu. Ricorda che stiamo visitando il passato. Sei tu stesso, quarantotto anni fa”.

“Mi dispiace, ma non posso crederti. Io sto qua, sulla strada, e quel bambino è nel salotto, vicino al pianoforte. È vero che nei miei ricordi mi rassomiglia molto, ma niente altro… niente altro…”

“No, amore mio, quel ragazzino e tu siete la medesima persona; la stessa anima spirituale sta animando quel bambino e attualmente anima te”.

La tenerezza della mia bella amica aveva demolito tutte le mie obiezioni. La dolcezza frantuma le rocce! E benché il mio intelletto dubitasse, il mio cuore si era convinto. Quel bambino ed io eravamo assolutamente la stessa persona.

Tuttavia, com’era possibile che un’unica anima vivificasse due corpi diversi? Il mio corpo infantile e quello attuale non si somigliano in nulla. Sono essenzialmente differenti non solo in età, peso e statura, ma anche nelle fattezze e nella materia stessa.

È vero che molto tempo fa io vissi una situazione simile qui, in casa delle signorine Campos; che stetti in piedi presso il pianoforte e che m’innamorai della splendida ragazza, quando lei, vicino a me, cantò “La Pajarera” in quell’occasione indimenticabile. Ciò che sta succedendo adesso, pensai, è una strana coincidenza di circostanze.

Comunque fosse, un’energia sconosciuta mi spingeva verso il bambino.

Credetti che Teneramata cercava di rappresentare, come nel cinema, l’evento accaduto quarantotto anni prima. Ringraziai di cuore il suo amoroso tentativo, e perfino pensai di tenerle il gioco e continuare con lei quella specie d’illusione di amore.

Fu poco dopo, quando la mia amata morta mi permise di scorgere il portento della quinta dimensione, quando compresi la soluzione dell’enigma dei miei due corpi in esistenza simultanea.

Tredici

“Per poter intravedere meglio il complesso Universo −spiegò Teneramata−, sono insufficienti le quattro dimensioni che conosci: lunghezza, larghezza, altezza e tempo. Con esse, da sole, devi far fronte a problemi incompatibili con la Divina Sapienza e con la tua stessa ragione.

Perciò non comprendi la presenza del tuo corpo di bambino in questo paratempo del passato; né riesci a spiegarti come mai sia possibile che l’Altissimo, innamorato delle sue creature, permetta il loro logorio o distruzione. Inoltre, sempre ti è sembrato un consumo inutile, uno spreco assurdo, l’annichilamento della bellezza, dell’amore, delle opere del lavoro umano, dei tuoi cari, dei complessi organismi viventi e delle cose in genere. E ne hai piena ragione.

Le quattro classiche dimensioni non bastano a decifrare l’enigma della Creazione, il senso della vita e dell’amore, il mistero del logorio e della fine delle cose, il perché delle catastrofi e delle catene alimentari, la tragedia della morte e le questioni escatologiche dell’Aldilà…

Potrai intravedere tutto questo attraverso la quinta dimensione o eternità creata. Scorgerai la stupefacente logica della Creazione. Per questo il nostro Dio ha permesso che tu oggi intraveda oggettivamente questo inedito parametro del Cosmo. Tale è la ragione del nostro viaggio al passato.

L’eternità creata o quinta dimensione dà fondamento agli altri assi di coordinate dell’Universo e li spiega. È il parametro che insieme con la lunghezza, la larghezza, l’altezza e il tempo, spiega la persistenza definitiva e senza termine di ogni essere, sin dall’inizio della sua esistenza in quanto tale. Ma di tutto l’essere completo, includendo tutto ciò che gli è accaduto nel trascorso del tempo e con tutte le sue tappe evolutive. L’eternità creata è come il magazzino meglio ordinato, che conserva perpetuamente e realmente tutta la storia dell’Universo”.

“Mi pare impossibile ciò che dici…”

“Ti sto esponendo la verità; ma tu la respingi a priori, come la pallina in un gioco di ping-pong. Non chiudere a priori la tua mente alle nuove idee scientifiche, purché non siano in contrasto con la Divina Rivelazione. Ti consiglio di studiarle prima.

L’esistenza di un essere, te stesso, ad esempio, potrebbe paragonarsi ad un gran mazzo di carte da gioco, perfettamente e cronologicamente accomodate. Ogni carta equivarrebbe a ciascun atto di esistenza, ad ogni evento, ad ogni momento del passato storico di tale essere. Tuttavia, l’osservatore, l’uomo mortale con la sua coscienza legata al trascorso dell’istante attuale, soltanto vede l’ultima carta, quella che corrisponderebbe esclusivamente al momento presente. Ma dietro, nel magazzino del tempo passato, si troverebbero tutte le altre carte in ordine preciso; esse costituirebbero la storia eterna, reale e vivente di tale essere”.

“Che peccato che io non possa mescolare le carte della mia esistenza!”

“Lo farai quando raggiungerai la Beatitudine. Per adesso stai vedendo la carta che corrisponde alla tua età di otto anni”.

“Non so… Mi risulta difficile credere in questa eternità creata…”

“Ti aiuterò con un’altra similitudine. Per calcolare dove si trova un treno, basta conoscere la distanza e il tempo; non occorre sapere l’altitudine, come succede nella posizione di un aereo. Mentre la locomotiva non si trasforma in aereo, sono sufficienti le coordinate della distanza e del tempo per calcolare dov’è il treno.

Sarebbe però un grave errore −proseguì con celeste pazienza− negare l’esistenza dell’altezza sul livello del mare, soltanto perché il macchinista del treno non la adopera per fare il calcolo della sua posizione. Ebbene, per vivere la vita mortale, ti bastano quattro coordinate: quelle tre dello spazio −lungo, largo e alto− e la quarta dimensione o tempo.

L’uomo mortale non usa mai, in pratica, la quinta dimensione, perché vive con la coscienza legata al momento presente, come la locomotiva alle rotaie. E a causa del castigo divino al peccato originale e per l’attuale regime di Fede, è nell’incapacità di servirsi liberamente della quinta dimensione o eternità creata. La intuisce appena, ma già la desidera, senza riuscire a comprenderla bene”.

“Io non comprendo né desidero questa quinta dimensione…”

“Ma certo che sì! La fame di eternità dovunque si manifesta: il vigoroso istinto di conservazione, i giuramenti d’amore perenne, il desiderio di stabilità del focolare domestico, la fermezza architettonica dei monumenti eretti ai grandi ideali, la tendenza a conservare la buona fama e la ricchezza, l’evocazione dei ricordi grati, il mantenimento degli affetti, il collezionismo, l’odio allo scuro buco della morte, ecc… dimostrano l’amore e il bisogno della quinta dimensione e sono prove indirette della reale esistenza dell’eternità creata.

Dopo la buona morte, l’uomo glorificato ricupera la libertà «fisica», l’impero sulla natura, perduto a causa del peccato del mondo. E allora succede come se, a un tratto, la locomotiva del treno acquistasse le caratteristiche dell’aereo. Il beato comprende l’eternità creata, la vive in tutta la sua pienezza ed esercita il dominio su di essa; e gode indicibilmente nel sentirsi eterno e nel contemplare eterni i suoi simili, le sue cose amate e l’Universo intero. Non è che la quinta dimensione verrà solamente dopo i tempi; l’eternità creata è già, qui e adesso, nel presente attuale”.

“Non mi entra nella testa l’eternità degli esseri”.

“È perché nella tua mente tu separi il tempo dallo spazio. Tu pensi che il tempo passa, ma non lo spazio, e ti sbagli. Ti voglio chiarire che cosa è lo spazio-tempo. Nell’Universo oggettivo della realtà, il tempo e lo spazio sono inseparabili. Il tempo non è solo il parametro che misura il movimento degli esseri; la verità è che il tempo è realmente nelle cose; non esiste separato da esse, perché i corpi sono fatti di materia ed energia in movimento, e il movimento ha bisogno necessariamente del tempo.

Ogni atto di esistenza −come può essere un cambiamento di forma, un fenomeno fisico, il fare un passo, una reazione chimica, qualsiasi movimento− avviene in un preciso spazio-tempo indissolubile, inscindibile. Non credere che passa solo il tempo e che lo spazio rimane immutabile; no, certamente no; questa è un’illusione dei sensi. La grande realtà oggettiva è che il tempo trascorre insieme con lo spazio che corrisponde a tale atto di esistenza. Quando l’orologio segna il passo di un secondo, non è solo passato il tempo, ma è trascorso anche lo spazio materiale corrispondente.

Lo spazio-tempo dell’istante attuale è l’unica occasione per realizzare cambiamenti. È il punto critico; è l’unico posto terreno dove avviene l’amore, il desiderio, il gaudio, il dolore, la morte. Ma il fenomeno, una volta effettuato, persiste immutabile, con la sua materia, la sua energia e il suo spazio-tempo, nella grande bottega della quinta dimensione, giacché traversò il pericoloso scenario del momento presente. L’istante attuale è la fabbrica di atti di esistenza, buoni o cattivi, che nella vita futura serviranno ad una migliore Beatitudine o ad un maggior obbrobrio.

Dal Cielo contemplerai i monumenti dell’antichità, dalla loro erezione fino al crollo. Perché l’esistenza si conserva incolume negli innumerevoli spazi-tempi trascorsi ed immagazzinati nella quinta dimensione. È anche un grave errore supporre che il divenire si annichila.

Ti aiuterò con un’altra similitudine.

Come la macchina da cucire va ricamando, e i punti si conservano minuziosamente ordinati sulla stoffa, così l’uomo ricama nel passare con l’ago del momento presente sulla stoffa della sua volontà e col filo della Legge del Signore, e secondo il suo disegno sul viatore, la costura della sua esistenza. Il saliscendi dell’ago rappresenta l’istante attuale. Il punto significa, al momento che si effettua, l’atto di esistenza, e una volta realizzato è lo spazio-tempo che conserva l’azione compiuta e che si aggiunge preciso agli altri per formare il lavoro; e il lavoro sta a raffigurare l’uomo per intero e tutta la sua storia. La bellezza del ricamo risulta dalla libera collaborazione virtuosa, in amore di Carità, della stoffa della volontà umana col filo della Volontà Divina. E il capolavoro si conserva, per sempre, nell’astuccio inviolabile della quinta dimensione”.

“Tuttavia, Teneramata, quando una cosa si trasforma, lascia di essere quello che era. Diventa un’altra cosa”.

“Ecco dov’è l’errore! T’ingannano i sensi: ti presentano le trasformazioni, le distruzioni, la morte degli esseri, come eventi definitivi ed irreversibili, perché te li presentano dalla prospettiva dell’istante attuale. Non ti lasciano vedere che lo spazio materiale trascorre insieme col tempo. Cadi nella trappola che il legame della tua coscienza col momento presente, la suggestione collettiva degli schemi meritali, erronei ma molto radicati, e la tua atavica ignoranza ti tendono. Tu confondi infantilmente il passato, che più non ti è possibile guardare, col presente che stai osservando.

Ed è che, essendo viatore, non puoi fermarti nella corsa degli spazi-tempi. Continui sempre al galoppo, cavalcando, ben legato, sul veloce destriero del tempo normale della terra, senza nemmeno la possibilità di girarti e contemplare, a tuo piacimento, il maestoso orizzonte della persistenza di tutti gli spazi-tempi delle cose che hai appena lasciato indietro. E allora, è chiaro, tu concludi che il passato remoto finì, perché più non lo vedi, e che il passato più prossimo si fonde con l’istante attuale. Perciò ti risulta difficile accettare l’esistenza perenne del tuo corpo infantile. Tu confondi l’organismo che possiedi nel momento presente con la ininterrotta serie di fasi di sviluppo biologico, fin dal tuo concepimento. Esse racchiudono in minuzioso ordine cronologico la innumerevole quantità di atti di esistenza corrispondenti agli spazi-tempi che ti è toccato vivere. E tutto questo perdura, sempre vivo, senza fine, nell’imponente realtà oggettiva della quinta dimensione”.

“È inconcepibile che i miei sensi sbaglino fino a questo punto”.

“Così avviene, a causa del peccato. Così puoi incominciare a percepire un po’ la trascendenza del male morale.

Nei viatori, è facile l’inganno sensoriale. Per esempio, nella stazione ferroviaria, delle volte, un treno incomincia a muoversi con tanta soavità che non si avverte. Se tu guardi dal finestrino e osservi un altro convoglio sul binario appresso, non riesci a sapere quale treno è fermo e quale è in movimento. Ti occorrerebbe un punto di riferimento, un palo, ad esempio. Purtroppo non c’è un punto di riferimento, per convincerti che il divenire non si annichila ma si conserva negli esseri, sebbene ti sembri che succeda il contrario.

Ma questo lo vedrai nel Cielo −disse raggiante di gioia−. Contemplerai la storia dell’Universo, come se fosse un enorme album di fotografie. Potrai contemplarle in qualsiasi ordine, non solo cronologicamente, così come accaddero, ma anche prima le ultime e poi le prime, o confrontarle indistintamente, a tuo piacimento. Ma nella quinta dimensione non si guardano ritratti; si contempla la realtà stessa, sempre perenne.

Nel Cielo non esiste l’incatenamento della tua coscienza col momento attuale, né il bisogno delle classiche nozioni, puramente soggettive, del presente, passato e futuro. Questi s’intrecciano a seconda che vogliamo, e ci servono da mezzi per aumentare i nostri godimenti.

Nello sbaglio dei sensi qua, sulla terra, avviene come nella visione binoculare. Ognuno dei tuoi occhi forma nella sua retina l’immagine di uno stesso oggetto; allora dovresti vedere due oggetti, corrispondenti alle due immagini, ma invece ne vedi uno solo. Basterebbe però una leggera pressione su di uno dei tuoi globi oculari, perché immediatamente possa osservare le due immagini dello stesso oggetto.

In modo analogo, appena contempli quello che succede nel momento presente, perché, come ti dicevo, la tua coscienza si trova ben legata al decorso dell’istante attuale. E indebitamente giudichi che questo costituisce tutto il vero, mentre invece ti fa vedere soltanto la piccola verità del momento presente.

Non confondere la fugace evidenza, piccola e incompleta, che ti offrono i sensi nel momento presente, con la grande realtà oggettiva e perenne dell’eternità creata o quinta dimensione. È un vero peccato che tu non possa constatare l’esistenza dell’eterno magazzino di tutti gli esseri; nel tuo stato di viatore, la massima prova possibile è questo che contempli in questo paratempo.

Ebbene, per acquistare la certezza morale (non l’evidenza assoluta, che per i viatori è impossibile), non serve la leggera pressione su di uno dei globi oculari; invece può servire una prudente pressione sulla buona volontà, affinché senza pregiudizi tu mediti l’esistenza e la trascendenza della quinta dimensione”.

“Nonostante tutto, se si rompe un bicchiere, come bicchiere è finito”.

“No, perché la rottura accade in un dato momento, ma non nel momento anteriore, né in tutto il tempo che il bicchiere fu bicchiere. Si spezzò nello spazio-tempo del suo ultimo atto di esistenza; ma nella quinta dimensione conserva intatti tutti gli spazi-tempi corrispondenti ai suoi atti di esistenza: cambiamenti di posto, di colore, di contenuto, di deterioramento, di uso, ecc.; dacché lo fabbricarono, fino ad un momento prima di rompersi”.

“Teneramata, come si può evitare l’infausto inganno dei sensi?”

“È molto semplice. Rimani sempre presso l’Altissimo nella sua Grazia, in spirito e verità. Se l’inganno sensoriale compromettesse la tua salvezza eterna, sii certo che Lui provvederebbe al rimedio. Ma se l’inganno continuasse, puoi essere certo che tale verità non ti è necessaria per raggiungere la Beatitudine. Dopo la comprenderai, nel Cielo. Qui però hai il dovere di fare, da parte tua, il più che puoi per uscire dall’errore”.

“Perché chiami «eternità creata» questa misteriosa quinta dimensione?”

“Per distinguerla dall’eternità assoluta dell’Altissimo. Capirai che l’eternità creata non può essere il possesso totale, simultaneo e perfetto di una Vita senza termine; ciò corrisponde all’Eternità Immutabile, esclusiva del nostro Dio. Gli esseri creati hanno molte limitazioni. Perdureremo per sempre, ma la nostra esistenza ebbe un inizio ed innumerevoli cambiamenti.

Neemia (9, 5) proclama queste nozioni: “Su, alzatevi e benedite il Signore vostro Dio, dall’eternità (creata) all’Eternità (Assoluta)”.28

Ma d’altronde l’eternità creata non è il contrario del tempo, giacché il tempo e la quinta dimensione sono parametri coesistenti. Persisteremo senza fine, sin da quando incominciò la nostra esistenza, ma sempre ci situeremo in qualche frequenza temporale.29 Il nostro organismo glorificato non può vivere in uno stato atemporale: perpetuamente staremo passando dal desiderio all’immediato possesso del bene amato, dalla potenza all’atto. Solo il Creatore è Atto puro.

Nel Cielo siamo liberi per scegliere tra due beni, ma non tra il bene e il male, poiché la nostra volontà persiste abbracciata al Bene Infinito. E, come sai, la materia e l’energia non possono esistere senza la quarta dimensione o tempo”.

Quattordici

Teneramata ed io continuavamo in piedi, di fronte alla finestra della casa delle signorine Campos. Un silenzio di pace pervadeva l’ambiente. Con curiosità guardavo il mio corpo infantile, senza comprendere totalmente il prodigio.

“Considerando l’organismo umano dalla prospettiva del momento attuale del tempo, non dalla quinta dimensione, esso si rinnova incessantemente. Mediante l’assimilazione esso incorpora continuamente nuova materia che acquista vita; e con l’eliminazione elimina materia che era viva poco prima. I corpi umani cambiano incessantemente, in modo che ogni sette-otto anni, più o meno, quasi tutte le molecole chimiche del viatore si rinnovano. Pensa, allora, che tu stesso, nel corso della tua vita, hai cambiato di corpo materiale sette-otto volte. Tuttavia, la tua anima spirituale, libera ed immortale, continua ad essere sempre la stessa. Ebbene, affinché tu possa ammirare meglio la grandezza della tua anima eterna, osserva che il tuo spirito, nel renderti testimonianza del tuo incessante io personale, continua ad essere la tua unica anima indivisibile, insostituibile, senza parti componenti. Essa è la forma sostanziale del tuo organismo totale, cioè di tutti i tuoi corpi materiali, fin dallo stadio di cellula-uovo. Ma non devi supporre che ciò che è accaduto al tuo corpo integrale, per il fatto di essere già accaduto, sia svanito, sia definitivamente finito. Non credere che i tuoi cambiamenti corporali, siccome appartengono al tempo passato, siano stati annientati. No, perché nella realtà oggettiva non sono avvenuti, ma stanno avvenendo, sono in esistenza nell’ambito dell’eternità creata o quinta dimensione”.

“Dunque, io possiedo una sola anima spirituale, ma con sette o otto corpi diversi…”

“Nell’eterna realtà oggettiva, hai un solo corpo integrale, il quale un po’ per volta ha preso diverse sembianze, stature, complessioni, materie ed energie. Ma i tuoi sette corpi perdurano intatti, per sempre, nel passato del tempo terrestre o quinta dimensione”.

“È meraviglioso…!”

“Se i tuoi sette corpi si contemplassero dal piano dell’eternità creata, si vedrebbe un solo organismo totale, allo stesso modo come i sette colori si unificano, risultando il colore bianco, mediante il disco di Newton. Ma se tu osservassi te stesso attraverso il prisma del tempo, il tuo unico corpo integrale, a modo di un fascio di luce bianca, subirebbe una rifrazione, dando i sette colori dei tuoi sette corpi differenti e l’interminabile gamma di sfumature, che corrispondono ai tuoi atti di esistenza e agli spazi-tempi che li conservano”.

“Com’è possibile che io non sia cosciente di possedere sette o otto corpi materiali differenti?”

“In parte, sì che ti rendi conto. Ricordi te stesso bambino, adolescente, giovane e adulto. Te ne sei accorto dei tuoi cambiamenti fisionomici, di peso, di statura… E in parte, no, perché la tua coscienza è incatenata al presente momento di esistenza. In questo paratempo, siccome stiamo visitando il passato, contempli il tuo corpo di bambino, esistente e vivo, come vivo ed esistente sei tutto te stesso nel magazzino della quinta dimensione”.

“Vorrei comprendere bene tutto questo”.

“Allora lo comprenderai, quando lo vivrai nel Cielo. Per adesso, non dimenticare che ogni essere, per il solo fatto di essere, è uno, è vero, è buono ed è bello; sono i quattro classici e grandi valori. ebbene, aggiungi adesso il quinto valore: ogni essere è eterno”.

“Questa sì che è una novità, che mi hai rivelato!”

“No, già lo sapevi. Sto leggendo nella tua mente le leggi fondamentali della scienza che hai imparato: «Niente si crea e niente si distrugge, tutto si trasforma». Ti mancava chiarire soltanto che le trasformazioni avvengono nel momento presente, ma dopo che sono avvenute perdurano senza fine nell’eternità creata. Come vedi, la legge della conservazione della materia-energia ti sta svelando il mistero della quinta dimensione. In questo paratempo stai vedendo il tuo corpo di bambino immobile, ma vivo. Ma, come viatore, non saresti capace di sopportare la visione dei tuoi corpi, o meglio, del tuo corpo globale, muovendosi nel corso ordinario del tempo terrestre. Puoi immaginare il contemplare i tuoi sette corpi in piena attuazione? L’osservare te stesso in una super introspezione, al tempo stesso soggettiva e oggettiva?”.

“Sarebbe meraviglioso contemplare i miei corpi attuandoli tutti contemporaneamente. Non potrei vederli?”

“Abbi pazienza. Soltanto quelli che sono glorificati, liberi dal legame della coscienza col momento presente, possono godere queste meraviglie. I diversi stadi di sviluppo corporale, in qualunque spazio-tempo delle sue fasi evolutive, terrestri e celesti, possono essere glorificati dall’anima in un determinato momento.

E’ molto divertente goderne in Cielo. Io lo posso fare appena in sette stadi, a causa del mio piccolo grado di gloria. E riesco a vivere e a sentirmi bambina, fanciulla, adolescente, fidanzata, sposina, madre e nonna. Ma mi è fattibile fare molte altre combinazioni. Noi cambiamo le nostre fasi corporali, come voi cambiate vestito. Nella Patria disponiamo di moltissimi aspetti fisici. Tu potrai essere e sentirti giovane nella Gloria; non sarai come un eterno ritratto. Un’altra volta, quando ti descriverò un po’ la sesta dimensione, potrai intravedere il prodigio che realizzano i glorificati molto preminenti: sono in grado di vestirsi con tutte le loro fasi corporali nello stesso tempo, in un unico atto di coscienza. Partecipano, analogicamente, della Ubiquità divina. Ma un Beato inferiore dispone di pochi involucri corporali contemporaneamente. Pertanto, fai il proposito di raggiungere con le tue buone opere terrene un alto grado di gloria futura”.

“È portentoso l’organismo umano integrale, ma già glorificato, poiché in questa vita non disponiamo nemmeno di un altro corpo di scorta, a modo di vestito per cambiarci. Tuttavia, non c’è confusione psicologica in questa molteplice esperienza di vita?”

“No, perché la capacità intellettuale del beato è enorme. La Luce della Gloria («Lumen Gloriæ») e il dominio sulla sesta dimensione ci rendono capaci di godere simultaneamente di mille meraviglie. E negli atti celesti non si ostacolano gli spazi-tempi delle fasi di sviluppo corporale. Per esempio, come nella conversazione la tua coscienza è attenta ad essa e si dimentica del dito mignolo, così il beato, nel godere una esperienza celeste di amore giovanile, non è cosciente delle sue tappe infantili. Ma tutte le fasi di sviluppo del corpo perdurano vive ed integre nello stupendo archivio del tempo passato e si possono attuare in onde temporali molto diverse, perché una volta che è stato fatto l’atto d’esistenza è fattibile ubicarlo in altri tempi e paratempi.

In conclusione, qualunque cambiamento dell’uomo, qualsiasi fenomeno fisico, chimico, biologico, sociale, politico, religioso, ecc., perdura vivente, senza fine, nell’imponente archivio del tempo passato o quinta dimensione. Tutto si conserva, finanche il più leggero movimento.

Ma non devi immaginare la quinta dimensione −aggiunse, nell’osservare la mia mente− come uno scaffale di biblioteca o come un museo, dove i tuoi corpi e tutto ciò che accade loro nel momento presente si conservano in recipienti con antibiotici, no. Il Cosmo funziona come un magazzino vivente e per durevole. L’Universo consiste nella esistenza perpetua di tutte le creature, assolutamente tutte. Ricorda che lo spazio circola insieme col tempo”.

“Tuttavia −opposi−, grazie all’assimilazione viene incorporata nuova materia all’organismo, la quale sostituisce la materia eliminata. Quest’ultima si elimina come una escrezione. E io sto vedendo completo il mio corpo di bambino…”.

“È che questa materia si elimina nel momento presente, ma non prima, mentre era materia viva. Considera che ogni spazio-tempo conserva il fenomeno realizzato nell’istante che accadde. La grande realtà oggettiva è differente dall’evidenza che, a prima vista, percepisci nel momento presente.

Per esempio −spiegò, notando le mie difficoltà per comprendere−, le cellule dell’epidermide che morirono e si squamarono il martedì erano vive il lunedì, e così vive restano per sempre. Siccome tutto perdura senza fine, avviene che le cellule del lunedì e del martedì e quelle di tutta la vita perdurano eternamente vive. Osserva che gli atti di esistenza furono successivi, non simultanei; perciò è possibile distinguerli e situarli secondo l’orologio e il calendario. Ma nell’eterna realtà oggettiva, la materia-energia-biologia dell’essere umano esiste integralmente, sebbene non nello stesso spazio-tempo, ma in una serie di innumerevoli spazi-tempi successivi.

Ti dicevo che il tempo, distaccato dalle cose, non ha una realtà oggettiva. Ogni istante si aduna alla materia-energia di ogni essere corporeo, affinché questo compia il suo atto di esistenza. Perciò l’essere, la sua materia, la sua energia, il suo spazio e quel tale preciso momento di tempo formano un tutto inseparabile. Di conseguenza, non voler separare una cosa dal suo tempo passato. Ogni corpo è costituito dalla somma dei suoi spazi-tempi, che corrispondono agli atti di esistenza che ha compiuto sin da quando ebbe inizio la sua natura”.

“Allora io esisto e sono una persona con un corpo totale, costituito dall’insieme d’innumerevoli atti di esistenza che ho realizzato in altrettanti spazi-tempi. Il mio organismo è molteplice, non solo perché è l’insieme dei miei stadi di feto, bambino, adolescente, adulto e anziano, ma soprattutto perché sono la somma di una infinità di atti vitali; e ogni atto della mia esistenza conserva la materia, l’energia, lo spazio e il tempo in cui effettuai l’azione esistenziale. Il momento presente manifesta, nient’altro, un bilancio istantaneo del mio essere. E se è così, sono un gigante mostruoso!”

“In verità sei un gigante nella realtà oggettiva, ma non mostruoso, perché i tuoi atti di esistenza, come anche gli spazi-tempi che li conservano, furono successivi, non simultanei. Le tue azioni del 31 Luglio e quelle del 1° Agosto persistono separate; non avvennero in due giorni simultanei”.

“Ora incomincio a capire la similitudine del mazzo di carte da gioco. Ciascun atto della mia esistenza è come una carta indistruttibile nell’enorme mazzo di carte della mia vita”.

“Sì, è così. Il tuo organismo integrale venne all’esistenza con una sola anima spirituale e una cellula-uovo. In questo modo si costituì il tuo essere individuale. Allora iniziò la riproduzione cellulare. Quindi acquistasti materia ed energia. Diventasti embrione e ti sviluppasti. Biologicamente ti organizzasti, senza che la tua coscienza se ne accorgesse, e nascesti. Dopo, i processi vitali, soprattutto l’assimilazione e l’eliminazione, ti hanno fatto sostituire a poco a poco tutti i tuoi atomi. Nonostante ciò, questa sostituzione di materia-energia, come quella di cellule e tessuti, è puramente soggettiva, propria dello stato di viatore con la tua coscienza legata al momento presente”.

“Io credo che questa sostituzione sia molto oggettiva”.

“No. E che tutto quanto succede tu lo giudichi in rapporto all’istante attuale. Nell’eterna realtà oggettiva non esiste il catabolismo, così come lo intende la biologia. La materia organica non si elimina definitivamente. Ti ho detto che ciò che tu elimini in un certo momento, era cosa vivente e assimilata nel momento anteriore; e che così, viva e assimilata, rimane per sempre, poiché ogni atto di esistenza, insieme col suo spazio-tempo, perdura senza fine una volta che è stato realizzato”.

“Ma la escrezione è sommamente reale e oggettiva”.

“Sì, ma corrisponde all’atto di esistenza dell’istante attuale e nulla di più. Non significa una perdita per l’organismo totale. In rapporto all’eternità creata (ma non in rapporto al momento presente) è falsa l’idea che la tua materia-energia sia più volte cambiata nel corso della tua vita. Questo cambio è una illusione. Nell’eterna realtà oggettiva tu sei il medesimo, in un processo di costante accumulazione e arricchimento. Ma tale ricchezza non si trova nel momento presente; si trova nella quinta dimensione. Capisci bene: secondo la biologia, che giudica ogni cosa dalla prospettiva del momento attuale, la materia del tuo corpo è cambiata circa otto volte durante la tua vita. Ma dal punto di vista dell’eternità creata, non hai fatto scambio ma accumulo di materia-energia nel tuo organismo integrale”.

Quindici

“Ma vedo nella tua mente −disse Teneramata, con accento di rassegnazione− che fai molta fatica ad astrarre l’idea dell’eternità degli esseri. Ed è che pensi tutto in funzione del momento presente del tempo normale della terra. Su, sforzati! Il tuo corpo integrale, e non soltanto quello che possiedi attualmente, si conserva intatto nella grandiosa bottega del tempo passato”.

“Mi dispiace, Teneramata, sono molto stupido!”

“Non preoccuparti −mi disse affettuosamente−, tutti soffriamo di questo acciacco. Tuttavia, per la tua salvezza eterna non hai bisogno di conoscere l’essenza del tempo né dell’eternità creata; ti bastano la Fede e le opere di amore di Carità. Ma insisto, l’anima umana permane unita al suo organismo totale: corpo biologico di embrione, feto, neonato, bambino, adolescente, giovane, adulto e anziano. Quello che accadde non s’annichila; sussiste eternamente nello spazio-tempo che conserva l’atto di esistenza”.

“Se perdura vivente il mio organismo integrale con tutti i miei corpi materiali, perché non posso vederli?”

“Te lo spiegherò con un esempio. Allo stesso modo come in un’elica a pieno regime di giri è impossibile distinguere le pale e appena si percepisce un tenue disco a causa della grande celerità, così nell’istante attuale non si riesce a vedere in modo isolato le materie, gli avvenimenti e le circostanze che costituiscono l’organismo umano totale. Si vede soltanto il corpo che corrisponde ad un determinato momento presente. Tuttavia, se diminuisce notevolmente la velocità, come succede in questo paratempo, allora riesci a vedere il tuo corpo di ragazzo. Molto presto constaterai questo che ti dico. L’apparente contraddizione tra il tuo organismo adulto di fronte al tuo corpo di bambino è dovuta alla falsa immagine che ti formi delle cose, a causa del legame della tua coscienza col momento attuale.

Te lo dico con un’altra similitudine. Allo stesso modo che in una ripresa cinematografica, la pellicola va passando attraverso la cinepresa per ritrarre le immagini, così l’organismo dell’uomo, al modo di un lungo nastro di celluloide, va passando per la camera fotografica del momento presente e registrando per sempre ciò che è avvenuto in ogni spazio-tempo col suo atto di esistenza. Con questa sola differenza: che in questa grande realtà oggettiva non si tratta di fotografie, ma della conservazione reale degli eventi. Niente sfugge e tutto perdura. Perciò puoi contemplare oggi lo spazio-tempo dei tuoi otto anni di età.

Ormai non ricordi con precisione ciò che facesti quest’oggi, dieci anni fa. Tuttavia, ciò non è stato soltanto conservato come in una registrazione, ma rimane vivente nel prodigioso archivio della eternità creata. Se tu contempli unicamente il quadro della tua persona e delle cose nell’istante attuale, è perché ancora sei viatore, con la tua coscienza legata al momento presente. E come il film può essere proiettato in tante diverse occasioni, così il beato può contemplare qualunque scena del suo passato storico e di nuovo può vivere, ma senza nessun dolore, i fatti eternamente reali e viventi della propria storia, sia terrena che celeste. Tali esperienze redivive si ottengono in altre onde temporali, differenti da quelle già vissute. Questo lo potrai intravedere meglio, quando ti descriverò un po’ la sesta dimensione.

Quanto a te, poi, il tuo corpo è cambiato (ma solo rispetto all’istante attuale) fisicamente e sostanzialmente, non invece la tua anima. Essa cambia, solamente in quanto che conosce, prova e assapora le esperienze della vita”.

“Io mi sento il medesimo, sebbene il mio corpo si sia modificato”.

“Ti senti il medesimo perché hai una sola anima spirituale, libera, indivisibile ed immortale, la quale ti ha animato dacché eri una cellula-uovo. Il tuo corpo di oggi si è logorato col peso dell’età. La tua anima si è arricchita spiritualmente con gli anni. Il tuo essere è il medesimo, sebbene il tuo involucro corporale si sia totalmente cambiato in rapporto al momento presente. E sai già che non esistono modificazioni dal punto di vista della quinta dimensione.

Tuttavia sei mortale e vivi, per adesso, nel regime della Fede e con la tua coscienza fortemente legata all’istante attuale.

Orbene, la tua anima unifica vitalmente il tuo organismo totale; ma, siccome esso ha bisogno del momento presente per collaborare col Signore e raggiungere il Cielo, avviene che il tuo spirito, frattanto, vivifica i tuoi corpi, attraverso gli spazi-tempi che hai vissuto, benché tu non te ne sia accorto. Ecco perché ti è fattibile oggi contemplare il tuo organismo vivo di bambino”.

“Perché non riesco a comprendere l’eternità creata?”

“Perché la tua coscienza non ha avuto ancora l’occasione di viverla pienamente. Soltanto oggi la intravedi, vedendo il tuo corpo infantile. Ma la tua anima la conosce assai bene, come conosce a fondo le tue funzioni biologiche. E qualcosa dell’eternità creata sa già la tua coscienza; per esempio, le idee astratte e i primi principi della scienza, tutto ciò imbevuto di eternità, come pure la conoscenza del proprio «io» personale, indipendente dagli spazi-tempi materiali, perché proviene dall’essenza dell’anima spirituale. Quando stai ad ammirare o ad amare intensamente, non senti passare le ore; è come se tu gustassi in anticipo la pace senza tramonto della quinta dimensione”.

“Perché devo vivere con la mia coscienza soggetta all’inesorabile giogo del momento presente?”.

“Per la tua condizione di viatore su questa terra. E perché stai appena meritando la Vita Celeste mediante la tua Fede e con le opere di Carità. Comprendere la eternità creata è già godere il Cielo”.

“E perché non sono capace di conoscere bene almeno la quarta dimensione o tempo?”.

“Perché non ne hai bisogno per lottare per raggiungere la Beatitudine, che è la cosa veramente necessaria in questa vita mortale. Il Creatore ha rivelato tutto quello che è essenziale per raggiungere la Vita futura, nell’attuale regime della Fede, ma non è entrato in più ampie spiegazioni, non essendo necessarie per ottenere l’ultimo Fine. Tuttavia, Lui rispetta i lavori d’investigazione scientifica dei suoi amati figli mortali. E per onorare l’intelligenza che Egli stesso ha concesso loro, potrebbe darsi che in un futuro conceda loro di viaggiare attraverso il tempo ed affacciarsi alla quinta dimensione. Nella Gloria eterna, quando l’Onnipotente vuole farci conoscere un fatto storico, non ha bisogno di raccontarcelo né di farcelo vedere in una sala cinematografica. Gli basta situarci negli spazi-tempi che corrispondono a quell’evento. Non soffriamo nessuna molestia, perché siamo ormai glorificati, né alteriamo l’avvenimento storico, giacché esso resta immutabile nella quinta dimensione”.

“E se non vi piace quello che state contemplando?”

“Allora passiamo ad un altro episodio, sia terrestre, sia di qualsiasi altro luogo dell’infinito Universo. E per questo, basta che vogliamo farlo; e senza dover pensare molto, perché il nostro Dio sta molto attento a suggerirci il meglio”.

“Meraviglioso! Voi contemplate la storia del Cosmo, come noi la televisione; e potete perfino cambiare di canale. Ciò che mi lascia perplesso è contemplare il mio proprio corpo infantile”.

“È che dai eccessiva importanza al momento presente e non la dai al passato. La storia non esiste soltanto nella memoria, nei libri, nei filmati e nei computer; essa perdura vivente, senza termine, nell’ambito dell’eternità creata”.

“Con tutto ciò, però, non si parla della quinta dimensione o eternità creata…”

“È una conoscenza moderna che non si è divulgata. Nella tua memoria vedo, anche con molto disordine, che le recenti teorie logico-matematiche della relatività affermano, senza comprovazione sperimentale, che il mondo oggettivo della realtà vale molto di più che la sua percezione nel momento presente: abbraccia tutta la storia dell’Universo, fin dalla sua creazione, in perpetua esistenza. Nella tua memoria hai ben impressa questa nozione: il mondo oggettivo della realtà non accade, non passa, non s’annienta; semplicemente esiste. E solo il nostro Dio può abbracciarlo in tutta la sua imponente maestà. Tutto ciò è molto vero, malgrado non essersi generalizzata questa conoscenza. Indubbiamente, la realtà del Cosmo deve includere, oltre a ciò che accade nell’istante attuale l’accumulazione ordinata e cronologica di tutti gli atti realizzati durante l’esistenza degli esseri”.

“Perché mi dicevi che la nozione del passato è irreale?”

“L’idea del passato è puramente soggettiva; non corrisponde alla maestosa ed eterna realtà universale. Se ciò che è avvenuto non s’annienta, è falso che sia ormai passato”.

“Perché non si è vista sperimentalmente l’esistenza di questa misteriosa quinta dimensione?”

“Perché gli scienziati hanno il loro potere di attuare legato fortemente al momento presente. Osservano e modificano le cose soltanto nell’attimo dell’istante attuale. Non sono capaci di guardare, meno ancora di alterare, i fatti del passato, i quali però perdurano intatti e viventi nel modo preciso come accaddero. Ciononostante, l’anima spirituale intelligentissima di questi saggi consente loro di elucubrare e di esprimere matematicamente le loro conclusioni, le quali, in questo argomento, si trovano d’accordo con la Rivelazione Divina”.

“In questo caso l’idea dell’eternità creata risulta in pratica un’idea inutile”.

“Niente affatto. La quinta dimensione può servire alla filosofia, perché essa renda omaggio alla verità e possa chiarificare alcune idee cosmologiche e altre della sua specialità; e alla Teologia, per meglio intravedere alcuni dogmi della escatologia cristiana, dentro il terreno dell’ipotesi e fino a quando il Magistero non la farà culminare. Ma è chiaro che l’eternità creata non ha applicazione nelle scienze naturali… Non serve per fare grandi affari.

L’eternità creata è utilissima nella Religione, perché mostra l’importanza decisiva di qualsiasi atto e circostanza che ci è toccato vivere sulla terra. Ogni spazio-tempo col suo atto di esistenza è di importanza capitale per il bene o per il male, per l’eterna beatitudine o per la perpetua disgrazia. Non soltanto ha valore il totale sommato, o le somme parziali di ogni riconciliazione e d’ogni incontro col nostro Dio, ma è anche preziosissima ogni addizione di corrispondenza alla Grazia Divina. Gli atti umani perdurano vivi nella quinta dimensione. Le matematiche della terra non coincidono con quelle del Cielo, perché manca loro appunto il parametro dell’eternità creata.

L’importanza degli atti umani in questo mondo è tanta. Se nella società voi raggiungete un maggior progresso cristiano, più felici saranno i vostri rapporti d’amore con gli altri beati; ma se la superbia e l’egoismo indeboliscono l’amore di Carità nell’apostolato, avremo purtroppo scarso numero di compagni di Felicità, con un quantitativo limitato di spazi-tempi da godere e, quindi, con minore abbondanza di piaceri e di gaudi nella Gloria accidentale.

La quinta dimensione è un preziosissimo corollario delle teorie relativistiche; è uno sprone di giubilo per l’attività cristiana, personale e sociale; è un potente sedativo nell’angoscia per i problemi attuali; è l’antidoto contro il pessimismo; è un vigoroso argomento per intravedere più chiaramente i Novissimi o cose ultime che attendono l’uomo; ed è infine uno stimolo che fomenta la pace e la speranza tra i cristiani pellegrini. Per tutto questo, dunque, il nostro Dio ha voluto oggi dimostrartela oggettivamente.

La quinta dimensione è meravigliosa nel Cielo. Dopo la fine dell’umanità viatrice, noi glorificati potremo ritornare al passato e vivere la realizzazione dei desideri onesti che si frustrarono in questo mondo. Ritorneremo per ringraziare come si deve, al piacevole modo celeste, i favori ricevuti da coloro che ci amarono con amore di Carità, oppure per esprimere e realizzare intenzioni lecite, che durante la vita mortale ci sfuggirono a causa dell’ignoranza invincibile. Ciò si può fare adoperando paratempi simili a questo in cui ci siamo ubicati, oppure ricorrendo alla sesta dimensione”.

“Vuoi dire che i beati ritorneranno a trovarsi e a convivere sulla terra dopo il Giudizio Finale?”

“Sì, proprio così. Ma non solo sulla terra attuale, ma sul pianeta eterno fin dalla sua creazione. Al presente, qualcosa incominciamo a fare, ma con timidezza, per non interferire con gli attuali viventi mortali, e con grandi precauzioni, a causa dello stato d’interdizione vigente sulla terra, a causa del peccato del mondo. Invece, dopo la Risurrezione Finale, sarà qualcosa di grandioso per i beati: riuniti con coloro coi quali si amarono con Carità, convivenze veramente amichevoli, realizzazione d’ideali onesti e di amori leciti, al delizioso modo celeste; incontri con persone non conosciute, della stessa epoca o di periodi storici diversi; e la scoperta di nuovi e gradevolissimi amori della Gloria accidentale”.

“Come mai?”, domandai stupito.

“In questo mondo hai appena conosciuto alcune poche donne che t’interessarono, delle moltissime che il nostro Dio ti ha destinato per la tua gloria. Non hai avuto il tempo terrestre per ammirare, almeno, tutte le donne belle che sono state tue contemporanee. Ricorda che è sufficiente che tu senta l’attrattiva amorosa, perché abbia fondamento il vincolo d’amore reciproco nel Cielo. Grazie alla quinta dimensione le tratterai ampiamente e scoprirai amori insospettati, che realizzerai d’accordo con le dilettevolissime norme celesti. E non soltanto della tua epoca, ma di tempi per te passati o futuri. Più avanti scorgerai l’amore umano nella Gloria accidentale”.

“Dovrò viaggiare molto attraverso la quinta dimensione, per trovarle nell’ampissima storia della terra…”

“Le troverai immediatamente, opportunamente, perché il nostro Dio ha già programmati, per la tua maggior gloria accidentale, ognuno di questi ineffabili amori celesti. Niente costa fatica nel Cielo. Dal Signore dipendiamo, e Lui tutto ci dà con infinita magnificenza”.

Sedici

“È meravigliosa e sconcertante la quinta dimensione”, dissi a Teneramata.

“Sì, a prima vista causa turbamento, perché presenta la realtà del Cosmo in un modo nuovo, e ti è difficile rettificare le classiche categorie soggettive, molto radicate nella tua coscienza. Ti sei forgiata una realtà egocentrica ed incompleta. I cambiamenti fisici e chimici delle cose e di te stesso accadono in un dato momento, ma si perpetuano per sempre nel passato, esattamente come avvennero. Sarebbe forse stata così fragile la Potenza Creatrice dell’Altissimo? No, certo. Ciò che credevi annientato, permane immutabile nell’eterna realtà oggettiva”.

“Allora, ciò che è già accaduto non si può correggere; rimane così, nevvero?”

“Gli atti virtuosi perdurano senza nessun cambiamento, ma i peccati si possono annientare in tutte le dimensioni del Cosmo, mediante il perdono divino. Il male morale è la sola cosa annullabile nella creazione.30 È molto grande la Potenza Redentrice di Nostro Signore Gesù Cristo. La natura umana individuale viene restaurata fisicamente, moralmente e spiritualmente”.

“Si dice che, «bastonata data, nemmeno Dio la toglie».”

“È falso questo detto blasfemo. Supponiamo che un frodatore abbia distrutto un documento che lo comprometteva. Lo bruciò in una precisa data e ora. Nessun mortale potrebbe rifare tale documento. L’interessato conclude che, una volta distrutta la prova evidente, nessuno, neanche l’Onnipotente, potrebbe farla riapparire. Il peccatore si sente molto sicuro. Distrutta la prova, non c’è delitto perseguibile. Ciò che il malfattore dimentica è che il documento fu bruciato in un certo momento, ma non negli spazi-tempi anteriori. Basterebbe retrocedere nella quinta dimensione per trovare intatta quella carta. Non trovi molto consolante che la stessa cosa avvenga con le opere buone? Perciò non conviene rimanere nemmeno un secondo in peccato grave, perché nel riacquistare la Grazia del Signore, sono ridotti al nulla gli atti di esistenza e gli spazi-tempi del periodo in cui l’Altissimo fu respinto dal peccatore. La giustificazione è completa ed intrinseca. Una giustificazione superficiale ed estrinseca non avrebbe senso nella quinta dimensione, che concerne la storia dell’essere. O si cancellano gli atti, o perdurano lì. Nel conto finale non rimangono tracce del peccato perdonato; il suo annientamento è stato definitivo. Di conseguenza, dopo, nel Cielo, mancheranno quegli spazi-tempi annientati, che avrebbero dovuto riempirsi di amore di Carità, per meglio godere la Gloria accidentale”.

“Io avevo capito che il tempo passa e soltanto lascia la sua traccia”.

“Sì, ma la traccia del tempo e dello spazio non consiste unicamente nell’erosione delle cose e nelle rughe sui volti. Vale assai di più: è il perdurare eterno degli innumerevoli spazi-tempi corrispondenti agli atti di esistenza di ogni essere reale”.

“Teneramata, è difficile accettare questa persistenza definitiva della storia delle persone e delle cose. Contraddice il senso comune… Chissà se il mio corpo infantile che sto guardando non sia che un’allucinazione”.

“No, stai vedendo la realtà, la grande realtà oggettiva, che non è contraria al senso comune, ma contraria agli schemi mentali soggettivi, errati, causati dalla natura umana decaduta e sgretolata dal peccato. L’equivoco tuo è simile a ciò che avviene in un viaggio: dal tuo sedile contempli il panorama che cambia continuamente, ma questo cambiamento avviene soltanto nella tua coscienza, poiché dietro è rimasto imperturbabile lo stesso paesaggio. Se tornassi indietro, troveresti tutto tale quale lo hai lasciato. In modo analogo, nel tuo breve passaggio di mortale per questo mondo, contempli il tuo divenire e quello delle cose dal finestrino del momento presente, con l’incertezza di ciò che accadrà e con la tristezza per le cose gradevoli che ormai passarono. Questo punto di vista erroneo ti fa soffrire più di guanto sembra”.

“Perché?”, domandai, nella speranza di trovare un modo di patire di meno.

“Per esempio, soffri quando perdi un amore legittimo. Invece, la tua pena si mitigherebbe fino a quasi svanire, se accettassi sul serio la persistenza di tutti gli esseri. La Speranza cristiana di riavere un giorno ciò che hai perduto diminuirebbe l’attuale dolore. Il germe dell’immortalità e il fatto della sopravvivenza sono in te, come puoi constatare nel tuo corpo di bambino. Nessun atto hai perduto; tutto perdura, eccetto i peccati perdonati dal Signore.

Quando dici: Un anno fa, quest’oggi ebbi una grande gioia, ricordi quell’evento con un’ombra di amarezza, perché lo consideri già andato lontano ed irripetibile; ma non è così. E che fortuna che tu ti sbagli! Niente passa e perisce in questa vita. Il tempo passato è un archivio perenne; nulla ti ha tolto.

Se tu credessi nella quinta dimensione, pieno di gioia esclameresti: E’ da un anno che sto ricevendo una gioia profonda e duratura! E tanto più la vivrò nuovamente quando sarò nella Patria! Lascia dunque quel tuo gusto per le canzoni che parlano di «ciò che finì per sempre»! Come vedi, ti succede come ai bambini piccoli, quando perdono un giocattolo; piangono sconsolati perché la palla è rotolata sotto il letto. Tu ti rattristi perché i tuoi beni perduti, o la tua giovinezza, o i tuoi momenti di legittima gioia passarono dal momento presente all’ambito della quinta dimensione… Tristezza inutile, a meno che tu la viva con amore di Carità! Ma se invece confidassi nel nostro Dio, come il bambino è sicuro di sua madre, attenderesti con pazienza fino a riavere tutto, con abbondantissimi acquisti, quando con la buona morte sì romperà il tuo legame col momento attuale ed entrerai trionfante nella Gloria. Perciò il cristianesimo è la religione della gioia”.

“Perché Dio permette che soffriamo?”

“A causa del peccato del mondo, che include le tue proprie mancanze morali; perché, sebbene siamo stati redenti da Nostro Signore Gesù Cristo, ogni uomo deve coprire la sua quota di dolore nel mistero della Redenzione.31 Di conseguenza, è più logico e più consolante che accetti i fallimenti, gli errori, le tribolazioni, come eventi transitori di prova per meritare il Cielo, o come procedimenti didattici della Divina Provvidenza, affinché rettifichi la tua condotta, o come stimoli alla Speranza cristiana di raggiungere l’affascinante gloria della Patria, dove non si conoscono le frustrazioni né alcunché di negativo.

Nell’accettare la quinta dimensione, è necessario che tu modifichi l’immagine che ti sei fatta delle cose. La vera forma degli esseri, durante la loro esistenza come tali, non coincide con quello che attualmente percepisci di essi, perché la tua coscienza si trova legata strettamente all’istante attuale. Nei corpi osservi soltanto ciò che ad essi avviene nel momento presente; è lì che contempli i loro cambiamenti, che, essendo successivi, ti vedi costretto a studiare mediante artifici per aiutare la memoria: fotografie, descrizioni, schemi, grafici, computi… Ma non ti è possibile guardare lo stesso essere nello spazio-tempo che è appena trascorso, e ancor di meno in quello che gli accadde un giorno fa o un anno fa. Ciononostante, ricorda che ogni essere reale è la somma degli spazi-tempi corrispondenti a tutti i suoi atti di esistenza”.

“Ma se così fosse, gli esseri si mescolerebbero nell’ambito dell’eternità creata, perché nel trasformarsi una cosa, la sua materia s’impiega in un’altra cosa, e in questo modo la medesima materia servirebbe per molti corpi diversi”.

“Ed è così, infatti, ma senza nessun inconveniente. Per esempio, il legno di un albero si trasforma in un tavolo e dopo in legna da ardere; ma l’essere dell’albero e quello del tavolo e quello della legna da ardere non sono simultanei: corrispondono a spazi-tempi differenti. L’essere dell’albero fu anteriore a quello del tavolo, e questo ha preceduto quello della legna. Capirai che nessun essere creato è assolutamente semplice. In ogni creatura materiale si trovano diversi livelli o gradi di esistenza. In questo modo, nell’uomo c’è innanzi tutto il grado d’esistenza come persona, costituita di organismo totale ed anima spirituale. Un altro livello di esistenza è quello cellulare, vale a dire, l’insieme di cellule vive in un certo momento. Queste cellule, sebbene dipendono dall’uomo intero, hanno una certa indipendenza nella loro vita particolare e possiedono proprietà diverse da quelle dell’organismo integrale. Occorrerebbe parlare inoltre del livello d’esistenza chimico dello stesso essere umano in un preciso spazio-tempo della sua vita, e del livello energetico di detta persona, corrispondente ad ogni istante del suo pellegrinaggio”.

“Ciò significa che gli esseri si mischiano nella quinta dimensione”.

“Si frammischiano, ma non si confondono; soltanto tra di loro hanno molteplici rapporti di grandissima allegria, perché tutti noi esseri siamo vincolati dai legami dell’Amore Universale. Non c’è confusione tra noi, a causa della persistenza del nostro essere nella quinta dimensione.

Ti ho già detto che ogni atto di esistenza, ogni fenomeno, perdura nel suo spazio-tempo istantaneo ed esclusivo. Di conseguenza, non immaginare l’organismo integrale dell’uomo come un immenso esercito di corpi che convivono tra di loro nel medesimo tempo. No, perché gli atti di esistenza non sono simultanei; accadono in spazi-tempi differenti. E sebbene tutti gli stadi corporali perdurano viventi come in una interminabile fila indiana, persistono spazialmente e cronologicamente ordinati, senza possibilità di comunicazione diretta fra di loro durante la vita mortale, giacché la coscienza umana è legata al momento presente. Dopo ti dirò come si relazionano tra loro gli spazi-tempi dell’uomo glorificato”.

“Come è, allora, la vera forma delle cose?”

“La forma di qualunque oggetto differisce e vale molto di più della forma osservata nel momento presente. E molto più estesa nello spazio. Per intuire il vero aspetto di una cosa, nella tua mente dovresti stare aggiungendo la successione d’immagini, ad una ad una, degli innumerevoli spazi-tempi corrispondenti agli atti di esistenza, i quali si vanno aggiungendo cronologicamente e segnando con tutta esattezza, nell’eterna realtà oggettiva, lo sviluppo storico, evolutivo, di tale corpo. Ti devi convincere che l’essere che guardi e il suo divenire completo (che non puoi osservare) formano un tutto inscindibile, reale e persistente”.

“È difficile immaginare una cosa in queste condizioni”.

“Fa’ uno sforzo. Ad esempio, per immaginare la terra nella quinta dimensione, anziché rappresentartela come un gigantesco globo, cerca di raffigurartela come una grandiosa cometa, nella cui interminabile e maestosa coda si trovano reali, viventi ed immutabili, tutti gli esseri che l’hanno costituita e tutta la sua storia. La forma di una palla è sferica nell’istante attuale, ma nella quinta dimensione è sommamente allungata, poiché corrisponde alla traiettoria di tutti i suoi movimenti. La linea spirale è la prediletta dell’Universo. E bada che le immagini anteriori corrispondono alla cosmologia attuale. Non dimenticare che il mondo oggettivo del reale, secondo quanto affermano le moderne teorie relativistiche, non accade, non succede, non si annichila; semplicemente esiste. Gli esseri si trasformano nel momento presente, ma sussistono incolumi nel passato.

Mai potrebbe scontrarsi il pianeta contro se stesso −mi disse nel leggere l’obiezione nella mia coscienza−, nonostante la esatta periodicità con cui percorre la sua orbita. La recente teoria dell’Universo in espansione sostiene che, sebbene le orbite dei pianeti si aggiustano con esattezza al calendario, nessun astro ritorna a situarsi nello stesso posto, sebbene tutti conservano la loro distanza relativa. Per il caso che c’interessa, risulterebbe lo stesso con l’altra teoria dell’Universo in ritrazione”.32

“Vuoi dire che quando metto una matita nello stesso posto che prima era occupato da una penna, sono in errore?”

“Certamente, perché è trascorso un istante. Lo spazio-tempo della matita è posteriore a quello della penna, ma ognuno perdura senza fine nel suo corrispondente atto di esistenza. Ogni essere reale perdura per sempre, sincrono con tutti gli altri, al ritmo dell’orologio, negli innumerevoli spazi-tempi propri, con tutto il suo divenire e senza pericolo di collisione né con se stesso né con gli altri. Le collisioni avvengono soltanto nel momento attuale”.

“Forse l’espansione dell’Universo si deve alla quinta dimensione…”

“Sì, entrambe sono conseguenza della esatta armonia del Cosmo. Per il momento hai bisogno di modificare le categorie mentali convenzionali, soggettive e molto radicate che ti hanno suggestionato finora. È necessario, per fomentare il legittimo ottimismo nella tua persona e in quello che ti circonda, cancellare la falsa e angosciosa idea dell’annientamento del passato; ti conviene invece, per suscitare la Speranza nella promessa divina dell’Aldilà e perché tu viva in pace in questo mondo, che apra lo spirito alla nozione dell’eternità creata o magazzino perpetuo del tempo trascorso”.

“È difficile rinunciare a quello che si osserva: che gli esseri finiscono definitivamente…”

“Considera che, se qualunque essere si annichilisse o nel divenire temporale perdesse la sua forma anteriore nel trasformarsi, nella Mente di Dio resterebbe soltanto come un ricordo del passato. Non ti pare che sarebbe il colmo attribuire al nostro Dio, Semplicissimo, le circonvoluzioni cerebrali della memoria?33 L’eternità creata è del tutto conveniente alla Divina Eternità Assoluta.

Inoltre, l’Amore Divino non avrà forse desiderio di rivivere, e non solo di ricordare, insieme ai suoi amati figli, ormai beati e non viatori, quei momenti terreni di fedeltà alla Grazia Divina, di pratica di preghiera e di mortificazione per amore di Carità, d’intimità nella preghiera…? E i beati non sospirano qualcosa di simile nella Gloria? Non ti piacerebbe restaurare, in un modo redditizio, le frustrazioni e i dispiaceri della tua storia? Quindi, come soddisfare questi giusti desideri, se il passato fosse stato completamente ridotto al nulla?”

“Ho sentito che Dio ci renderà partecipi della sua Eternità Assoluta nel Cielo”.

“Appunto, l’eternità creata è la partecipazione analogica della Divina Eternità Assoluta. Però la quinta dimensione non è che incomincia nel Cielo; è già con voi sulla terra.34

E ancora un’altra prova dell’esistenza dell’eternità creata: non trovi strano che delle opere buone del tuo passato resti soltanto il loro merito innanzi all’Altissimo e il ricordo nebuloso per te? Non credi che una cosa simile sarebbe il colmo del pessimismo? Mentre invece la certezza morale (non l’evidenza assoluta) della durata senza fine del tuo essere completo e dell’essere delle persone e delle cose, ti dà forza e speranza, e mostra più congruentemente l’Onnipotenza Divina con ciò che accade nel tuo cammino di viatore.

Non ti pare strano che le scene dei grandi Misteri Cristiani non esistano più attualmente? Se invece accetti l’eternità creata, la storia della Salvezza perdura vivente senza fine, ed è così. Peccato che ancora non ti sia possibile contemplare la Grotta di Betlemme, il Sermone della Montagna, il Cenacolo, la Croce della tua Redenzione…! Tutto ciò si conserva vivente, ma senza dolore, avendo ormai superato il tragico istante attuale”.

“Hai ragione. L’eternità dell’Eucaristia e l’eterno riposo dei fedeli defunti sono idee religiose che depongono a favore dell’esistenza della quinta dimensione. Ciononostante, Teneramata, muoiono le persone care, la giovinezza se ne va, si perdono le ricchezze, si rompono gli oggetti preferiti…”

“Questa è l’apparenza, nient’altro. Ciò ti dà, appunto, un’altra prova della perenne esistenza degli esseri. Permetterebbe forse il Signore, che tanto ci ama, un desiderio legittimo, per poi lasciarlo eternamente insoddisfatto? Il nostro Dio non dà e toglie i beni naturali; mai si pente dei suoi regali.

Ti racconto un mio aneddoto. Quando morì mio figlio il più piccolo, di appena tre anni, io ero desolata. Nella mia disperazione dicevo a Nostro Dio: «Perché me lo hai dato, se così presto me lo dovevi togliere?» Mai mi risollevai da questa pena nella mia vita mortale. Ma dopo che fui glorificata, il Signore mi portò a quegli spazi-tempi critici del mio passato. Mi consolò teneramente, come soltanto Lui sa fare; mi fece vedere la convenienza della morte prematura del mio caro figlio e lo mise, vivo e splendente, nelle mie braccia. «Non te lo tolsi —mi disse l’Altissimo—, te lo presi in prestito». In questo modo gradevolissimo, il ricordo del mio dolore materiale restò più che consolato. E ciò grazie alla persistenza delle persone, in tutte le loro età di sviluppo, e delle cose.

E un’altra prova ancora dell’esistenza dell’eternità creata: il veemente desiderio che la bellezza e l’amore siano immortali, che ci appassiona tutti. Guarda, tutte le creature siamo specchi del Creatore quando ci comportiamo rettamente. Orbene, l’Amore dell’Altissimo è incompatibile con le frustrazioni definitive. Solamente fallisce per sempre il peccato senza perdono divino. Dunque, la bellezza, l’amore e gli esseri che li sostengono devono perdurare, senza tramonto, nella quinta dimensione”.

“È vero. Alcuni poeti cantano l’eternità, non quella che ci attende, ma l’attuale”.

“E tu, invece, per un’equivoca condiscendenza alla fragile testimonianza dei tuoi sensi, resisti a credere nella logica persistenza di tutti gli esseri. È tanto vigoroso il desiderio dell’eternità creata, essendo un’esigenza del vero, che persino il linguaggio allunga la mano della sua grammatica verso la quinta dimensione: il presente storico e il passato prossimo sono desiderio furtivo di perpetuità.

Forse in futuro s’imporrà la verità e si penserà e si parlerà in termini di quinta dimensione. Per adesso, prima del cambiamento di mentalità, voi adoperate verbi inesatti, come perdere, annientare, accadere…, a cui siete molto abituati, ma che non corrispondono alla realtà oggettiva. Poco a poco, tuttavia, a seconda che si riconoscerà la grandissima importanza dell’eternità degli esseri, si cambieranno i modi di agire e di parlare, per quanto non sia un affare proficuo”.

Diciassette

Non lasciavo di osservare il mio corpo di bambino, paralizzato accanto al pianoforte, con mia grandissima meraviglia, curiosità e qualcosa come amor proprio al mio prolungamento corporale infantile.

“Ti piacerebbe constatare −disse ad un certo punto Teneramata− che tu e quel bambino siete la stessa persona?”

Pensai che lei forse avrebbe permesso un colloquio tra me e il bambino. Ma allora, come avrei dialogato con me stesso? Anche se delle volte ho fatto i miei monologhi (che meraviglia!), adesso avrei dialogato con me stesso.

“Sì, naturalmente sì”.

“Bene. Ma prima voglio spiegarti che la tua unica anima si bilocherà a livello della coscienza, cioè, va a operare coscientemente in due spazi-tempi diversi: nei tuoi due corpi. Ovviamente, la tua anima sostiene la vita in tutte le tappe dello sviluppo biologico che giacciono nella quinta dimensione, ma senza che tu ne abbia coscienza.

La bilocazione significa che uno stesso essere spirituale (anima umana o spirito angelico) attua coscientemente in due luoghi differenti allo stesso tempo, oppure in due spazi-tempi diversi. La tua bilocazione, in questo caso, non sarà simultanea, tenendo conto che quarantotto anni separano i tuoi due corpi; sarà in due spazi-tempi diversi.

Devo dirti che la bilocazione umana non è esclusivamente spirituale, poiché in essa, oltre l’anima, partecipa anche l’energia biologica del corpo, che all’anima è consustanziale e inseparabile da essa.

La bilocazione cosciente e la multilocazione sono fenomeni assai frequenti nella Vita Celeste; a noi Beati permettono di godere nuove sensazioni molto piacevoli”.

“La bilocazione si dà anche negli animali?”

“Al modo intellettuale, ovviamente no, perché l’anima degli animali non è spirituale, cioè non è capace di riflettere né di amare come lo fa l’uomo. Tuttavia, in un modo inferiore, esclusivamente energetico, sì che avvengono comunicazioni a grande distanza tra gli esseri viventi irrazionali; la loro anima immateriale è dotata di grandi poteri”.

“Cosicché, anch’essi hanno delle «premonizioni»?”

“In un modo molto inferiore a quello delle persone, ma sì che le avvertono. Non voler ridurre l’Universo alla vita terrestre che conosci, alla materia e all’energia: esistono moltissimi altri elementi ancora. Io non li conosco tutti quanti, ma potrei accennarti la sopraenergia e la infraenergia, molto comuni, delle quali te ne parlerò più avanti. L’anima degli organismi inferiori all’uomo mai potrà conoscere direttamente il nostro Dio, né Lo possederà con Amore supremo, come avviene nei Beati; ma attraverso l’uomo glorificato, che è come il sacerdote delle creature irrazionali, la materia e le energie, i vegetali e gli animali riceveranno la loro felicità.35 Essi vivono eternamente nella quinta dimensione, e proprio lì saranno glorificati a modo loro”.

“Vorrai dire che vissero, perché la maggior parte di loro oramai è scomparsa”.

“Anch’essi passarono per la quarta dimensione o tempo, e morirono; ma non dimenticare che esistono, che vivono per sempre nell’ambito dell’eternità creata. Per esempio, vedi quella mosca che è vicina al vetro più alto della finestra. Si trova in atteggiamento di volare, anche se per adesso non si muove. Lei vive in questo preciso spazio-tempo e, senza saperlo, attende proprio qui di essere glorificata. Ciò che ti dico di questa mosca serve lo stesso per quel cane randagio che è sdraiato sul marciapiede, e si applica anche alla materia-energia di questa finestra e di tutta la casa, di questo isolato e di tutta la città. L’Amore universale, che relaziona le cose create tra di loro e le relaziona col loro Creatore, sì realizza integralmente nel Cielo”.

“Ma quando saranno glorificate?”

“Se ti dico in rapporto all’anno che stiamo vivendo, ti dirò che sarà un giorno; ma se ti rispondo dall’eternità creata, ti assicuro che stanno ricevendo una glorificazione fino al limite della loro capacità naturale. Ricorda che il passato, presente e futuro sono nozioni puramente soggettive, anche se necessarie, dei viatori. Ebbene, in virtù dell’Amore universale e molteplice del Cielo, il beato vive la sua gloria accidentale godendo e facendo godere le creature inferiori. È affascinante che tutti noi esseri ci troviamo vincolati dai legami reciproci del gradevolissimo Amore universale. Per soddisfare la tua curiosità, ti faccio adesso una dimostrazione. Glorificherò la mosca che è presso la finestra”.

La mia bella beata si fece avanti un poco e avvicinò il dito indice all’insetto, che con le ali spiegate sembrava volare, ma che si trovava immobile. La mosca incominciò a svolazzare attorno al dito; era entrata nel nostro paratempo. Era evidente la gioia dell’insetto. Vezzeggiava con le zampette il dito di Teneramata, si voltava all’insù, carezzandolo con le ali; senza timore, come se avesse dimenticato la crudeltà dell’uomo, l’animale si affratellava con la bella abitante del Cielo… All’improvviso la mosca scomparve. Teneramata pero, senza muovere il dito, continuava sorridendo.

“La sto glorificando…”

“E che è già volata via la mosca”.

“No, non se n’è andata; è dentro il mio dito. La sto compenetrando amorosamente per procurarle la felicità di cui essa è capace”.

Infatti, la mosca si fece visibile e si afferrava al dito di Teneramata. Si aggrappava con tutte le sue zampe, col corpo, con la proboscide e persino con le ali, tese ed oblique, attaccate alla pelle del dito. Con l’altra mano, Teneramata rimise la mosca al suo posto di prima. A fatica riuscì a fare che l’insetto si distaccasse e restasse esattamente nello stesso posto.

“Questa mosca aspetterà eternamente, nella quinta dimensione, nuove e migliori glorificazioni che le verranno dal resto del Cosmo, d’accordo coi disegni dell’Altissimo, e lei corrisponderà a sua volta, spiegando effusivamente i doni naturali che le diede il nostro Dio”.

“Che peccato che alcuni mortali, lo dico per me, ci comportiamo come specchi sporchi, che riflettono appena e confusamente l’Amore Divino!”

“Per fortuna non tutti i pellegrini sono così; esistono in questo tempo molti santi viatori. Ma, come dici, è un vero peccato che in alcuni esseri umani si dia la tremenda aberrazione di odiare coloro che li amano o potrebbero amarli.

Ed è anche un peccato che tu non possa gustare in questa vita i piaceri della Gloria accidentale. Tutt’al contrario, ti è pericoloso l’amoroso amplesso che ti dà la terra con la sua forza di gravità. T’irrita l’affettuoso scoccare dell’elettricità. Ti causano dolore le carezze che ti fanno le cose nel loro veemente linguaggio di colpi o di tagli. Hai paura degli animali feroci. Senti ripugnanza degli insetti… Attualmente non sei ancora programmato per condividere l’Amore universale e molteplice. Ma nella Patria constaterai che amare è dare, che l’amore si paga con l’amore, che il contraccambio è molto gradevole e che per essere felici occorre far felici le altre creature, vincolate amorosamente con te. I meravigliosi vincoli dell’Amore universale sono gioiosissimi e non possono venire frustrati nella Gloria eterna. E te ne accorgerai che l’assimilazione, l’eliminazione, le catene alimentari…, anziché essere «crudeltà della Natura», sono sostituzioni molto gradevoli, ispirate dall’eterno Amore Universale”.

“Teneramata, di che cosa è fatta l’anima immateriale, ma non spirituale, degli animali e dei vegetali?”

“Aspettavo questa domanda, a cui non ti volevo dare spiegazione per non crearti altre complicazioni. L’anima immateriale o principio vitale ed unificatore degli organismi irrazionali, è una forma di sopraenergia, molto superiore nella sua natura alla materia ed energia che tu conosci, ma sommamente inferiore all’anima umana”.

“Adesso sì che mi schiaccia l’Universo, per quanto è complicato! −dissi tra me−. Oltre a ciò che conosco superficialmente esiste anche la «sopraenergia» e la «infraenergia», delle quali non so assolutamente nulla!”

“Nella Creazione −mi spiegò con pazienza− esistono moltissime meraviglie che superano l’intelligenza degli uomini più saggi e degli Angeli più intelligenti. Quindi, se la Natura è inspiegabile per le creature le più eccelse, pensa quanto più ineffabile non sarà il Creatore? Non pretendere di racchiudere nella tua mente il magnifico Universo. La piccola scienza umana non è che una semplice sciocchezza, meno del balbettare dei bambini, dinanzi all’Altissimo”.

“È che desidero sapere la Verità”.

“La assaporerai nel Cielo fino al limite della tua capacità intellettiva. E non mi riferisco alla capacità che hai attualmente, ma a quella che possederai nella tua futura condizione di Beato, re della Creazione. Ma per adesso, mentre sei viatore, invece di indagare con egoismo gli ineffabili misteri del Cosmo, ringrazia il Creatore per tutto ciò che ha tratto dal nulla per la sua grande Gloria, perché ad essa parteciperai nel Cielo”.

Credo che in quel momento intravidi quello che diciamo nel “Gloria” della Messa: “Ti rendiamo grazie per la tua grande Gloria, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente…” Sì, perché della sua grande Gloria saremo partecipi un giorno.

“È così −confermò Teneramata−. Ma hai bisogno di collaborare con l’Altissimo per raggiungere questa partecipazione, amandolo sopra tutte le creature e dimostrandogli il tuo amore mediante l’amore ai tuoi simili, perché così Lui te l’ordinò. Ma ricorda: che sia amore di Carità e non di semplice filantropismo; che il tuo amore al prossimo abbia per fondamento l’amore al tuo Dio, e non sia invece un umanesimo di club, egoista e dolciastro, travestito di cristiano. Il vero cristianesimo viene edificato sul Primo Comandamento della Legge del nostro Dio, e niente ha a che fare con quell’altro atteggiamento comoduccio, cristianoide e compiacente, di religione di club, che sopprime o ritaglia i dogmi per non molestare «i credenti».

Cerca di accettare per fede, più che di comprendere, ciò che in te si sta operando, grazie a questo particolare regalo che ti fa il nostro Dio. Fa per ricavare da tutto questo un profitto morale, che ti serva per diventare migliore e per raggiungere, nella tua condizione di pellegrino, un più alto livello di Carità. Nell’esercitare l’amore di Carità aumenterà la tua collaborazione terrena al disegno del Signore su di te e raggiungerai un grado più grande di Gloria nel Cielo. Se aumenta la tua felicità accidentale, renderai più felice l’Universo”.

“Intravedo ciò che mi dici, ma non lo comprendo del tutto”.

“Lo so e anche il Signore lo sa. Per questo, affinché con calma lo mediti e lo metta in pratica, Lui ti ha concesso di vivere tanti anni. Sei autore, insieme col nostro Dio, del tuo merito e della tua gloria. Ma dammi retta: dinanzi ai dubbi religiosi intellettuali, credi, e davanti alla perplessità di come devi agire, ama, ma con amore di Carità.

In questo paratempo il nostro Dio ti concede, se vuoi, che la tua unica anima, senza lasciare di animare il tuo corpo di adulto, di nuovo sia cosciente dell’organismo che possedevi nella tua infanzia. Lo vuoi fare davvero?”

“Sì, Teneramata. Non capisco bene tutto questo, ma la curiosità mi sprona”.

“Va bene, ma sii attento a non abusare della bilocazione. Nel ritorno della tua coscienza alla tua antica dimora, voglio dire, nel prendere nuovamente possesso intellettuale del tuo corpo di bambino, dovrai soltanto osservare. Non attuare con la tua volontà su di esso; comportati come recettore. Non voler minimamente influire sul tuo corpo infantile”.

Io dissi tra me: Teneramata esagera. Mi scordai che lei osservava i miei pensieri. “Guarda che puoi compromettere seriamente il tuo futuro temporale”, insistette. Ma io continuavo a pensare: il mio corpo di quarantotto anni fa è come un cadavere di me stesso, come le unghie che mi sono tagliato nel corso della mia vita. In che cosa lo potrei danneggiare, se la mia coscienza gli facesse alcune domande? Incominciavo già ad elaborare il questionario, quando lei, che continuava leggendo il mio pensiero mediante l’ineffabile contatto delle nostre anime, mi avvertì:

“Guardati dal farlo! Il danno potrebbe essere grave. Sei ancora viatore e ci troviamo a visitare il passato. Ma ciò che per te, uomo maturo, è passato, per il tuo organismo infantile è presente o futuro. Se il tuo cervello di bambino captasse qualcosa di anomalo per la sua età, gli causerebbe un trauma psicologico o qualche cosa di peggio, e questo sconvolgimento si ripercuoterebbe in tutte le tappe della tua vita fino al tuo corpo del presente. In quanto adulto, hai vissuto innumerevoli spazi-tempi, ma non così il tuo organismo infantile. Ciò che esso possa fissare in questa esperienza influirà per forza nel momento attuale. Ricorda che il passato, presente e futuro sono nozioni soggettive, necessarie ai viatori, ma senza importanza nell’Aldilà”…

Sebbene lo avevo già accettato, non riuscivo a digerire l’idea che il bambino ed io eravamo esattamente la stessa persona.

“Il tuo essere attuale −mi disse− ha accumulato una grande quantità di atti di esistenza, che ha conservato nei rispettivi spazi-tempi della quinta dimensione; non così, invece, la tua fase infantile.

Non capisci che ancora non accade al bambino ciò che è già accaduto all’adulto? Scusami…, credo che è meglio per te non effettuare l’esperimento. È pericoloso. Per scoraggiarti, pensa che ci sono molte nozioni di biologia universale che non conosci e che io difficilmente potrei spiegarti. Non so come mi venne l’idea di proporti la bilocazione diretta da me!”

Teneramata aveva ragione. La mia leggerezza l’aveva scoraggiata.

“Non è questo, amor mio −mi disse per confortarmi, vedendo il mio pensiero−. È che la biologia cosmica è molto complessa”.

Diciotto

Teneramata ed io continuavamo in piedi, di fronte alla finestra. Nel salotto tutte le persone continuavano immobili, come statue di un museo delle cere. La mia curiosità era molto grande. Ardevo dal desiderio di realizzare quel meraviglioso possesso cosciente del mio organismo di fanciullo.

“Teneramata, permettimi di fare questa bilocazione. Ti prometto di comportarmi con molta prudenza; mi comporterò come un semplice spettatore”.

Il bambino, mio corpo infantile, continuava immobile, fissi gli occhi sul volto della bella ragazza, che presso il pianoforte sembrava cantare.

“Ebbene, intenta bilocarti”.

“Come si pratica la bilocazione?”

“Basta che tu voglia farlo, poiché il Signore te lo permette”.

Dissi a me stesso: “Voglio bilocarmi!”, ma tutto continuò uguale. Io ero ancora in piedi, accanto a Teneramata, di fronte alla finestra.

“Tenta ancora”, disse pietosamente.

Chiusi gli occhi, premendo i denti, e di nuovo comandai con tutte le mie forze: “Voglio bilocarmi in quel bambino! Voglio bilocarmi in quel bambino!” Ma… niente! Rimanevo allo stesso posto.

“Guarda: l’atto di volere con veemenza non consiste nel chiudere i pugni, premere i denti e realizzare il meccanismo muscolare dello sforzo. Il volere fervido è un atto della volontà, non dei denti o dei pugni. Tentalo di nuovo”.

Feci un altro tentativo e… non ci riuscii nemmeno questa volta! Mi sentii sconfitto e pieno di confusione davanti a Teneramata.

“Non preoccuparti −mi confortò−. Quando il mortale non può fare una cosa buona che si è proposta, deve chiedere aiuto al nostro Dio e anche al prossimo. Il Signore sempre soccorre, anche se delle volte non coincide ciò che Lui dà con quello che Gli si chiede. Il prossimo, in Carità cristiana, coopera fin dove può”.

“Non sono capace di bilocarmi”, dissi con sconforto.

“Eccome no! Il più piccolo dei glorificati può collocarsi coscientemente almeno in tre o quattro spazi-tempi, contemporaneamente. Io lo posso fare in sette ubicazioni contemporanee soltanto, perché il mio grado di Gloria è molto piccolo. Alcuni Beati hanno la capacità di multilocarsi milioni e milioni di volte, e godono e fanno godere in maniera indicibile”.

“Non sono glorificato”, dissi con tristezza.

“Ma ti sto assistendo. Ascolta, invece di dire: voglio! voglio!, chiedilo al nostro Dio con sincero tono supplicante”.

Così feci. Dal profondo del mio essere dissi: “Signore, se Tu vuoi, permettimi questa meravigliosa bilocazione; altrimenti, sia fatta la tua Volontà. Abbastanza, ma davvero abbastanza ormai mi hai dato!”

E avvenne così. Non seppi come. All’improvviso mi sentii dentro del ragazzino sbalordito ed immobile. Non si trattava di un incontro tra me e lui, dal momento che in quel bambino non vi era nessun altro all’infuori di me. Ero assolutamente sicuro che tutti e due eravamo la stessa persona.

A causa della posizione del volto del bambino, appena riuscivo a vedere attraverso dei suoi occhi −dei miei occhi infantili− e al margine del campo visivo, una piccola parte del mio corpo di anziano dall’altra parte della finestra. Mi sarebbe piaciuto che il bambino muovesse leggermente la testa, per guardare Teneramata accanto al mio corpo di adulto e, al tempo stesso, vedere la mia faccia attuale.

Non osai comandare quel movimento, secondo le istruzioni ricevute; sapevo però che mi sarebbe stato molto facile volerlo. Potei invece osservare, con gli occhi fissi del mio corpo infantile, immobili sul bel volto della ragazza che con la bocca semiaperta sembrava di cantare, la stessa Teneramata, la mia antica “Pajarera”, con la sola differenza che adesso lei stava in piedi vicina al mio corpo di bambino.

Tuttavia, la Teneramata celeste, quella che stava fuori, appariva molto più bella di quella che contemplavano i miei occhi infantili.

Che meravigliosa sensazione! Vivevo io nel mio antico corpo. Lei aveva ragione. Mi sentivo come nella mia propria casa. E quel mio corpo anteriore, custodito fedelmente nel magazzino del tempo passato o quinta dimensione, era quarantotto anni più piccolo di me… La mia anima spirituale aveva preso possesso cosciente del mio antico corpo. L’opzione era affascinante: sentirmi bambino o anziano. È chiaro che non comprendevo il prodigio, ma godevo sperimentandolo.

“Nonostante la bilocazione −mi disse Teneramata−, continuo in contatto spirituale con te. In questi istanti di paratempo, la tua unica anima si trova ad animare coscientemente i tuoi due corpi. Non ti suggerisco di farne la prova, poiché è difficile per i viatori comandare in un corpo ed essere recettore nell’altro”.

“È come se la mia unica anima si fosse reincarnata nel mio corpo di bambino, vero?”

“No. La bilocazione e la reincarnazione sono due cose diverse. Quest’ultima significa, secondo quanto vedo nella tua memoria, che un’anima umana venga ad animare esclusivamente un altro corpo diverso da quelli che possedette in questa vita terrena. La bilocazione invece è l’attuazione cosciente di una stessa anima spirituale in due luoghi diversi allo stesso tempo, oppure in due spazi-tempi differenti.

Tu non ti sei reincarnato nel tuo corpo di bambino, perché è la tua propria carne. La tua anima non è trasmigrata da un corpo ad un altro diverso, ma sta animando due corpi tuoi distanti nel tempo. Inoltre, la «metempsicosi» o reincarnazione è una teoria erronea. L’anima mai si rende indipendente dal suo organismo integrale, quindi è impossibile che si reincarni ciò che mai si disincarna. Dopo ti spiegherò in che cosa consiste la morte.

Il tuo organismo infantile continua e continuerà ad essere tuo. Lo potrai possedere di nuovo pienamente in questo paratempo; ma non lascio che tu lo verifichi, a causa dei pericoli che ti dissi. Quando vivrai nel Cielo, adopererai qualsiasi dei tuoi corpi in qualsiasi degli spazi-tempi che avrai vissuto sulla terra. Anzi, la tua anima li glorificherà in modo indicibile, fino al limite del tuo grado di gloria. Il tuo spirito perfezionerà il tuo organismo integrale, a tal punto che nemmeno tu stesso ti riconoscerai. Il Beato esercita assoluto dominio sulla materia-energia-spazio-tempo-eternità creata. Più avanti te lo dimostrerò.

Attualmente osservi te stesso unicamente nel piano della coscienza, ridotto ed incompleto, del momento presente. Ti conosci appena nel bagliore del lampo dell’istante attuale. Non riesci a contemplarti nel grandioso ambito della realtà oggettiva e completa, come un essere totale, «in rilievo», con tutti i tuoi atti di esistenza nei loro rispettivi spazi-tempi. Vedrai che meraviglia, quando contemplerai la serie delle tue fasi corporali nel fantastico ologramma eterno della Beatitudine Celeste, non già tridimensionale, ma pentadimensionale, perché abbraccerà le cinque dimensioni: lunghezza, larghezza, altezza, tempo ed eternità creata. Ma torniamo alla tua bilocazione: che ti sembra ciò che stai vivendo?”

“È fantastico. Sento che questo piccolo corpo è tutto mio, ma non mi spiego il motivo. Non ho mai contemplato la mia anima”.

“Non la vedrai coi tuoi occhi corporali, ma la conoscerai molto bene nella tua Vita eterna, mediante la dilettevole introspezione celeste. Allora comprenderai che la tua anima pensa ed ama, governa e controlla in modo perfetto la tua materia, energia, biologia e psicologia. Inoltre, conoscerai direttamente il tuo proprio volto, o meglio, i tuoi volti, senza bisogno di specchi né di fotografie, così come oggi osservi il tuo volto infantile. Comprenderai, fin nell’ultimo particolare, la tua anatomia, fisiologia, biochimica, fisica nucleare, sopraenergia ed infraenergia. E ringrazierai il nostro Dio dello splendido regalo del tuo essere umano totale”.

Era affascinante la mia bilocazione. Mi sentivo bambino ed anziano alternativamente e simultaneamente. Le esperienze della mia infanzia cercavano d’irrompere, con tutta la loro carica emotiva, nella mia coscienza; ma in un modo naturale, senza conflitto psicologico. Nella mia mente presto incominciarono a sorgere, ansiose, cose vissute nella mia infanzia.

Diciannove

Esplorai senza difficoltà il mio cervello di bambino. Non capii come, ma notai che, in contrasto con la mia esperienza attuale, i miei centri nervosi della memoria contenevano delle immagini disordinate, anziché riflessi condizionati. Ciò mi dimostrava che i miei antichi atti di esistenza persistevano cronologicamente conservati negli spazi-tempi della quinta dimensione. Aveva ragione la mia amata maestra.

Di nuovo sentii, perché lì stavano freschi e con desiderio di affiorare nella coscienza, molti ricordi che nell’età matura mi si erano cancellati: l’immagine di mia nonna, con la sua bontà ed energia; quella di mia madre, giovane allora, attiva, avvezza al soffrire, fedele nell’adempimento del dovere, triste per la sua prematura vedovanza e fiduciosa per il mio avvenire. Erano immagini calorose e vitali per la recente origine.

Tutto ciò mi procurava delle sensazioni nuove e molto gradevoli. Il ricordo in sé era diverso dalla coscienza di stare a viverlo una seconda volta. Era differente, anche, dalle fantasie del sogno. Forse rassomiglia, sebbene mai ne ho avuto l’esperienza, alla sensazione di essere già stato in un luogo che si vede la prima volta.

Probabilmente molti fenomeni parapsicologici avranno spiegazione dalla perennità degli esseri nella quinta dimensione. Forse Dio permette, per ragioni che Lui sa, che certi mortali visitino il passato o il futuro ed in un certo qual modo operino su di essi. Sarebbe allora il caso della precognizione e della conoscenza del passato altrui.

In questa indimenticabile bilocazione la mia anima faceva delle comparazioni e delle deduzioni, nonostante stavo vivendo al ritmo di bilionesimi di picosecondo.

Aveva ragione la mia bella amica: “L’anima umana, per sé stessa, si trova libera dal trascorrere degli spazi-tempi e dall’organismo che essa sta animando consustanzialmente”.

Teneramata mi disse poi che rimasi appena alcuni centomilionesimi di picosecondo nel mio corpo di bambino, ma a me sembrarono ore. Non vi è dubbio che le idee di passato, presente e futuro sono prive di realtà oggettiva; esse son dovute al punitivo legame della coscienza umana col momento attuale che segna l’orologio.

Esplorai le mie conoscenze infantili. Erano molto scarse, timide ed erronee.

Ah, se lei mi avesse permesso d’informare il mio cervello infantile dei tanti riflessi condizionati che ho adesso, dell’essenza di quanto ho studiato…! Ma lei mi aveva avvertito che dovevo solamente osservare come spettatore, che non operassi sul mio corpo infantile; e mi risultava tanto facile attuare su di esso!36 Mi rendevo perfettamente conto.

In un attimo avrei potuto infondergli formule, leggi scientifiche, abitudini, abilità… Chissà se avviene cosi nei bambini prodigio? Quel ragazzino era ansioso di conoscere delle verità. Percepivo io, anziano, i suoi difetti acquisiti. Mi sarebbe stato tanto facile aiutarlo! Se almeno lo avvisassi dei tanti pericoli, lo prevenissi di tante illusioni…! Ma no. Lo avrei fatto diventare un bambino vecchio. Gli avrei ammazzato molti sogni belli, gli avrei tolto slancio nelle sue imprese.

In quel momento io, il vecchio, percepivo il suo ingenuo amore verso Teneramata. Che prodigio sentire di nuovo in tutta la sua veemenza quella passione rediviva, così violentemente contraddittoria, allo stesso tempo dolce e tragica, tenera ed esplosiva, stagno e vulcano!

Tornavo io a sperimentare la mia voglia di vivere, la mia brama di sapere e di arrivare a tutto. Ma, si capisce, senza andare a scuola. Questa bilocazione fu, nella mia acciaccata età matura, una tonificante trasfusione di vitalità infantile.

“Ringrazia il nostro Dio −disse Teneramata− per averti dotato di un’anima spirituale, e non soltanto di organi materiali, incapaci di bilocarsi”.

“Sì”, risposi, al tempo stesso che sentivo una forte tentazione di comunicarmi intellettualmente col mio corpo infantile. Naturalmente, lei si rese conto e mi esortò perché non lo facessi. Ma la mia imprudente curiosità, come quella di Adamo ed Eva, non sopportò la tentazione e feci un atto d’impero sul bambino immobile. Gli domandai: “Chi sei tu?”

Incominciavo appena a notare la rivoluzione cerebrale che gli produsse la domanda, quando immediatamente Teneramata mi tirò fuori dal mio corpo infantile. Mi sentii di nuovo anziano, accanto alla mia celeste amata, ancora sul marciapiede di fronte alla finestra.

“Perché lo hai fatto? −mi chiese con affetto, ma con un certo dispiacere− Non dovevi influire coscientemente sul tuo corpo di bambino. Non capisci che questo si ripercuoterà su tutte le fasi del tuo corpo integrale ed eterno? Avrei dovuto supporre che ti saresti contagiato d’infantilismo”.

“Ma oramai sono vecchio, e ciò che ho fatto adesso nel mio corpo-bambino non mi ha disturbato finora”.

“Mi dice il nostro Dio, unito sempre a me per Gloria essenziale, che io dovrei condurti alla tua adolescenza, affinché tu possa vedere come influì in qualche cosa, sia pur leggermente, questa temeraria domanda nella tua vita”.

Mi sentii pieno di confusione, come un anziano disubbidiente che è affetto di complesso di adolescentismo impulsivo.

“Il nostro Dio aggiunge −continuò Teneramata− che questa domanda che hai fatto al bambino ti causò un lieve sdoppiamento della tua personalità, il quale, pur senza gravi fastidi, ti turbò un po’ nella tua adolescenza. Ricorda che ti domandavi: «Chi sono io?», e che osservavi te stesso cercando la causa di una tale strana imperiosa domanda”.

“È vero. Con i colpi della vita me n’ero dimenticato. Perdonami”.

Infatti ricordai, che essendo giovane, leggevo “Il Discepolo”, di Paul Bourget, per vedere se trovavo la causa di quel leggero, ma molesto, sdoppiamento della mia personalità.

Con quanta ragione Dio ci tiene rinchiusi entro le transenne dello spazio-tempo del momento attuale! Perché se ci lasciasse vagare a nostro piacimento nel complesso labirinto delle onde temporali, ci danneggeremmo noi stessi fino al disastro.

Non vi è dubbio che la materia, l’energia, lo spazio, il tempo e l’eternità creata sono dei complicatissimi meccanismi, dei quali soltanto osserviamo e comprendiamo il loro aspetto esterno, senza poter capire gli intimi meccanismi.

Venti

“Guarda un’altra volta dalla finestra −disse la mia bella amica, nuovamente di ottimo umore−. Riconosci chi è colei che sta molto vicina al tuo corpo infantile?”

Appresso al bambino timoroso stava un’altra Teneramata; o meglio, il suo corpo di quel tempo, immobile e in atteggiamento di cantare. Molto bella, ma non come la Teneramata celeste, che stava con me di fronte alla finestra.

“Hai forse due corpi? Oppure uno è reale e l’altro apparente?”

“Questo mio corpo, accanto a te, dinanzi all’inferriata, è il medesimo che possiedo dentro il salotto, ma già glorificato e un secondo dopo questo preciso spazio-tempo in cui stiamo.

Te lo spiego. Prima di venirti a trovare, presi il mio corpo di ragazza di questo stesso salotto, con l’intervallo di un secondo terrestre successivo alla fine del mio incontro con te. Glorificai questo mio corpo mediante il possesso cosciente che la mia anima beata fece dì lui e gli comunicai maggior bellezza per impressionarti di più, ma non molta, per non farti morire di felicità. Come vedi, la quinta dimensione fu la mia alleata, grazie al pieno dominio che noi Beati abbiamo su di essa.”

“Perché hai preso il tuo corpo di un secondo successivo al nostro incontro?”

“Non devi attribuire alla quarta dimensione o tempo un valore eccessivo ed inviolabile, che in realtà non ha. Ricorda che lo spazio e il tempo vanno insieme, e che noi esseri corporei siamo costituiti dall’aggregazione ordinata e cronologica dei nostri atti di esistenza, realizzati e conservati nei loro rispettivi spazi-tempi, istantanei e al ritmo dell’orologio. E si capisce, per ogni essere vivente la serie di spazi-tempi è praticamente infinita. Tuttavia, ogni atto di esistenza, con il suo rispettivo spazio-tempo, è oggettivamente separabile nel cielo; è come una unità nella serie di atti vitali.

Per meglio poter intravedere questo, devi tener presenti queste quattro nozioni:

  1. La quinta dimensione conserva per sempre la perpetuità dell’organismo totale, terrestre e celeste, di ogni Beato.
  2. La glorificazione la riceve fondamentalmente l’anima spirituale, che è «la forma sostanziale» del corpo completo dell’uomo, e a sua volta l’anima glorifica un preciso spazio-tempo dell’organismo. Quale? Quello che le conviene per godere ad un certo momento una determinata esperienza dilettevole della Gloria accidentale.
  3. La sottigliezza dei corpi glorificati consiste nel pieno dominio della quinta dimensione o eternità creata. E la spiritualizzazione analogica della materia corporale, che si rende indipendente dall’ordine cronologico degli spazi-tempi normali della terra, in cui ebbero realtà gli atti di esistenza. Tieni conto che noi Glorificati non siamo spiriti puri. In questo paratempo tu godi in anticipo un po’ della sottigliezza dei Beati.37
  4. L’organismo totale dell’uomo Beato è fisicamente scindibile in ognuno degli spazi-tempi o momenti infinitesimali della sua vita, terrestre e celeste; è divisibile in ciascun atto della sua esistenza, e in questo modo può vivere esperienze di Gloria in onde temporali assai diverse, differenti da quelle che formano i suoi spazi-tempi originali.

Ti faccio un paragone. Supponiamo che tu scrivi su un foglio una frase; essa è rimasta formata realmente e per sempre, ma puoi cambiarla di posto molte volte. In modo analogo, un atto della tua esistenza, insieme col suo inseparabile spazio-tempo, una volta fatto, può essere situato in molti altri luoghi e in diverse onde temporali, perché l’atto esistenziale, con la sua materia, spazio e tempo originali, costituisce una realtà oggettiva e indipendente, quantunque faccia sempre parte dell’essere umano integrale. Pertanto, col consenso di Dio, ho fatto in modo che il mio corpo di ragazza passasse, dallo spazio-tempo originale che vissi in questo salotto il 21 Ottobre 1923, al paratempo in cui ti sto visitando. Noi Glorificati esercitiamo pieno dominio sul nostro organismo integrale e sul complesso materia-energie-spazio-tempo-eternità creata”.

“È complicato…”

“Fa un altro sforzo. Ascolta. Ciò che avviene in ogni istante della vita umana è possibile separarlo oggettivamente nel Cielo, poiché è un atto vitale, di per sé isolato. È come uno dei grani del lungo rosario dell’esistenza. È chiaro che tu non riuscirai a separare fisicamente gli spazi-tempi dei tuoi eventi vitali, perché vivi con la coscienza inceppata nell’istante attuale. L’istante attuale è l’unica opportunità di fabbricare gli atti di esistenza terreni, i quali, però, una volta costruiti, sono delle unità eterne e in un certo qual modo autonome. Nel Cielo è possibile separarle, per meglio godere la Gloria accidentale”.

“Non si contrappongono l’atto d’esistenza originale (quello che fu vissuto in questo mondo) e quello che risulta dall’adoperare quello stesso spazio-tempo unitario per un nuovo esperimento nella Gloria accidentale?”

“No, anzi, il fatto primitivo si esalta nel ripeterlo al vivo nel Cielo. Come in una orchestra il suono dei piatti turchi, anziché coprire i suoni degli altri strumenti, li rafforza in intensità, così gli spazi-tempi terrestri si accrescono nell’assaporarli di nuovo nelle onde temporali della Beatitudine”.

“Ma perché non hai tratto la tua fase corporale che vedo in questa casa, simultaneamente col paratempo della nostra intervista?”

“Perché non mi avresti trovata nel salotto, presso il pianoforte. L’organismo materiale umano non è capace di bilocarsi come l’anima. È assurdo che un medesimo atto di esistenza occupi due spazi-tempi uguali e coincidenti. Gli spazi-tempi, insieme ai loro rispettivi atti di esistenza, si possono separare nell’eterna realtà oggettiva, ma mai si confondono. Più avanti ti dimostrerò in che modo si comunicano tra di loro gli spazi-tempi umani nel Cielo”.

“Ciononostante, ti sto vedendo con due corpi…”

“È perché corrispondono a due differenti atti terreni della mia esistenza. Si tratta di due spazi-tempi differenti: separati dall’intervallo di un secondo terrestre. Inoltre, non dimenticare che il corpo mio che si trova nel salotto e quello che è con te di fronte alla finestra si trovano in diverse onde temporali. Te ne farò una dimostrazione, perché ti convinca che la mia unica anima spirituale sta animando i due corpi che di me stai osservando. Farò che il mio corpo che è vicino al tuo di bambino, presso il pianoforte, si giri verso di noi”.

Fantastico! Il corpo di Teneramata che non mostrava la glorificazione di quel momento, quello che sembrava cantare nel salotto, lasciò di essere una bella statua di cera, girò il volto verso la finestra e mi sorrise con affetto. Mi aveva convinto la prova evidente che lei esercitava pieno dominio sui due corpi che vedevo di lei, ed è chiaro, sulle rimanenti fasi corporali, sugli spazi-tempi del suo organismo integrale. Non c’era più il tragico legame del viatore con l’istante attuale del tempo terrestre.

“Che ne dici dell’esperienza che stai vivendo?”, mi domandò con un gran sorriso la bella Teneramata celeste.

“Che è meravigliosa, ma non tanto come te stessa. L’amore che sentivo per te si è moltiplicato nel captare misteriosamente le mie emozioni infantili”.

Infatti, la mia eccessiva sensibilità e la mia ingenua autocritica di bambino, che avevo vissuto di nuovo appena un momento prima, nella mia mente gridavano con gioia e tristezza insieme: “Lei canta una bella canzone e, per la prima volta nella mia vita, m’ispira qualcosa di molto piacevole, qualcosa che è bella e che non so definire, che non oso accettare… Dev’essere l’amore, anche se conosco appena il significato di questo termine… Mi sento immensamente felice, ma non oso dire a me stesso che l’amo, poiché, secondo le convinzioni con cui sono stato educato, l’amore, misteriosa carola, dev’essere tabù per me. Lei mi attira moltissimo e in un nodo diverso da quello dei miei parenti ed amici. Mi sono innamorato, eppure non devo amarla, solo perché sono bambino!”

Erano deficienze dell’educazione del mio tempo. Come mi dispiace che la mia timidezza di bambino e la mia paralisi di vecchio non mi abbiano consentito di darle nemmeno un bacio!

Ventuno

“Teneramata, possiedi attualmente tutto il tuo organismo integrale?”, domandai, desideroso d’indagare l’Aldilà.

“Quasi tutto; mi manca il mio cadavere. E ne ho bisogno per essere pienamente felice, perché l’istinto d’integrità somatica è molto esigente nel Cielo. È come se a te mancasse un dito. Ti rassegneresti, ma non saresti molto d’accordo con questa mutilazione. Ma grazie al nostro Dio, nella risurrezione finale riacquisterò il cadavere che la morte mi tolse e godrò ancor di più della Gloria che mi ha concesso l’Altissimo.

Non deve meravigliarti che io, essendo una Glorificata, abbia un corpo umano reale e vero come il tuo. Ti ho già detto che l’organismo integrale dell’uomo è eterno sin dal concepimento. È certo che il mio corpo integro si trova totalmente sottomesso alla mia anima, funzionando come un organismo materiale analogicamente spiritualizzato, ma io conservo tutti i miei atti di esistenza, tutti i miei cambiamenti terreni, nei rispettivi spazi-tempi che mi è toccato vivere nel mondo. La risurrezione consisterà nel ricupero del cadavere tornato alla vita e nel proseguimento del processo vitale, evolutivo e perfettissimo, nel Cielo.

La Grazia in questa vita e la Gloria nell’altra non alterano la natura dell’uomo; anzi, la presuppongono, la elevano e la perfezionano. Noi Beati viviamo come superuomini, con le qualità di sottigliezza, agilità, impassibilità ed altre ancora, ma godiamo la Vita celeste con tutto il nostro essere umano, tale e quale lo conosci qui, per più superdotato che sia. E poi, ricorda che cosa è l’eternità creata o quinta dimensione. L’essere umano è eterno nel senso che giammai perirà nella vita futura, ma è eterno anche nel senso che tutte le sue fasi di sviluppo, tutti i suoi atti di esistenza e tutti i suoi spazi-tempi materiali, sin dallo stadio di cellula-uovo; e ad eccezione del cadavere, perdurano viventi senza termine, sia mentre è viatore, sia nello stato di Beato nel Cielo, nel parametro della quinta dimensione.

Ogni atto vitale nel suo proprio spazio-tempo, ovvero, ogni unità di esistenza delle tappe biologiche vissute in questo mondo, costituisce un’occasione di felicità nella Gloria accidentale, purché si sia vissuto in stato di Grazia col nostro Dio.

Poiché, come ti ho spiegato, se siamo vissuti in peccato grave, quella unità di esistenza sarà annientata nel ricevere il perdono divino.38 Come vedi, la conoscenza della quinta dimensione è uno sprone morale per poter perseverare con gioia nella schietta Vita cristiana”.

“Allora, che cosa è la morte?”

“La morte non consiste nella distruzione dell’uomo. Lungi dai Piani divini che la morte sia il naufragio totale! Non dimenticare che ogni essere perdura senza fine fin da quando entrò nell’esistenza: perciò osservi, in questo paratempo del passato, il tuo corpo infantile, così come i corpi viventi delle persone che stanno nel salotto. Già sai che vivono in un’altra onda temporale, diversa della frequenza del tempo ordinario della terra.

Ciò che muore dell’uomo è unicamente il suo cadavere, che, come lascia di essere un organismo, si rende incapace di ritenere l’anima; e questa si va allora separando dall’ultima fase di sviluppo biologico a cui giunse quel viatore, perché questa tappa entra nel processo irreversibile di putrefazione. Tuttavia, l’anima non si rende indipendente dall’organismo integrale, cioè, dall’insieme di stadi corporali del passato e degli spazi-tempi corrispondenti agli atti di esistenza ormai trascorsi. Tutto ciò costituisce l’uomo totale, che perdura vivo sempre nella sfera della quinta dimensione. Perciò l’uomo continua ad essere uomo prima della morte, nella morte e dopo la morte. E ti ho già detto che il pericolo di morire, così come l’opportunità dei cambiamenti e la possibilità di fare atti di esistenza, si presenta soltanto nello spazio-tempo dell’istante attuale.

A questo proposito, non dimentico il mio stupore quando, immediatamente dopo la morte reale, nel comparire in giudizio39, contemplai la fila interminabile dei miei corpi, dei miei atti di esistenza nei loro rispettivi spazi-tempi. Erano come fotogrammi di un film al rallentatore, ma, questo sì, realissimi. È grandiosa la quinta dimensione! Ovviamente, il giudizio particolare è rapidissimo in confronto del tempo dell’orologio, per il fatto che avviene, minuziosamente e rigorosamente, in paratempi molto lenti.

E non credere −aggiunse con una leggerissima punta d’ironia nel suo sorriso, leggendo il mio pensiero− che parteciperai all’eternità solo dopo la morte. No, la morte non è il salto dal tempo all’eternità. L’eternità creata, anche se non la senti, è già qui e adesso, in te e con te. Da ciò ne deriva un’ammirabile conseguenza: è meraviglioso che l’uomo, qui e nell’Aldilà, cooperi realmente col Creatore nella durata senza fine delle cose e nell’evoluzione degli esseri, la quale è moderata nel tempo terrestre, ma eccellente e grandiosa nel Cielo. Tu, nell’agire su ciò che ti circonda, sei coautore col nostro Dio dell’eternità creata; il che aumenta notevolmente la tua umana responsabilità”.

“Teneramata, perché l’anima non si rende indipendente dai suoi corpi anteriori al decesso?”

“Perché sono vivi, perché non sono entrati in putrefazione e perché sono immortali”.

“Vuoi dire che il mio corpo di bambino è già imperituro?”

“Ma certo! Per il bene o per il male, non morirà mai. Insisto che il pericolo di morte si trova soltanto nell’istante attuale, che è l’unica opportunità dei cambiamenti basilari; ma una volta che è trascorso lo spazio-tempo del momento presente, il decesso è impossibile, non può più accadere nessun fenomeno naturale, sarebbe irrealizzabile la putrefazione; c’è soltanto persistenza vivente nell’eterno magazzino del tempo trascorso. Tuttavia, l’immutabilità non è assoluta, perché nell’ambito dell’eternità creata vigono alte frequenze del tempo, differenti dal ritmo temporale della terra, come ad esempio il paratempo in cui oggi ci siamo situati. In essa avvengono moltissimi fenomeni d’ordine soprannaturale oppure di natura diversa dei cambiamenti fisici e chimici che tu conosci.

Il decesso consiste nella corruzione dell’ultimo involucro corporale, il quale diventa cadavere nel sopraggiungere la decomposizione della materia organica. Ma le cellule vive dei corpi anteriori, cioè quelle dell’organismo totale, continuano ad essere rette dall’anima nei loro spazi-tempi corrispondenti; continuano e continueranno a vivere, dovuto all’eternità immanente di ogni essere”.

“Scusami che insista. Vedo il mio corpo di bambino, sì, ma il mio corpo di adolescente… e tutti gli altri?”

“Non li vedi perché non stanno vivendo nell’istante attuale; vivono nella quinta dimensione, in onde temporali che non sono quelle dell’orologio e dell’almanacco, e in spazi-tempi differenti di quelli che stiamo adoperando”.

“Sicché nella morte l’anima non si separa dal corpo…”

“L’anima si separa dal cadavere: perciò si dice «anima separata». Ma non si rende indipendente dalla materia viva dei suoi corpi anteriori, giacché essa perdura eternamente vivente nella grandiosa bottega del tempo passato. Nella morte, l’anima, insieme col suo organismo totale, si separa dal cadavere. Di conseguenza, non esistono anime isolate dal loro corpo totale. L’anima e l’organismo intero sono consustanziali e, perciò, inseparabili. Dal concepimento, ogni uomo rimane vivo e continua sussistendo dopo la morte, per il semplice motivo che non è morto: la corruzione è soltanto della salma. Il decesso non tocca il corpo totale anteriore al momento del trapasso”.

“E allora, che cosa sono i morti?”

“Quelli che tu chiami «morti» continuano a vivere nell’eterna realtà oggettiva ed universale, non nella realtà del momento presente del tempo terrestre. Essi vivono senza il loro cadavere e senza transitare per lo stesso sentiero temporale dei viatori. Queste persone «morte» proseguono vive, a passo diverso, per altri sentieri delle intricate frequenze del tempo. Vivono nel luogo che meritarono secondo le loro opere terrene, ma libere ormai dal legame della coscienza con l’istante attuale”.

“Allora, invece di vivi e morti, quello che c’è è liberi e prigionieri…”

“Sì, qualcosa del genere. Pensa adesso che tragica confusione si fa tra il corpo integrale e il cadavere. Il processo della morte reale incomincia in un preciso momento, ma non prima. Malgrado questa semplice constatazione, t’inganna crudelmente la testimonianza dei tuoi sensi. È un vero peccato che tu confonda il passato che non puoi guardare col presente che stai vedendo. Trasponi, senza ragione, i dati del presente al tempo passato. Giudichi, arbitrariamente, che la storia sia stata annientata, e così, logicamente, concludi che il passato meno immediato è finito (perché non lo vedi più), e quello più immediato lo confondi con l’istante attuale. In questo modo infantile confondi la massa putrefatta del cadavere con l’uomo integrale, incorruttibile ed eterno, quello che perdura vivente senza fine nella maestosa realtà oggettiva della quinta dimensione.

Il cadavere prosegue la sua corruzione nel trascorso del tempo normale della terra. Ma, come ti ho già detto, la putrefazione non tocca l’essere umano totale, anteriore al processo della morte, perché quest’organismo non si trova nel rischioso momento presente; perdura vivente, integro ed immortale (ma senza il suo cadavere) nella sfera dell’eternità creata. Ebbene, non ti pare che la convinzione che i defunti persistono vivi, col corpo e l’anima, ma senza il loro cadavere, già immediatamente subito dopo il decesso, abbia la forza di mitigare il dolore dei congiunti davanti al letto di morte dei loro cari? Non ti tranquillizza la certezza morale che tutto perdura, anche se non lo puoi osservare? Per questo ti dicevo che la quinta dimensione è fonte di ottimismo”.

“È strano che Dio manifesti il mistero dell’eternità creata a uomini di scienza laici, e non a chierici dotti della Chiesa…”

“Non c’è niente di strano. I laici scienziati sono anch’essi parte della Chiesa. Ti ho già detto che la pedagogia della Divina Rivelazione è lenta e progressiva, d’accordo con la cultura ed il progresso cristiano −non materialista− della società. Le idee che il Signore ti regala e che nella tua mente ho chiarito, possono sembrare delle novità; ma, lo vedrai dal Cielo, come nel secolo venturo saranno prese in considerazione dal Magistero Ecclesiastico”.

“Perché Dio non mi permette di vedere la serie di spazi-tempi degli esseri nella meravigliosa quinta dimensione?”

“Sarà la prima cosa che vedrai nel tuo giudizio particolare. Manca poco! La vita mortale è brevissima, malgrado i mortali si afferrino disperatamente ad essa. Inoltre, il Signore ti ha permesso la bilocazione nel tuo corpo di bambino; è già molto! D’altronde, ti annienterebbe la vertigine, se dal tuo stato di viatore tu potessi contemplare la maestà dell’eterna realtà oggettiva dell’Universo. La imponente visione del tuo passato integro diminuirebbe la tua libertà umana nel momento attuale; ameresti l’Altissimo per interesse e per timore; si ridurrebbe il merito della Gloria futura da raggiungere. E il nostro Dio non vuole amore di Carità per forza”.

Ventidue

“Affinché tu possa meglio ammirare la quinta dimensione −disse Teneramata−, ti racconterò ciò che mi accadde, dopo il mio giudizio particolare e prima di ricevere la glorificazione, quando assistetti al mio proprio funerale nel cimitero di El Saucito”.

“Che tu assistesti al tuo proprio funerale…?!”, domandai pieno di stupore.

Lei mi sorrise. E nel suo gioioso volto di glorificata percepii un qualcosa di pietosa ed amabile indulgenza.

“In un altro momento ti racconterò i tratti amorosissimi del nostro Dio durante la mia morte. Per il momento ti dirò che l’Angelo che mi assistette in quel difficile passaggio mi disse: «Adesso ti porterò al tuo seppellimento, perché è necessario per il tuo Purgatorio, che acquisti la delusione generale di ciò che è peccaminoso e mondano». Mi prese a braccetto e mi portò per forza, senza che io potessi oppormi. Per il grande potere del mio Angelo arrivammo, senza che io potessi spiegarmi come, alla porta principale del camposanto. Era appena arrivato il carro funebre col mio cadavere in una bara molto bella. Contemplai i miei parenti ed amici, senza che loro notassero la mia presenza”.

“Ma vedevi senza occhi?”

“No, naturalmente; guardavo con gli occhi corporali della fase biologica immediatamente anteriore alla mia morte reale. Non dimenticare che ogni atto di esistenza perdura eternamente nel suo proprio spazio-tempo. Ti ho già spiegato che l’organismo totale dell’uomo è molteplice; che è costituito dalla serie ininterrotta dei suoi atti di esistenza, ma che ognuno di essi, insieme col suo corrispondente spazio-tempo, può separarsi dagli altri, sebbene questo non si può fare durante la vita mortale. Ma dopo la buona morte, l’organismo intero, ormai libero dal legame della sua coscienza con l’istante attuale, è in grado di agire coscientemente ed in modo differenziato con qualsiasi degli stadi biologici della sua vita passata, conservati fedelmente nella quinta dimensione. E gli è possibile vivere in onde temporali molto diverse”.

“Perché non ti vedevano i tuoi parenti?”

“Perché l’Angelo ed io ci eravamo situati in un’onda temporale diversa da quella del tempo normale della terra. Guarda: le onde delle emittenti radiofoniche si trovano tutte nell’aria della città. Ma la tua radio capta solamente quella con cui è sintonizzata. In modo simile, i miei parenti ed amici, con la loro coscienza vincolata al momento attuale, vivevano nel treno di onde del tempo ordinario della terra. Invece, io ed il mio Angelo ci movevamo in un altro treno di onde temporali, parallele, ma non comunicanti con quelle dei viatori, perché, nonostante i movimenti ondulatori fossero di uguale frequenza, il mio ritmo temporale aveva un attimo di ritardo rispetto a quello dei mortali. Quindi, i miei parenti non potevano vedermi nella differente ondulazione temporale in cui mi trovavo.

Ebbene, in un’altra occasione ti racconterò come soffrii la delusione degli affetti mondani, nel leggere nella mente di alcuni dei miei cari i loro veri sentimenti verso di me…

Ed io domandai all’Angelo: «Insomma, dove sono? Qua fuori con te, o dentro la mia bara?». Lui mi rispose: «La tua anima spirituale, con tutto il tuo intelletto e volontà, può ubicarsi in diversi spazi tempi o unità della tua vita allo stesso tempo, non essendo più legata al momento presente del tempo della terra. In un modo coincidente e senza abbandonare il tuo organismo totale, la tua anima è capace di godere il Cielo oppure di continuare la tua purificazione qua sulla terra». Mi succedeva come a te in questo paratempo. Ero piena di stupore ed incredula.

E l’Angelo proseguì: «L’anima umana, a motivo della sua essenza spirituale, è indipendente dallo spazio, dal tempo, dalla materia e dalle energie. È fondamentalmente radicata nella quinta dimensione o eternità creata. Insieme con qualsiasi degli spazi-tempi del suo corpo totale può agire, sia che si trovi nel Cielo o in Purgatorio o nell’inferno, e in modo coesistente, nelle parti ancora vive del suo cadavere. E questo il motivo per cui prendono i trapianti di tessuti, trapiantati da un defunto ad un paziente; l’accettazione biologica da parte del malato equivale alla sostituzione dell’anima anteriore con quella dello stesso paziente».”

“Teneramata, com’è possibile che un’anima sia sostituita con un’altra?”

“Allo stesso modo come i gamberi che oggi hai mangiato si vanno incorporando ai tuoi tessuti vivi. L’anima di questi crostacei (non spirituale, benché immateriale) sta lasciando di animare la loro materia viva, al tempo stesso che il tuo organismo l’assimila e la fa tua. E appunto, farla tua vuol dire che la tua anima l’accetta per animarla”.

“Tuttavia, il processo digestivo disfa le complesse proteine vive. Forse questa materia viva non è morta durante la digestione e prima dell’assorbimento nell’intestino?”

“La digestione non disintegra queste proteine fino a separare tutti i loro atomi; essa si ferma a livello di molecole più semplici, ma ancora vive, cioè animate dall’anima del gambero. In questo modo passano al sangue e arrivano alle tue cellule, le quali selezionano ciò che a loro conviene e lo assimilano, cioè sostituiscono l’anteriore anima immateriale con la tua propria”.

“E il latte bollito, la carne ai ferri o le uova fritte, conservano la vita? Li vivifica l’anima del rispettivo animale?”

“Ma sicuro! Per esempio, supponiamo che una vacca viene macellata nel mattatoio e si destina la sua carne a servire come alimento umano. La vacca è morta al livello della sua esistenza come organismo; ma la sua anima immateriale −non spirituale− continua unificando ed animando il suo corpo totale, conservato per sempre nella quinta dimensione, così come la materia viva del suo cadavere. Poi, nel cuocere la carne, una parte delle proteine si carbonizza e cessa di vivere; il resto lo mangiano gli uomini.

La digestione della carne trasforma le proteine vive della vacca in amminoacidi, che continuano a vivere. Così vengono assorbiti nell’intestino umano, passano al sangue, arrivano alle cellule e queste selezionano gli amminoacidi che a loro conviene. Quindi li assimilano, cioè l’anima immateriale della vacca viene sostituita dall’anima spirituale della persona che si è mangiata la bistecca.

Naturalmente, l’anima della vacca, per il fatto che è stata spostata dalla sua materia organica, non si annichila né svanisce, ma continua ad animare eternamente il suo organismo integrale, che è presente (ad eccezione del suo cadavere) nella quinta dimensione, perché ogni essere perdura senza fine sin dal momento che riceve l’esistenza.

Insomma, non è cosi facile la morte completa di un cadavere: la materia organica continua vivendo fino a quando serve d’alimento, o fino a che non imputridisce o viene incenerita”.

“Sembrerebbe che la quinta dimensione esige l’esistenza delle anime”.

“Infatti. L’anima o principio vitale unificatore degli organismi biologici è indispensabile per conservare eternamente la vita, sia umana che animale e vegetale. Platone non aveva tanto torto.

La tua ignoranza e il legame che vincola la tua coscienza col momento presente ti fanno vedere la morte, i cataclismi, le guerre, le catene alimentari, le carestie, ecc. come tragedie irreparabili. Ma tutto questo ha un misterioso e profondo senso di beneficio, che s’intravede soltanto dal piano della durata senza fine. Questi esseri continuano esistendo, non nel tempo presente, ma nel tempo passato della quinta dimensione. Altrimenti sarebbero degli enigmi assurdi ed incompatibili con la Sapienza Divina e con l’intelligenza umana.

D’altronde, questa sostituzione di un’anima per un’altra è un risultato piacevolissimo dell’Amore Universale, che intreccia meravigliosamente tutte le creature.

Io sapevo, per mezzo di uno dei miei figli che studiava medicina, che i cadaveri umani si conservano in frigorifero nel reparto di anatomia. Quindi domandai al mio Angelo, se l’anima del defunto rimane molto tempo nel frigorifero. «L’azione dell’anima può durare parecchio, ma ciò non fa niente, perché l’anima non ne sente dolori né molestie. Non devi pensare che lo spirito umano rimanga prigioniero del cadavere, rinchiuso nel frigorifero e tremando di freddo».

Qualcosa del genere succede con gli animali e le piante, sebbene sia in un grado molto inferiore a quello dell’uomo. La loro anima o principio vitale ed unificatore (che, ti ripeto, è immateriale, ma non spirituale) mantiene la vita di tessuti o di organi separati dal resto dell’organismo. Così avvenne, per esempio, col cuore di pollo dell’esperimento di Alexis Carrel; quel cuore visse isolato, con minuziose cure di laboratorio, durante molti anni. L’anima immateriale di quel pollo conservò la vita al suo cuore fino a quando gli mancò ossigeno, per una distrazione degli aiutanti”.

“Povera anima del pollo! Per anni rinchiusa in un dispositivo di laboratorio!”

“L’anima di quell’animale mantenne la vita al suo cuore con molto piacere: perché ogni vita è un grande regalo del nostro Dio… Sì, so che cosa stai pensando! Che ti sembrerebbe più comodo che ogni tessuto o che ogni organo avesse la sua propria «animetta», anche se l’organismo risultasse una specie di colonia di anime; ma non è così. Il Signore ha stabilito che ogni organismo possegga in quanto individuo una sola anima, che lo unifichi e governi in tutte le sue funzioni, così come nella perpetuità della quinta dimensione”.

Ventitré

Rimasi contemplando la mia bella Beata e compiacendomi nella passione amorosa che m’ispirava. Sentivo la forza di questo amore così completo e così chiaro, come ben corrisposto, veemente e sereno, fiducioso e sicuro, più perfetto ed equilibrato del mio contraddittorio amore infantile verso di lei.

Quanto mi sarebbe piaciuto conoscere i lineamenti del suo carattere glorificato! Ma è come lei mi spiegò: “Gli occhi dei mortali percepiscono appena ciò che appare in superficie; non sono in grado di guardare nella profondità essenziale delle persone, laddove risiede la loro maggior bellezza, e si accontentano delle vaghe impressioni dell’aspetto esterno”… Nel Cielo però mi prenderò la rivincita, contemplando e prendendo possesso, all’ineffabile modo celeste, di tutte le sfumature della sua personalità gloriosa.

Ben mi rendevo conto che l’amore è inspiegabile. Ma perché mi sentivo così sicuro del mio primo amore? A che si doveva quella certezza così forte, così stabile?

“Perché mi ami?”, mi domandò.

“Ti amo per la tua bellezza, per la tua radiosa giovinezza, per la tua attrattiva personale, per…”

“No, amor mio −m’interruppe−. Questo non è il motivo principale. Tu ed io ci amiamo perché il nostro Dio così lo ha stabilito. Il nostro amore è programmato sin dall’Eternità Assoluta dall’Altissimo. Il Signore ci ha vincolati mediante qualità di forte attrazione reciproca e legami di mutua complementarità fisica e spirituale. In questo paratempo appena intravediamo questo magnifico vincolo. Tu non riesci ad osservare le qualità che mi diede l’Altissimo. Per adesso non devo manifestarti tutte le mie attrattive. Tu mi vedi come da molto lontano e non riuscirai a comprendermi. Neanch’io posso contemplare i doni che ti ha dato il Creatore, così come si trovano nel tuo futuro e segreto nome nuovo, che mostrerai nel Cielo. Le misere tracce del peccato del mondo offuscano il talento, la nobiltà, il vigore… che il nostro Dio ti ha concesso.

Nonostante ciò, andremo scoprendo e godendo a poco a poco il nostro amoroso legame in Cielo, d’accordo con la nostra piccolezza di creature umane. Per questo abbiamo a disposizione la Gloria accidentale e la quinta dimensione. L’amore umano sulla terra è come una pianta di serra, che soffoca con lo «smog» del male morale, ma che si adatterà allo splendido «ambiente ecologico» del Cielo”.

“Se l’amore è un Disegno Divino −pensai− a ragione risulta inspiegabile agli umani mortali”. E invece, credevo di essere io la causa principale dei miei sentimenti amorosi! Come ci inganniamo in questo mondo!

Incominciavo a comprendere che tutti gli amori onesti, come Teneramata precisava, provengono da Dio. A ragione ho sbagliato ogni volta che ho preteso di forgiare degli amori secondo il mio capriccio!

Un cumulo di ricordi affioravano nella mia mente, aggiungendosi ai sentimenti infantili che avevo appena rivissuto: quelli della mia adolescenza, carichi di speranza inquieta; quelli della mia maturità, sereni, ma influenzati dalle mie anteriori esperienze vissute; e quelli della mia anzianità, che, in sintesi d’addio, amalgamavano tutti i miei affetti in un intenso amore verso la mia incantevole visitatrice, con la speranza della vita futura senza frustrazioni.

La bilocazione del mio corpo infantile non soltanto mi aveva rinfrescato la memoria, ma ridotto la distanza della memoria tra l’infanzia e l’anzianità. Sembrava che si riunivano i principali eventi della mia vita, sparsi in quarantotto anni. Ciò che si era sparso nel tempo, si radunava in un tutto attuale e vivente, come preludio di future esperienze da vivere nel Cielo. Il grande amore della mia vita restò frustrato in questo mondo, ma non nella Patria. Oggi so che lei mi ama e che siamo vincolati mediante qualità d’invincibile attrattiva reciproca.

La mia amata insiste che io abbia pazienza. Ebbene, sì, sono d’accordo. Dopo tutto, quanto potrebbe ancora durare questa vita mortale, per quanto possa sembrare lunga e penosa? Non vale di più l’immensa felicità del Cielo e il dominio del complesso materia-energia-spazio-tempo-eternità creata? Non sono, gli obitori, rassegna di speranza per i cristiani?

“Magari −disse lei, interrompendo i miei pensieri− il nostro Dio ti facesse dono, nella tua vita mortale, della convinzione profonda ed operativa dell’amore. Se ciò fosse, comprenderesti un po’ ciò che è veramente l’amore creato, e, per analogia, l’Amore Increato, cioè, l’Amore Personale con cui il nostro Dio Padre e il nostro Dio Figlio Incarnato si amano nella loro Santissima Trinità, aldilà di tutto l’infinito”.

“Teneramata, queste idee sono molto elevate per me”.

“Non lo sono tanto, se disponi il tuo udito intellettuale ad ascoltarle e crederle. I Misteri Divini sono inaccessibili al peccatore superbo ed egoista, ma sono facili da credere (non dico da penetrare con la mente) al cristiano libero, generoso e forte. All’autentico credente assiste il dono divino di assaporare le cose dell’Altissimo”.

Pensai al dolore umano, alle tante pene e sventure che ci affliggono durante la vita mortale: “Teneramata, se Dio Onnipotente è Amore e ci ama, perché il dolore ci insidia in questo mondo?”

“Il Signore non voleva che l’umanità soffrisse minimamente. Ma l’uomo si è smarrito nel peccato e il nostro Dio ha permesso il dolore, il dolore sofferto cristianamente, affinché il mortale, nel ritrovare se stesso nella sua impotenza, possa ritornare al suo legittimo stato di amico e di figlio adottivo del Creatore. Come vedi, la sofferenza cristiana è diventata una preziosissima forma dell’amore di Carità, un ingegnoso modo di raggiungere l’Altissimo.

Tuttavia −disse con tristezza−, nel Cielo deploriamo lo spreco del dolore umano. E come buttar via miliardi nello scarico. La sofferenza si perde quando soltanto si soffre e non si cristianizza. Il dolore si trasforma in Felicità futura, quando si soffre per amore di Carità verso il Signore; altrimenti, il patire non è altro che un’emorragia spirituale”.

“Forse lo spreco del dolore è dovuto all’ignoranza”.

“Sì, in gran parte sì. Occorrono dei veri apostoli a Nostro Signore Gesù Cristo”.

“Non comprendo la ragione del dolore cristiano. Perché renderci graditi a Dio mediante la sofferenza? Perché non soddisfarlo per mezzo di lodi o del semplice pentimento dei peccati, o di qualcosa del genere…, ma in modo indolore?”

“Perché la lode, il pentimento, la preghiera e qualunque altra forma indolore, come tu dici, Gliela dobbiamo già al nostro Dio per altri motivi. La lode, per essere Colui che è; l’adorazione, perché ci ha creati; il pentimento, perché ci ama; la preghiera, perché da Lui dipendiamo. Soltanto il dolore non è un nostro dovere di creature per nessun titolo. Perciò, la Divina Giustizia ha permesso, ha tollerato, poiché non è cosa che Le faccia piacere, il dolore cristianizzato: come un originale procedimento didattico, perché l’uomo possa completare ciò che manca alla sua Redenzione, cooperi all’annientamento dei propri peccati mediante la sofferenza, riconosca se stesso e trovi con facilità il suo Padre Celeste.40

Non illuderti. Il dolore è indispensabile in questa vita di peccato. È sciocco pretendere sorvolare la sofferenza nel cammino cristiano, col pretesto infantile di attirare più seguaci. La religione di Nostro Signore Gesù Cristo non si concepisce senza austerità, senza mortificazione volontaria, senza l’accettazione con Carità dei mali che permette il Creatore, senza Venerdì Santo… Tuttavia, sono dolori brevissimi, se paragonati con l’eterna durata della Gloria futura.41 Sono tribolazioni molto fruttuose per il Cielo, se si sopportano con amore di Carità”.

“Non c’è male che duri cento anni, dicono, ma come fa male!”

“Beh, non esageriamo! Ciò che succede è che, per adesso, sei schiavo dell’istante attuale. Se devi soffrire, soffri, ma con pazienza cristiana. A che pro amareggiarti il dolore con sterili ragionamenti, se hai la speranza dell’eterno presente della Beatitudine? Perché affliggerti più del necessario per un evento così fuggevole? Non esagerare le tribolazioni che t’invia il nostro Dio. Sono amare, ma sono efficacissime medicine. Invece, molte afflizioni mal sopportate rassomigliano a quella del bambino corrucciato che castiga sé stesso, rifiutando il dolcetto che gli viene offerto, per uscire dalla sua arrabbiatura in bella figura. Non ci sarà forse, dietro l’arrabbiatura, lo spettro della superbia?”

Ventiquattro

“È molto grande la felicità che ti attende in Cielo −disse Teneramata con tono di vibrante e composta solennità−. E mi riferisco appena alla Gloria accidentale, la Gloria inferiore. Ti manca intravedere l’ineffabile Gloria essenziale. Ma vorrei che in qualche modo tu scorgessi un po’ i minimi piaceri della Patria. Per esempio, una melodia terrena è principalmente per il suo compositore; nonostante ciò il suo messaggio può risuonare in altri uomini che spiritualmente s’identificano con lui. Tuttavia, siccome in tutto l’Universo non esistono due persone esattamente uguali, per quanta simpatia esista tra quelle più affini, nessun’altra potrà recepire integralmente il messaggio musicale dell’artista. Questo è perché il Creatore non si ripete nelle sue opere. Perfino il nome nuovo e la manna occulta, che Lui ci regala nel Cielo, sono singolari, insostituibili ed unici”.

“Quindi, noi mortali comprendiamo e sentiamo a metà…”

“Meno che a metà! Assai poco, di quel poco alla loro portata! Ma quello che voglio dirti è che tu ed io non abbiamo una melodia che sia esclusivamente nostra”.

“Scusami, ma la canzone «La Pajarera», che tu cantasti questo giorno del passato che stiamo visitando, è la nostra canzone”.

“Analizza bene. Non è la fattura musicale ciò che di essa ti piace; è l’insieme di ricordi e di sentimenti, tra i quali sta il tuo amore per me. In realtà ami più quello che ti evoca che la musica stessa. Vedrai. In Cielo comporremo la nostra propria musica d’accordo con le ineffabili esperienze amorose che faremo al piacevole modo dell’Aldilà.42 Una musica che non esprimerà desideri di realizzazione, ma l’eterna realtà felice; una melodia senza quelle note dell’esilio, come sono queste della terra. Per conto mio penso già riguardo al canto che mi corrisponde. Incomincerai tu a comporre la partitura?”

“Ma come, se non sono un musicista?”

“È molto facile che lo diventi, se raggiungerai un alto grado di gloria, mediante la tua collaborazione terrena coi disegni del Signore su di te”.

“Non so che dovrò fare per scrivere musica, e nientemeno che una partitura celeste. Mi pare che mi prendi in giro”.

“No, amor mio, sto sollevando un poco il velo che copre le delizie della Patria. Per essere un genio musicale nel Cielo, basta che tu ami il nostro Dio sopra tutte le cose e i tuoi fratelli di viaggio terreno per amore suo. In altre parole, ubbidire fedelmente la Legge di Nostro Signore Gesù Cristo”.

“Ah, è questo! Io credevo che questo serviva per raggiungere la Beatitudine, non per diventare musicista dell’Aldilà”.

“Se tu compi con perseveranza la Divina Volontà, non solo andrai in Cielo, ma avrai anche gratuitamente, senza studi teorici o pratici, il glorioso titolo professionale di gran musicista celeste. Non occorrerà che suoni strumenti musicali: l’energia ti obbedirà nel Cielo e produrrà i suoni d’accordo con la tua volontà. Eserciterai quella e mille altre professioni ancora, e tutte in modo perfetto. Non per necessità, ma per vocazione soprannaturale e per puro gusto, senza noia né stanchezza. Nella Beatitudine non ci sono camere da letto, perché la grande Felicità non dà fatica a nessuno”.

“Ma pensa che avrei voluto essere campione in pugilato; soltanto che, con le malattie, la vista scarsa e la vita sedentaria…”

“Lo sarai in Cielo, se t’impegni per ottenerlo. Te lo assicuro, perché è un desiderio che hai espresso. Nella Patria si compie ogni onesto desiderio terreno. Ti dicevo che in Cielo non si conoscono le frustrazioni terrene: fisiche, artistiche, professionali, amichevoli, amorose… Qui sulla terra, i muscoli diventano agili e forti mediante duri allenamenti ginnici e un’adeguata nutrizione invece, nell’Aldilà, mediante l’amore di Carità che è stato messo in pratica in questo mondo. Perché a un maggiore grado di gloria corrisponde un potere maggiore sulla propria biologia celeste”.

“È ben diversa la ginnastica terrena da quella celeste! Ma contro chi farò pugilato in Cielo, se lì tutto è pace e mansuetudine?”

“E anche gioco, sport, entusiasmo e cameratismo, è l’eterna giovinezza. Senza possibili lesioni né fastidiosi reumatismi. Troverai in abbondanza avversari forti e amichevoli. Il premio: un abbraccio inenarrabile del Signore e un bacio compenetrativo della tua Teneramata”.

Rimasi perplesso per quell’enigmatico “bacio compenetrativo”, ma in quel momento non me lo spiegò. Fu grande la mia meraviglia quando poi intravidi questo mistero. “Se in Cielo si pratica lo sport, immagino che si sente anche la stanchezza fisica, soprattutto dopo un incontro di pugilato, non è così?”

“Non si sente stanchezza al modo terrestre, dove quasi tutto vi sta contro. Là è una fatica muscolare senza molestie. Il sudore aumenta e si accelera il respiro insieme coi battiti, ma non c’è logorio fisiologico. Potresti realizzare ininterrottamente mille combattimenti. E avviene così, dal momento che lo stimolo del piacere è molto forte nel Cielo. Non ti stancherai come i pugili mortali, anzi, godrai moltissimo di più che i migliori di loro.

Sarebbe opportuno che da oggi incominciassi a prepararti nello spirito per godere la stupenda gloria accidentale in allegre riunioni, scienze favolose, giochi e sport divertentissimi, arti appassionanti, comunicative convivenze… Ma la cosa più meravigliosa è che il Signore gioca con ognuno di noi; e non si arrabbia, come i papà della terra, quando guastiamo i giocattoli, che consistono nel dominio della materia, energie, spazio, tempo, eternità creata, sesta dimensione… Col solo suo Volere li riporta nuovi”.

“Non avrei mai immaginato Dio, giocando con i glorificati”.

“E perché no, se è nostro Padre Celeste? La verità è che del Signore ti sei formata un’immagine severa e arcigna. L’amore non si oppone al rispetto. Noi Beati adoriamo il nostro Dio e ci trastulliamo con Lui. E Lui si trastulla con noi, inventa giochi e li promuove. Ha preparato la natura umana per magnifiche ricreazioni celesti. E tutto questo, mai stazionario, mai noioso; sempre cambiante, ma nella linea della perfettibilità progressiva e senza limite; dentro di un ambiente di sincero entusiasmo, veritiero ed effusivo; con felici compagni di Felicità, eternamente amabili e generosi; incapaci (per definizione di Beati) di causare il minimo dispiacere o difficoltà. Tutti spinti dalla Gioia e dall’Entusiasmo infinito. Tutti nella piena condivisione delle loro Gioie”.

In contrasto con ciò che Teneramata aveva appena detto, io, meschino e afflitto, sentivo al vivo l’istinto della Gloria futura. Ma soffrivo per il mio egoismo contrariato e, adesso che lo sapevo, incominciavo a ribellarmi contro le catene che legano la mia coscienza al momento attuale. Anziché reagire con umili desideri di gloria futura, mi avvilii per questa misera condizione terrena e replicai alla mia bella beata: “Ma nell’Aldilà non avete teatri, né cinema…”

“Ci sono, ma molto perfetti −affermò pietosamente−. Ti dicevo che invece di sale cinematografiche, visitiamo qualsiasi epoca della terra o degli altri pianeti. Contempliamo, coi personaggi autentici, i veri eventi della storia dell’Universo. Non occorrono nastri di registrazione, trucchi o finzioni. Ricorda che gli eventi non scompaiono nel nulla; stanno eternamente attuali nella quinta dimensione, per informare il Beato che voglia conoscerli o ricordarli in modo redivivo”.

“Sì −continuai ad argomentare, con un sentimento di tristezza difficile da reprimere−, ma nel Cielo non si può rappresentare un’opera teatrale né filmare un soggetto di pura finzione”.

“Più di quello: convertiamo in realtà le fantasie. Non dimenticare che gli enti dell’immaginazione sono esseri possibili, che non hanno l’esistenza materiale. Ebbene, noi gliela diamo e ci rallegriamo non solo immaginando, ma realmente vivendo le nostre fantasie. L’immaginazione terrena è un pegno del futuro potere dei glorificati. Non ti devi meravigliare. Noi Beati siamo piccoli dèi, non per essenza, è chiaro, ma per partecipazione dell’Altissimo”.43

“Allora, t’immagini un argomento, e soltanto con questo esistono realmente le scene?”, le domandai con tutta la mia incredulità.

“Sì, lo posso fare. Certo è che, siccome non possiedo una grande immaginazione creatrice, lo spettacolo non mi riesce attraente. Ma ci sono grandi Beati che fanno meraviglie al riguardo. Quando loro ci invitano, noi glorificati inferiori godiamo moltissimo. Il solo limite alla realizzazione delle oneste fantasie è l’assurdità, giacché essendo cosa pazzesca e falsa non può esistere. Devo dirti che i migliori artisti dell’immaginazione celeste sono gli autori falliti nella vita mortale, quando non riuscirono a realizzare la loro opera per servire il loro prossimo con amore di Carità”.

“È che la fantasia non ha limiti”.

“Ancora meno ne ha l’Onnipotenza Divina, alla quale prendiamo parte”.

“Come fate per dare esistenza materiale ai pensieri?”

“Il Nostro Dio dà loro l’esistenza, per farci piacere. Noi semplicemente l’attualizziamo. Affinché ti convinca, ti riferisco un dialogo, al quale ho assistito nel Cielo, tra il nostro Dio e un poeta glorificato, mio amico, autore di certi versi mal rimati ma pieni d’amore: «Mi piace moltissimo il sonetto che Mi dedicasti sulla terra», gli disse l’Altissimo. «In realtà è opera tua, Signore. Tu mi desti la sete e l’occasione. Mi dispiace che per la mia scarsa collaborazione mi sia venuto abbastanza male». «Non fa niente. Mi piacciono i tuoi versi, perché corrispondono alla singolare sfumatura del mio Amore verso di te. Ma non sono Io l’autore. Tu sei stato il poeta, e poeta per amore verso di Me». «No, Signore. Tu mi desti l’ispirazione. Tu sei l’Artista». «Va bene, figlio mio, il sonetto è di entrambi, giacché viviamo consumati nell’Amore. Ritorniamo alla mia amata terra e facciamo perfetto il nostro sonetto».

E fu così. Entrambi, servendosi della quinta dimensione, ritornarono a questo mondo, nei precisi spazi-tempi in cui il mio amico scriveva i versi. Si misero nel ritmo temporale più idoneo e il nostro Dio fece sentire al mio amico il dolce peso dell’Amore Divino. Ovviamente, i versi cambiarono metrica e diventarono così perfetti, che sono famosi in tutto l’Universo”.

“Non vorresti recitarli?”

“Impossibile! Non resisteresti, essendo mortale. La loro bellezza rapisce e fa commuovere d’emozione il beato più preminente”.

“Quante meraviglie nel Paradiso!”, dissi a Teneramata, con una tristezza prossima all’invidia.

“È chiaro che la nostra immensa Gioia, assistendo a questi spettacoli viventi, non ci permette di essere sadici né masochisti: godere vedendo una carneficina o chiedere la morte per chi non è a noi simpatico. Sempre siamo gioiosi e felici.”

“Sì. Immagino che non vi potete abbattere, anche se contemplate un tristissimo spettacolo, da far piangere la stessa statua di Nerone… Ma, comunque, nel Cielo non ci sono dei bar, come qui!”

“In verità, non ci occorrono. Cambiare l’acqua in squisito vino è la cosa più facile nel Cielo.44 E lo beviamo con piacere, ma non per creare un ambiente cordiale, perché già lo abbiamo, né per averne la brevissima euforia, giacché la nostra allegria è sempre immensa. Lo beviamo per il sapore squisito e il grandioso simbolismo. Mi riferisco, naturalmente, ai vini e liquori celesti”.

La mia invidia trovò un’altra obiezione: “Nell’Aldilà non si balla, come nei saloni di qua”.

“Sì che si balla, ma molto meglio. I ritmi dei motivi ballabili di questo mondo per forza devono essere adeguati alla cadenza degli spazi-tempi normali della terra, segnati dall’orologio. Devono effettuarsi sul pavimento, dovuto alla forza di gravità. Dispongono qui di assai poche cadenze. Il volo armonioso di uno stormo di uccelli ti sta a segnalare nuove possibilità dei ballo celeste. Nella Patria, la danza si fa dovunque. Non occorre un pavimento pulito e incerato. Per il dominio assoluto che abbiamo sulle forze gravitazionali, possiamo ballare sulle cime delle cordigliere o sulla superficie o nelle profondità dei mari, come negli spazi siderali. È molto divertente ballare all’interno dei vulcani; e non mi riferisco a quelli della terra, poco attivi, ma a quelli delle stelle. Più avanti potrai intuire l’ineffabile abbraccio delle coppie”.

“Ma non avete stabilimenti balneari!”, replicai trionfante.

“Non come questi di qua −rispose affabilmente−, superficiali e con decorazioni artificiali, oppure profondi e pericolosi. Gli stabilimenti termali del Cielo hanno l’incanto della natura pura.

Ovviamente, non ci occorre fare il bagno. Le nostre anime glorificate eliminano la polvere e il sudore dei nostri corpi. Tuttavia, nel nuoto godiamo lo sfiorare dei fluidi dell’Universo: acqua, come questa di qua, altri liquidi e gas stupendi che non conosci, e persino lava vulcanica. Ci dilettiamo con le carezze del moto ondoso, causato non già dalla marea, ma dalla naturale emozione del liquido nel percepire a modo suo la nostra vicinanza e nel presentire il gaudio che, d’accordo con la sua natura, gli procurerà il nostro contatto. In questo modo funzionano nel Cielo la conoscenza e l’amore universale. Tutti noi esseri ci troviamo relazionati tra noi, e ci conosciamo, ci amiamo e ci possediamo ineffabilmente nel Cielo”.

Teneramata notò che io ero prossimo a crepare d’invidia e di nuovo sfiorò con le dita il dorso della mia mano. Mi disse affettuosamente:

“Su, non essere invidioso! Molto presto, se davvero prendi sul serio il nostro Dio, godrai tutto questo. Vedrai che significa essere un piccolo dio per partecipazione del Creatore. Qualcosa come un onnipotente in miniatura. Ma che potenza, malgrado la piccolezza! Quale grandezza dentro la sostanziale nullità! Quanto immenso è l’Amore con cui ci ama il nostro Dio!”

Il lieve tocco di Teneramata mi vivificava e la sua celeste tenerezza mi faceva stare di eccellente umore. Se questi magnifici piaceri corrispondono appena alla Gloria accidentale, la gloria minore, che saranno gli indicibili gaudi della Gloria essenziale!

“Comprendo che tu senta la nostalgia della Beatitudine −disse−. È la tristezza nobile e solenne dell’esule che sospira la Patria. Ma procura che sia un dispiacere costruttivo, che ti muova a porre i mezzi per raggiungere un così elevato Fine. Ti rifarai poi nella Gloria futura, delle fatiche che hai sofferto per ottenerla”.

Venticinque

Teneramata ed io continuavamo in piedi davanti alla finestra della casa dove vissero le signorine Campos. Tutto restava immobile e in silenzio. Soltanto ascoltavo, o meglio, percepivo non so come, ciò che m’insegnava la mia amata maestra celeste.

“Vorrei spiegarti un po’ il possesso delizioso dell’amore umano nella Gloria accidentale. Se non lo capisci malgrado i miei sforzi, fa un atto di fede e non pretendere di scrutare quello che è molto al disopra della tua intelligenza attuale. Per questo, vorrei che mi permettessi di salutare la mia mamma. È la signora che indossa una cappa di fustagno grigia. Occupa la quarta sedia, prima del pianoforte, di fronte a noi”.

Guardai dalla finestra. Era una signora giovane. Cioè, giovane per me, perché ai vecchi, una donna quarantenne ci sembra una ragazza. La si vedeva di portamento distinto, ma non rassomigliava a Teneramata.

A un tratto, quella signora, che sembrava una statua di cera, riacquistò i movimenti. Si accomodò prima e poi si alzò in piedi. Si diresse verso la finestra, sorridendo alla mia bella compagna.

Per un attimo pensai che la signora stava per urtare il tavolino del centro, ma nemmeno lo vide. Passò attraverso senza alterarlo. Presso la finestra erano sedute varie persone; ma alla signora non importò: filtrò tra di loro, attraversandole come suppongo farebbero i fantasmi. Trapassò anche l’inferriata senza muoverla. Teneramata e sua madre si salutarono, dandosi la mano, e restarono così, penso, l’equivalente a un minuto di quelli che conosco io. Poi si separarono. La signora ritraversò l’inferriata e le persone che, come statue, rimanevano sedute nella sala. Si sedette al posto suo. Si accomodò e ritornò alla stessa posizione statuaria che aveva prima.

Dopo mi spiegò Teneramata che, quando i glorificati utilizzano un paratempo, devono ritornare alla loro posizione iniziale con totale esattezza, per non perturbare gli eventi storici, conservati nei loro rispettivi spazi-tempi della quinta dimensione. Aggiunse che ciò è molto semplice, giacché l’anima beatificata possiede una memoria prodigiosa; ma se qualcosa dimenticasse, Dio la supplirebbe immediatamente, in vista della piccolezza umana.

“Hai fatto attenzione a quello che è successo?”, mi chiese Teneramata, molto contenta.

“Sì, certo. Tua madre ha traversato gli ostacoli come un fascio di raggi X”.

“Non mi riferisco a questo, ma a come ci siamo date la mano nel salutarci”.

“Mi dispiace, non ci ho badato”.

“Non ci siamo salutate con la mano, come fanno i pellegrini mortali. Le nostre mani si compenetrarono e si fusero in una sola, senza però venir meno la loro individualità. Si unificarono intimamente, in mezzo a un godimento magnifico, pelle con pelle, sangue con sangue, muscolo con muscolo… S’interpenetrarono senza rompersi, senza farsi del male, senza confondersi. Si carezzarono con fruizione, cellule con cellule, protoplasma con protoplasma. Attraverso le nostre mani, la mia mamma e io abbiamo realizzato una compenetrazione di amore celeste. Ci comunichiamo gloriosamente e ci godiamo moltissimo.

Per poter immaginare un poco cos’è il saluto nella Gloria futura, ti conviene ricordare due qualità del corpo beatificato: la sottigliezza o piena sottomissione del corpo umano allo spirito, e l’impassibilità o assenza di dolore. Inoltre, la materia è eccessivamente porosa; è fatta quasi di spazi vuoti. Qualcuno ha detto che, se la materia fosse compatta, tutto il genere umano entrerebbe in un ditale. Queste proprietà permettono che nel saluto celeste le mani s’inter penetrino e si fondano come se si trattasse di una sola mano, ma senza farsi del male né disordinarsi, perché ogni essere, nel-l’essenza, è indipendente dagli altri”.

Affascinante! Dunque, è questa la compenetrazione celeste che la mia bella morta mi aveva annunciato. Incominciai a comprendere quello del bacio compenetrativo.

“Mi è sembrato che voi non avete parlato. Sebbene (ma non so che sto dicendo!), come tu dici, nei paratempi lenti la voce non si trasmette né c’è bisogno di parole. Basta la dilettevole intercomunicazione del bacio tra due anime”.

“Osserva che sulla terra il saluto di mano, il solo tocco e la stretta di mano, è una manifestazione terrena dell’istinto della gloria futura, perché è una nostalgia del piacevole saluto celeste”.

“Ma, se questo saluto del Cielo non si conosce nel mondo….”

“La coscienza lo ignora, ma l’anima spirituale, essendo radicata nell’eternità creata ed essendo la forma sostanziale, unificatrice, di tutto l’essere umano, sia nello stato di viatore, che in quello di comprensore, lo intravede da lontano e lo sospira”.

“In alcune epoche e regioni, le genti non hanno avuto la consuetudine di salutarsi con la mano”.

“Tuttavia, il saluto terreno ha sempre preferito un leggero tocco, una leggera carezza, che vale come un’anticipazione del meraviglioso saluto dell’Aldilà”.

“È bello il saluto di stretta di mano. Ma nel praticarlo coi miei simili, non ho coscienza del futuro saluto celeste”.

“Si tratta di un istinto per il Cielo. Gli istinti non sorgono nella coscienza per volontà dell’uomo. Il nostro Dio li ha messi in ognuno di noi per spingerci a realizzare ciò che Lui ha predisposto, in conformità col «nome nuovo» e la dote di «manna segreta» che ciascuno godrà nella Patria. Non sempre gli istinti si soddisfano durante la vita mortale. Alcuni, come questo, sono inspiegabili nel mondo”.

“Perché sono inspiegabili?”

“Perché non sono da praticarsi sulla terra, ma dopo, nel Cielo. Non ci sono punti di riferimento per comprenderli né goderli. Se tu facessi una compenetrazione della mano, come il saluto con la mia mamma, moriresti di dolore. La tua pelle non ammetterebbe la penetrazione di un corpo strano. Soltanto nello stato di Gloria è possibile godere di questo e di molti altri istinti, che appena s’intravedono in questo mondo”.

Di nuovo sentii il fastidio per la mia triste situazione di viatore limitato ed impotente, e dissi: “Alcuni animali domestici ci salutano con carezze a modo loro, come il gatto che ti fa le fuse. Possiedono anche loro l’istinto della gloria futura?”

“Certo di sì −mi rispose, con uno sguardo compassionevole−. La sola differenza è che loro non sono capaci di aspirare alla gloria propria degli umani, perché non hanno anima spirituale. La loro gloria la ricevono dalle persone beate, come ti ho spiegato. Tuttavia, la loro anima immateriale (ma non spirituale) consente loro di conoscere oscuramente che le carezze superficiali sono preludio di piaceri migliori che riceveranno dall’uomo glorificato. E si dispongono, con la generosità autentica della loro natura inferiore ma impeccabile, a offrire ai loro glorificatori la partecipazione ai doni specifici, soprattutto ai doni singolari, che hanno ricevuto gratuitamente dal Creatore”.

“Ci sono dei saggi moderni che affermano che non esiste l’anima umana spirituale, libera ed immortale. Dicono che quando Nostro Signore Gesù Cristo parla dell’anima umana, intende dire il centro o nucleo vitale dell’uomo, non la sua sostanza spirituale”.

“E allora, stiano attenti alle affermazioni che propalano, non succeda che per le loro idee avventatissime raggiungano in Cielo appena la felicità propria degli animali. Io t’insisto che accetti la Sacra Scrittura e la Tradizione Apostolica nel loro semplice linguaggio, senza storture né raggiri, d’accordo col Magistero ufficiale della Chiesa. La Parola Divina non è stata dettata per i sapienti orgogliosi, ma per gli umili di cuore.

Non ti preoccupare per le apparenti differenze tra la Rivelazione e la scienza terrena. Forse il Creatore è schiavo delle scienze che Lui stesso ha creato? La sua Parola domanda Fede e non tanto dimostrazione oggettiva ed evidente; nemmeno corrispondenza esatta con le «meravigliose» scoperte moderne. Il nostro Dio prevale. La scienza umana tante volte sbaglia, cambia e viene meno. Un giorno constaterai quanto diverse si vedono le cose terrene viste dal Cielo, dall’alto in basso, anziché dal basso verso l’alto, come avviene qui”.

“Non comprendo perché è così bello il saluto celeste della stretta di mano”.

“L’immenso piacere della più piccola compenetrazione amorosa nella Beatitudine è dovuta alla condivisione reciproca, fra i glorificati, dei doni divini, personali e irripetibili che il Signore ha concesso ad ogni Beato, d’accordo col suo nome nuovo e con la dote di «manna segreta», cioè con la sfumatura singolare di felicità che gode ciascuno nella Patria. Equivale ad una reciproca trasfusione di gloria e di gioia. Consente un’indicibile intercomunicazione di felicità, molto superiore alle brevi, limitate e superficiali carezze di quelli che si amano in questa vita”.

“Immagino il felicissimo abbraccio delle coppie nei balli del Cielo…”

“I sensi corporali, dopo essere glorificati, funzionano intensamente, senza deficienze né debolezze. Il tatto si esercita, oltre che nella pelle, in tutte le cellule dell’organismo integrale, le quali godono e comunicano i loro piaceri all’anima che le governa. L’acutezza tattile non si limita a sentire il caldo o il freddo, né la forma e la consistenza dei corpi. Diventa enormemente versatile, fino a percepire differenziatamente una molecola diversa da un’altra, e se raggiungi un alto grado di gloria, un atomo, un elettrone o un quantum d’infraenergia. E siccome ogni elemento singolo è capace di comunicare, per amore universale, il dono specifico ricevuto dall’Altissimo, ti lascio immaginare l’immensa felicità che procura il tatto nella Patria. Lo stesso potrei dire degli altri sensi corporali”.

“È da vertigine pensare a tanti piaceri…”

“È vero. Il nostro Dio è generosissimo. Ricorda che non esistono due persone esattamente uguali. Il Creatore mai si ripete nelle sue opere; e neppure si trovano due glorificazioni identiche. Ebbene, queste diverse beatitudini si trasmettono, s’intercomunicano tra quelli che si salutano al modo celeste. E la cosa più meravigliosa è che ogni volta che si saluta una stessa persona, si ricevono nuove sfumature dì felicità, giacché la Beatitudine non è stazionaria ma perfettibile, dentro del grado di Gloria raggiunto, in proporzione geometrica fino all’infinito matematico, senza arrivare mai, ovviamente, a un panteismo: nulla né nessuno può uguagliare l’eccelsa Maestà del nostro Dio”.

“Perché si sente piacere nel saluto di mano, qui sulla terra, ad una persona apprezzata?”

“Questo piccolo piacere è come il gaudio incipiente, anticipato dall’istinto della Gloria futura, del saluto di mano abituale nella Patria. Qui si condivide la gioia mediante il linguaggio, le attenzioni e i regali; nel Cielo, mediante la compenetrazione amorosa del saluto di mano celeste. Come vedi, il Cielo non consiste in una confusione diluente di beati, ma in piacevoli interrelazioni personali”.

“Se è affascinante il saluto di mano tra i beati, quanto più non lo sarà con Nostro Signore Gesù Cristo o con la Madonna Santissima! Non vorresti dirmi ancora qualcosa al riguardo?”

“Sì. Esiste un gaudio imparagonabilmente migliore del semplice saluto compenetrativo: l’interpenetrazione ineffabile con Loro amorosissimamente, assolutamente totale…! Tuttavia, l’intensità di questi gaudi dipende dal grado di Gloria meritato in questa vita. Non c’è da stupirsi. La Santa Comunione sulla terra è un annuncio di quella del Cielo. L’essere umano è stato creato per ricevere l’infinita Tenerezza Divina. Naturalmente, senza sorta di panteismi, nirvana o cieli maomettani. Pertanto, l’Amore universale si realizza sempre con indicibile affetto. Soltanto l’uomo egoista, trincerato nella sua crosta di superbia, si rende incapace di percepire la tenerezza universale e si conforma con il «maschilismo», che supera in stoltezza l’istinto delle bestie”.

“Tua madre non mi vide, giacché nel traversare l’inferriata quasi inciampò con me”.

“Non ha fatto caso a te per la gioia di vedermi e per l’insolita tua presenza, come viatore, in questo paratempo. Ma non ti avrebbe fatto del male; semplicemente ti avrebbe traversato senza causarti alcun danno. E così vedrai che in Cielo non occorre un regolamento di transito, nonostante si tratti di un movimento universale assai complesso, a velocità incalcolabili e in tutte le dimensioni del Cosmo”.

“Avreste bisogno di semafori e polizia”.

“No. Al posto loro, noi contiamo sull’Onnipotenza Divina. Confidiamo assolutamente nel nostro Dio”.

“Perché noi mortali non ci riusciamo, ma ci scontriamo con gli ostacoli?”

“Perché siete ancora viatori. Perché vivete in un regime di fede e non partecipate gloriosamente del Potere Divino. Ma c’è un altro motivo: la grande malizia del mondo. Alcuni uomini viatori commetterebbero delle atrocità se possedessero così grandi doni”.

“Hai ragione. «Dio non dà ali agli scorpioni». Teneramata, se il solo sfiorarmi la mano con le dita mi produce molto benessere, che cosa avrei sentito se tua madre mi avesse traversato?”

“Il beato può fare l’interpenetrazione gloriosa con amore o senza. Se la fa senza amore, come quando la mia mamma passò attraverso l’inferriata e i corpi delle persone sedute, non si produce il minimo piacere. Ma se la fa con amore di Carità, prova magnifici godimenti”.

“Quanto è importante l’amore nel Paradiso!”

“È decisivo. Ma non soltanto in Cielo, ma sin dalla vita terrena. Sin da qui s’incomincia a notare il suo prezioso influsso. Dove c’è vero amore, amore di Carità, abbonda sempre il gaudio, anche se certe volte nei viatori si mescola con le sofferenze proprie dello stato di prova, che è la vita mortale.

Ti spiego ancora di più. La mia mamma ed io abbiamo goduto moltissimo in questa compenetrazione. Tuttavia, qui c’è una grande varietà di forme e di sfumature. Per esempio, quando io e te ci compenetreremo gloriosamente, la nostra gioia a vicenda sarà immensamente maggiore, giacché siamo stati designati da nostro Dio per consumare piene interpenetrazioni celesti. Non si tratta di matrimonio alla maniera della terra. È una cosa molto più elevata. È la sublime realizzazione dell’amore di Carità, al modo esultante dell’Aldilà”.

Mi sembrò che di nuovo si accendeva la luce nella mia mente. Incominciai a sentire, senza comprendere, la delicata ma forte Provvidenza di Dio su ciascuno di noi. Sentivo che senza di essa, il povero mortale andrebbe allo sbaraglio.

Ebbi la chiara impressione che la mia resistenza a credere nella soave e vigorosa influenza ai Dio su ogni uomo mortale, era dovuta a un sentimento di autosufficienza infondata, ad una superbia sottilmente nascosta, a quel “maschilismo” rimproverato dalla mia bella maestra.

Ventisei

“Come ultima cosa −mi disse Teneramata−, se sei d’accordo, andremo a trovare Bianca, il tuo amore numero due. Abita qui vicino, in Via Galeana, ricordi? Ci trasferiremo rapidamente all’anno 1927 e ci ubicheremo in uno spazio-tempo opportuno. Voglio che osservi il potere dei beati sugli spazi-tempi del loro organismo integrale, conservati fedelmente nella quinta dimensione”.

Era favoloso viaggiare attraverso la eternità creata. Quanto mi sarebbe piaciuto sentire le tremende accelerazioni o decelerazioni!

La mia incantevole amica sfiorò ancora una volta con le dita il dorso della mia mano. Neanche allora seppi come avvenne. Quando mi resi conto, stavo insieme a lei di fronte alla casa di Bianca.

In quell’istante del nuovo paratempo, Bianca stava uscendo e non finiva di chiudere la porta. La si vedeva immobile, come una delicata statua infantile.

Bianca era, nel 1927, un’incantevole fanciulla bionda, dai grandi occhi colore caffè, molto scuri. Appariva graziosa, ma non come la mia bella defunta. Mi aveva entusiasmato molto a quel tempo, ma al presente la trovavo troppo bambina.

“Ricorda −disse Teneramata− che la frequentasti quando aveva appena dodici anni, la stessa età tua. Osservala con calma. Già sappiamo che non può vederti”.

Bianca era stata il mio secondo amore. O il terzo…? Nei miei ricordi appariva bellissima e attraente. Adesso però la vedevo come una graziosa ragazzina, che ben avrebbe potuto essere per me una nipotina.

Quanto cambia l’essere umano dentro e fuori! Il mio appassionato amore infantile era diventato una placida tenerezza di nonno. È chiaro che la presenza fisica di questa bambina evocava fortemente i miei ricordi infantili di lei. Ma adesso non potevo più amarla come nella mia infanzia.

“Che, non ti piace più?”, disse Teneramata, con un’aria scherzosa nel suo sorriso,

“Stando con te, nessun’altra donna riesce ad attirarmi. Non mi rimane altra capacità d’amare”.

“Non esagerare. Se in qualche cosa sei molto ricco, è nella tua potenzialità di amare. È infinita. Quello che succede è che l’amore tra i viatori, nonostante sia molto ampio e potente, è sommamente debole nel suo esercizio. Non riesce a suscitare tutto il vigore che contiene, per quanto il mortale si suggestioni del contrario. È perché l’amore terreno si esercita soltanto nel fugace spazio-tempo dell’istante attuale. Quando scorgerai la sesta dimensione, ti sentirai annientato davanti alla vigorosa intensità dei piaceri celesti.

Nessun oggetto d’amore di qua è capace di soddisfare la sete infinita d’amore e di felicità che contiene il cuore umano. Lo stesso succede nella Patria con l’amore creato, non invece con la Visione Beatifica, che è pienamente appagante. Per questo è assai molteplice l’amore dei beati nella loro Gloria accidentale. Naturalmente, questa molteplicità non vige nel matrimonio cristiano, che per Volere Divino deve essere esclusivamente monogamico. Ma nella Gloria eterna ognuno si soddisfa nell’amore di Carità di tutti gli altri. Non vi è dubbio che l’uomo è stato creato, soprattutto, per l’ammirabile società celeste. Invano cerca sulla terra ciò che si trova soltanto nell’Aldilà”.

“Mi sento molto sicuro che ti sto amando con tutte le mie forze”.

“Ti sbagli. Per insufficienza dei sensi, vincolati al momento presente, la coscienza del viatore non riesce a percepire in tutta la sua pienezza la bellezza delle persone e delle cose. La percezione della bellezza dipende, oltreché dalla natura del soggetto conoscitore, dal suo stato soprannaturale. L’uomo in Grazia di Dio percepisce la bellezza meglio del peccatore. E la bellezza fisica e morale, insieme alla bontà e al valore eternità, è quello che più sollecita l’amore nell’uomo, sia viatore che glorificato”.

“Ebbene, quel poco a me sembra molto. Ecco, i miei occhi mai avevano contemplato una bellezza come la tua”.

“Pensa allora a quanto godrai nel Cielo, quando percepirai con tutta chiarezza i cinque grandi valori: Verità, Bontà, Bellezza, Unità ed Eternità, nella più piccola beata. Nemmeno riesce il viatore a comprendere questi cinque valori, nascosti anche nella cosa più insignificante”.

“Perché?”

“Perché il disprezzo e la noncuranza verso il nostro Dio hanno ridotto la vita mortale ad un attimo di prova in cui meritare il Cielo. La Patria è il luogo dove davvero si realizza l’amore di Carità, più o meno frustrato in questo mondo di peccato. Perciò, nella tua condizione di pellegrino, non potresti sopportare l’immenso piacere di comprendere fino in fondo la Verità, di amare la Bontà, di godere la Bellezza e di usufruire tutto questo nell’unità e nell’eternità della cosa più insignificante. Per adesso, la pienezza dell’essere rimane occulta a te, nel più intimo delle sue viscere”.

“E così, dunque, conosco le persone e le cose appena a profondità di periscopio?”

“Per giungervi all’essenza intima, per forza avrai bisogno dello scafandro della glorificazione. E adesso dimmi −mi domandò con un sorriso più divertito−: che cosa le manca, a Bianca, perché attualmente ti attiri tanto come nella tua infanzia?”

“Le volli bene assai allora. Ricordo i miei sentimenti verso di lei. Ma oggi la vedo troppo bambina…”

“Ti piacerebbe contemplarla a ventitré anni?”. Teneramata non aspettò la mia risposta. Tornò ancora a vivificarmi e, un’altra volta senza sapere come, mi trovai insieme a lei nel cortile dell’Università di San Luis Potosí.

Era di mattina presto. Aveva piovuto e soffiava un vento freddo che penetrava nelle ossa. Ma era il freddo conosciuto, differente dall’altro freddo strano che mi aveva molestato nei paratempi.

“Ci ubichiamo nel decorrere normale del tempo terrestre passato −mi disse tranquillamente, senza importarle il forte inverno potosino−. Siamo in dicembre del 1938. Togliti dalla pozzanghera dove sei in piedi e consulta il tuo orologio”.

Infatti, il mio orologio segnava il tempo e ne sentivo il tic tac.

“Non senti freddo?”, le domandai, vedendo il suo leggero vestito d’estate.

“Sì, ma non mi molesta, anzi, mi carezza. Già ti ho detto che il corpo dei beati è invulnerabile”.

Fino a noi arrivava il mormorio della città che incomincia a lavorare; il rumore della scopa, quando il vecchio spazzino passava l’acqua delle pozze alle lastre del cortile meno bagnate.

Non ebbi difficoltà nel riconoscere Bianca che si avvicinava a noi. Si vedeva bellissima. A ragione mi entusiasmava quando la trattai da bambina! Dopo non l’avevo più rivista.

Per la bilocazione che poco prima avevo fatto nel mio corpo infantile, avevo presenti redivivi, i miei sentimenti infantili: l’incipiente sentimento dell’amore, la sua veemenza, la sua delicatezza; la mia brama di tenerezza e l’ansia di proteggere e difendere la mia amata; i miei desideri di comprensione e di amicizia…

Bianca si avvicinava a noi come un’autentica regale donna: un perfetto monumento alla salute giovanile! Esattamente proporzionata nelle sue rotondità e ben sicura di sé stessa. Il suo garbo evidenziava incapacità per qualsiasi tenerezza. Il suo portamento altero, grazioso nel camminare, ma pieno di sé, manifestava mancanza di dolcezza… La ingenua e tenera Bianca era diventata un’attraente ed esuberante donna focosa, passionale, autoritaria, radiosa e molto sicura del potere della sua bellezza.

Mi colpì il fatto che io fossi stato in grado di percepire tutto questo con un semplice sguardo. Mai prima ero riuscito in psicologia. Stavo forse gonfiando la mia valutazione?

“Non esageri −mi confermò Teneramata−; quel che succede è che ti sto comunicando l’immagine della vera personalità di Bianca in questa data del passato. A quell’età era una ragazza abbastanza vissuta. Ti piace ai suoi ventitré anni?”, aggiunse, col suo sorriso celestialmente ironico.

“Sì, naturalmente; ma in un modo diverso di come mi affascinò nella sua adolescenza”.

Pensai che l’anatomia e la fisiologia umana ci giocano molti scherzi con l’aiuto dei loro inseparabili compagni di gioco: il tempo e lo spazio.

“Se tu fossi capace di mettere e togliere, come miglioreresti Bianca, per poterla amare con un grande e appassionato amore?”, mi disse Teneramata.

“A che però voler sognare? Io so che l’amore ottiene il cambiamento di condotta di quelli che si amano, ma non modifica la costituzione fisica né il temperamento della persona amata. «Genio e figura, fino alla sepoltura».”

“Non essere pessimista e rispondimi”.

“Non mi occorre pensare molto. Mi piacerebbe che conservasse la sua ingenuità di bambina, unendola alla sua esperienza di donna e alla sua cultura universitaria. Sì, vorrei che in lei armonizzassero, non so come, il suo candore infantile e la sua esperienza femminile. Ma senza finzioni. Preferirei che le sue gambe fossero meglio modellate e che i suoi occhi fossero come i tuoi… Ma, non darmi retta; sto chiedendo un cocktail impossibile”.

“Vedrai che non è impossibile. Per questo serve l’eternità creata. Basta ricorrere agli spazi-tempi che conservano l’essere umano integrale nella persistenza vivente della quinta dimensione. È la cosa più naturale e frequente nel Cielo.

Per ottenere cambiamenti nella personalità, è sufficiente situare alcuni centri nervosi dell’organismo totale in un determinato ritmo del tempo. Nel frattempo, altri nuclei di neuroni funzionano in diverse frequenze della quarta dimensione. Cioè, ci serviamo degli spazi-tempi e delle onde temporali, come se fossero i nostri arnesi, dominandoli anziché essere da essi dominati, come succede ai mortali. In questo modo l’anima glorificata rende a suo piacimento il temperamento e il carattere, che in gran parte dipendono dalle sinergie ormonali. Le ghiandole secernono i propri ormoni d’accordo con la nuova sistemazione dei centri nervosi. Qualcosa come se il tuo organismo integrale fosse di plastica e lo modellassi a tuo piacere”.

“Ma come si fa a conoscere questa complicata fisiologia?”

“Domandiamo a nostro Dio. Egli è desideroso di spiegarcela, dal momento che vuole la nostra felicità accidentale. E poi, l’anima glorificata conosce molto bene la tecnica. Questo dominio dell’anima sugli spazi-tempi dell’organismo totale, consente ai beati di modificare diversi momenti dei loro corpi, cambiare le fattezze, acquistare nuovi e molto reali aspetti di bellezza, ringiovanire, aumentare o diminuire la statura, il peso, la complessione, ecc., senza bisogno di supplizi in istituti di bellezza, né trucco, né diete, né ginnastica. Il complesso materia-energia-spazio-tempo-eternità creata ci ubbidisce ciecamente, senza possibilità d’errore. Ricorda che partecipiamo analogicamente all’onnipotenza Divina”.

“In questo mondo, tu lo sai, ci attacchiamo all’immagine delle persone che amiamo. Vorremmo renderla eterna. Ci riempie di entusiasmo quando la troviamo bella, e di tristezza quando va perdendo la sua freschezza… Grazie a Dio, nel Cielo non esiste la bruttezza e il cambiamento di aspetto è soltanto sulla linea della perfezione progressiva e senza limiti! Deve essere fantastico cambiare fisionomia a volontà, come Nostro Signore Gesù Cristo, che non fu riconosciuto dai discepoli di Emmaus.45 Forse è l’istinto della Gloria futura ciò che muove le donne a tingersi i capelli e a truccarsi”.

“Incominci a balbettare il linguaggio celeste! Infatti, il desiderio di perfezionarsi fisicamente e di cercare nuove forme di bellezza, è un impulso dell’istinto della felicità futura, che sospira di realizzare in questo mondo i costumi della Patria. Nel Cielo constaterai quanto ti sarà facile modificare la fisionomia e persino cambiarla completamente. Tutto ciò dipende, ovviamente, dal grado di Gloria raggiunto sulla terra. I grandi Beati, che in questa vita furono grandi cristiani, ottengono cambiamenti portentosi nei loro corpi”.

“E qual’è lo scopo di realizzare in Cielo queste trasformazioni corporali e fisionomiche?”

“Servono a realizzare moltissimi amori nella Patria, al meraviglioso modo celeste. Chi ama si adatta esattamente al suo corrispondente prototipo ideale, al suo nome nuovo e alla sua dote di manna segreta. Gli amanti si completano a vicenda con tutta minuziosità, senza concessioni a cose irrimediabili né tolleranze che dissimulano. Compiono esattamente i disegni di Dio!”

“Magnifico! I glorificati non hanno bisogno di affacciarsi all’anima della persona amata, per mezzo di abili domande né di sottili osservazioni, per indagare i suoi gusti.

Siccome il loro amore è già programmato, Dio fa sapere loro in quale modo conviene che trasformino fisicamente il loro aspetto personale per incantare la persona amata”. “Non c’è fascino ingannevole, perché questo potere di modificare se stessi lo hanno meritato con le loro buone opere terrene di amore di Carità. Questo potere è un’attrattiva personale che l’uomo non ha ricevuto gratuitamente, come avviene con le qualità ereditarie. Lo ha ottenuto per il cumulo di mortificazioni sofferte in questa vita, per contraddire la concupiscenza e compiere i comandamenti e i consigli del nostro Dio”.

“Quindi i beati più alti godono di migliori e più numerosi amori celesti”, suggerì la mia invidia.

“Sì, perché lo hanno meritato mediante le loro opere di amore di Carità. Con questo, spero che ti sforzerai per raggiungere una grande Gloria futura: farai godere di più tutti noi abitanti del Cielo!

Ebbene, nostro Dio ti permette, sia pure in minima parte, che tu veda realizzato il tuo desiderio. Osserva di nuovo Bianca, ma non ti avvicinare. Il suo periodo d’infanzia si è coordinato con quello del suo splendore giovanile”.

Bianca, che era passata oltre, si volse verso di noi. La vidi camminare, sicura di sé, ma senza arroganza. Vidi il suo sguardo dolce, promettente un tenero amore. Era vero. Lei splendeva più affascinante, d’accordo con il mio ideale di donna. Era veramente una bella ragazza splendida e, tuttavia, ingenua, pura…

Straordinaria meraviglia! Bianca corrispondeva all’ideale della mia donna amata, appena superato dalla mia amata visitatrice. Le gambe, esattamente modellate. Fantastico! Gli occhi, colore marrone scurissimo, erano diventati caffè chiaro! Proprio identici a quelli di Teneramata!

“Non credere che ho prestato i miei occhi a Bianca −disse, ridendo di buona voglia nel vedere il mio stupore−. Il cambiamento del colore della pelle, degli occhi, delle ciglia, ecc., è la cosa più facile. Persino i mortali potrebbero praticarlo, se sapessero un po’ di più di biochimica”.

Stupendi, gli spazi-tempi della quinta dimensione! Grazie ad essi, in Cielo è possibile realizzare l’onesto desiderio amoroso che restò frustrato in questo mondo. In questa vita vi furono delle intenzioni che per molte cause, quasi tutte relazionate col peccato, non poterono effettuarsi; ma furono desideri leciti…, sono esseri di ragione. Che bene che nel Cielo possano ricevere esistenza reale!

“Avrai osservato −aggiunse− che ogni cristiano si forma, più o meno idealizzata, l’immagine fisica di Nostro Signore Gesù Cristo, del suo Cristo. Di Lui ci sono tante immagini quanta è la fantasia dell’uomo. Il cinema e la stampa tentano di raffigurare, secondo i gusti odierni, il Suo aspetto fisico e di essere vestito. Questo non è frivolezza né mancanza di rispetto. E un impulso dell’istinto della Gloria futura, che sente nostalgia delle usanze della Beatitudine. Il Signore manifesta un’infinità di Volti nella sua Natura Umana. Ad ogni glorificato Sì manifesta in un modo diverso, sempre amabile, d’accordo con il grado dì felicità raggiunto dal viatore e con il nome nuovo che gode in Cielo. Il nome nuovo indica in modo sottile come il nostro Dio ama e vuol essere amato, assai singolarmente, da questo beato. La manna segreta esprime la capacità, concessa dall’Altissimo, che l’uomo glorificato ha per sostenere e godere quella precisa sfumatura dell’Amore Divino, e per contraccambiargli in quello stesso modo unico ed irripetibile. Inoltre, la manna segreta rappresenta la squisita fruizione principale, che ogni beato riceverà da tutto l’Universo.

Tuttavia, devi notare che il nostro Dio impone una condizione, poiché dice: «Al vincitore» darò una manna segreta, e gli darò un sassolino bianco; e nel sassolino, inciso, un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi lo riceve”.46

Il Creatore parla dalla sua Eternità Assoluta, non dal tempo e dallo spazio-terrestri. Quindi, nel linguaggio della quinta dimensione, «al vincitore» vuol dire «a chi sta vincendo».47 Pertanto, quando progredirai nella perfezione cristiana e starai trionfando sui nemici della tua salvezza eterna, già dalla terra incomincerai a scorgere il tuo nome nuovo e quella divina sfumatura d’amore, alla quale ti ha chiamato singolarmente il Signore dalla sua Eternità Assoluta. Allora la tua sorpresa sarà grande, quando contemplerai come quel sottile aspetto amoroso della tua personalità corrisponde al disegno vagheggiato dal Signore su di te e anche ai tuoi più cari desideri, coscienti o subcoscienti, attuali e futuri, in questa vita e nel Cielo. Ti troverai colmo di speranza, quando potrai intravedere il tuo nome nuovo e il suo misterioso rapporto con le tue «qualità negative», che negli altri causano vergogna, risate o avversione. Lascerai di preoccuparti delle tue limitatezze e dei tuoi difetti, che non siano peccaminosi, perché li guarderai nella luce dell’Aldilà. Li accetterai come parte del dolore che ti corrisponde nella Redenzione, come stimoli per accrescere la Fede e l’amore di Carità, e come preziosi pegni e gradevoli pregustazioni della futura Beatitudine”.

Ventisette

“Mi dispiace che Bianca abbia lasciato la sua Gloria, per venire al cortile dell’Università”, dissi a Teneramata, quando Bianca si allontanò.

“Non ha abbandonato il Cielo. Nessun Beato può lasciare ia Felicità della Vita eterna. Per fare questo esperimento è bastato che lei si multilocasse. L’anima sua gloriosa ha animato coscientemente, perfezionandoli, alcuni spazi-tempi del suo organismo integrale. Ha corretto la sua personalità, proprio come tu desideravi, come un anticipo di come si acconcerà per affascinarti. Lei è uno degli innumerevoli amori che il Signore ha prestabilito, per darteli nella tua gloria accidentale. Tuttavia, Bianca non ha comunicato al suo corpo la splendida integra bellezza che le corrisponde secondo il suo grado di gloria”.

“Perché non ha mostrato la sua bellezza totale?”

“Perché saresti morto di ammirazione e di amore per lei”.

Perbacco! −pensai−. Teneramata e Bianca sono le donne più belle che ho visto in vita mia, e adesso risulta che le contemplo appena superficialmente. Come sarà la loro splendida bellezza celeste? Che gusto, quando potrò baciarle al modo compenetrativo… Voglio andar via da questo mondo! Non sopporto il legame della mia coscienza col momento attuale! Non so più stare in questo mondo!

“Non pensare così! −mi rimproverò−. Questa vita è molto preziosa per il futuro celeste. E con tutto ciò, è davvero molto povera. Ma non voglio avvilirti. È meglio che parliamo di quello che hai appena visto in Bianca. Il cambiamento svoltosi in lei fu reale e autentico. Niente è stato simulato. All’occasione è durato brevi minuti, ma potrebbe persistere l’equivalente a migliaia di anni, a piacimento tuo e suo. Voi sarete in grado di modificare la vostra personalità, il vostro aspetto e il vostro corpo fisico, in tanti modi diversi. Così vi godrete a vicenda, all’ineffabile modo celeste, in svariatissime forme e circostanze”.

“Ma sarà un amore molto diverso da quello che conosco”.

“Sarà un amore molto migliore. In questa povera vita terrena, l’amore si ripete quasi in uno stesso modo. I corpi mortali, come recinti di filo elettrificato, impediscono l’estasi reciproca compenetrativa dell’amore celeste, e non permettono agli innamorati di godersi nell’intima conoscenza spirituale. La fruizione delle labbra non si può paragonare al bacio di due anime. Nelle confidenze d’amore terreno rimane sempre un’ombra di dubbio dinanzi all’impossibilità di una comunicazione spirituale assoluta, senza equivoci, senza timori, senza finzioni, senza parole.

Inoltre, l’amore terreno diventa facilmente una monotonia e finisce che stanca. Siccome non è fattibile perfezionare realmente l’aspetto fisico degli amanti, né ritornare agli spazi-tempi felici del passato, spesso finiscono gli sposi con sopportarsi, con tollerarsi, e delle volte con l’annoiarsi. D’altronde, il tempo soffia contro di loro, e pian piano svanisce la bellezza primiera e le attrattive iniziali. Meno male che vanno spegnendosi anche i sensi. I vecchi non notano chiaramente i loro difetti fisici”.

“Tu non volevi deprimermi, ma mi hai depresso”.

“Non è mia intenzione. Il mio desiderio è di avvicinarti il più possibile alla verità: convincerti che l’amore terreno è semmai un pallido ritratto del grande amore definitivo celeste; persuaderti a porre la mira dei tuoi amori nel Cielo48; prevenirti dal canto di sirena di certi mortali, che a furia di amare l’amore perverso, si polarizzano in passioni assorbenti che chiudono le porte della Patria. È tanto breve il soggiorno del viatore sulla terra! Magari tu accettassi umilmente la tua condizione di pellegrino e come tale ti comportassi!”

Compresi. La mia brama di felicità mi porta a “chiedere pere all’olmo”, in questa vita. Ma adesso so che soltanto nel Cielo “l’olmo dà pere”.

“Dov’è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore”49 −disse−. Se tu meditassi spesso la tua prossima vita futura, incominceresti a scorgere il tuo vero tesoro.

Il casto amore umano in questa vita è come un assaggio del delizioso agape d’Amore nella Patria. L’amore terreno, unificato con l’amore all’Altissimo, cioè, convertito in amore di Carità e associato alla Divina Promessa della Beatitudine, serve a spronare il pellegrino ad affrettarsi sulla via della perfezione cristiana. Il buon amore è necessario perché il viatore progredisca e faccia progredire cristianamente gli altri; poiché l’amore di Carità, lungi da alienare l’uomo, lo spinge a perfezionarsi e a cooperare nel cristiano sviluppo del genere umano.

L’amore di Carità serve da frugale refrigerio nel duro cammino di questo mondo. Serve anche perché i fidanzati si sposino e generino più cittadini del Cielo, cioè, maggior quantità di sfumature di felicità celeste, delle quali tutti godremo nella nostra gloria accidentale. A maggiore quantità di glorificati corrisponderanno più nomi nuovi e doti di manna segreta, un maggior numero d’interrelazioni personali d’amore nel Cielo, più lodi di gloria a nostro Dio e, di conseguenza, migliore felicità per tutti i cittadini della Patria. È meglio risolvere il problema demografico mediante la Carità fraterna che non mediante l’aborto criminale e il controllo della natalità con mezzi illeciti.

Se non fosse per la veemente passione dell’amore, tante coppie non si sposerebbero, nel considerare freddamente le responsabilità del matrimonio cristiano.

L’amore terreno serve infine, ed è la cosa principale, perché il viatore conosca, sia pure per remota analogia, l’infinito Amore con cui lo ama il Signore”.

“Ha molte finalità importanti, pur essendo non altro che un pallido riflesso dell’Amore Celeste”.

“E ce ne saranno altre, che mi sfuggono in questo paratempo o che ignoro a causa del mio povero grado di gloria. Chiamo «piccolo» l’amore terreno, perché lo confronto con quello del Cielo, ma non credere che lo minimizzo; anzi, ti raccomando di fomentarlo con prudenza cristiana. I tuoi amori leciti di questo mondo, anche se sono piccoli ed effimeri (in rapporto al momento attuale, non però riguardo alla quinta dimensione), formano l’unico motore automatico che possiedi per uscire spiritualmente dalla terra e orbitare, sia pure molto da lontano, nel regio Cielo che ti attende.

L’amore fondamentale, che rende gli altri amori veri, buoni, belli, unificanti ed eterni, è l’amore di Carità verso il nostro Dio. Mai escludere l’Amore divino dai tuoi amori terreni. Se questi non concordano col Primo, rifiutali. Ricorda sempre l’oracolo del Profeta Isaia: «Guai a voi, figli ribelli −dice il Signore−, che fate dei progetti senza contare con Me; che fate alleanze, non secondo il mio Spirito, per aggiungere peccati a peccati!».50 «Figli infedeli, che non vogliono ascoltare la voce del Signore, che dicono ai veggenti: Non abbiate visioni!, e ai profeti: Non fateci profezie sincere, diteci delle cose gradevoli, profetateci illusioni! Scostatevi dalla via, distoglietevi dal sentiero, togliete dalla nostra vista il Santo d’Israele».51

Quando ti serve qualcosa, chiedila all’Altissimo. Se te la dà, ringrazialo; se non te la dà, ringrazialo lo stesso, perché te l’avrà negato a vantaggio del tuo futuro celeste. Non guardare la morte col binocolo a rovescio. Che la gioia ti serva per intravedere il Cielo, e la tristezza, per meglio sospirare la tua prossima Felicità… La vita mortale si svolge come se il Creatore non esistesse, ma questo modo di pensare è falso. Il Nostro Dio è attentissimo a ciascuno dei suoi amati figli mortali”.

Ventotto

“Per farti una remota idea del dominio che noi Beati abbiamo sulla materia-energia biologia dell’Universo, ti racconto una mia esperienza della mia gloria accidentale, consistente nella compenetrazione amorosa che realizzai con un fiore. Sì, non ridere: m’intercompenetrai con una bella rosa scarlatta.

L’amore universale, incompleto e restio sulla terra, è perfettissimo e splendente nella Beatitudine. Tutti noi esseri ci amiamo secondo la natura propria e le sfumature irripetibili d’amore che ci ha concesso il Creatore. Tutte le creature ci desideriamo e ci godiamo, tra di noi, in Lui e con Lui. È affascinante scoprire passo a passo, nella Gloria eterna, la magistrale corrispondenza d’amore tra gli uni e gli altri. Perché tu ti possa fare un’idea di questo meraviglioso amore molteplice, dovresti mettere ogni essere singolo, in ogni spazio-tempo della sua esistenza, in rapporto col resto dell’Universo.

Smettila di sorridere, perché si tratta di amori certamente grandiosi. Ciò che avviene è che col tuo piccolissimo amore superficiale, egoista e breve, tu ami la bellezza di un fiore o di un giardino senza comprenderla, senza goderla… Vedi nei fiori e nei frutti, nei semi e nei boschi, soltanto il segno del valore in denaro. E se di passaggio ti piace un fiore per il colore e il profumo, qualifichi questo amore esclusivamente da parte tua; tuttavia, il buon amore mai è unilaterale: per forza è reciproco, giacché si tratta di un disegno Divino”.

“Ma perché non vedo le cose, così come tu le vedi?”

“Perché l’egoismo, la superbia e l’ambizione bendano gli occhi del tuo spirito. Inoltre, attualmente vivi nel regime della fede, molto in fretta a causa del trascorrere veloce degli spazi-tempi terrestri, e con la tua coscienza fortemente legata al momento attuale”.

“È terribile questa situazione di pellegrinaggio”.

“Sì, è una prova molto breve, ma dolorosa, per meritare la Beatitudine. Ma nel Cielo, tutti cerchiamo e siamo cercati, amiamo e siamo amati, godiamo e facciamo godere. Ti dicevo che i grandi valori (Verità, Bontà, Bellezza, Unità ed Eternità) sono come l’esca dell’amore che gode; e ogni essere li possiede in maggiore o minor grado, proporzione e sfumatura unica. Non è vero che nell’unità di un fiore vero esiste la bellezza dei petali e del profumo, e che attira, perché tutto ciò è buono e non finisce, ma dura eternamente?”

“Sì, ma insisto, l’amore ad un fiore non può essere contraccambiato” .

“Così sembra sulla terra. In Cielo è diverso… E poi, noi glorificati, piccoli dèi, per partecipazione analogica dell’Altissimo, non siamo più soggetti alle leggi naturali della terra; dominiamo il complesso materia-energie-spazio-tempo-eternità creata-sesta dimensione…

Ma vedo che stai pensando nella ripugnanza mondana, nell’immaginare compenetrazioni amorose con determinati esseri viventi, considerati ripulsivi sulla terra… È perché non hai approfondito il meccanismo psicologico della ripugnanza”.

“Ci sono cose ripulsive per natura”.

“Vedrai che non è così. La ripugnanza, pur di non esagerarla, è conveniente e persino necessaria in questo mondo; allontana dai pericoli. Il cattivo odore, per esempio, allontana dai focolai tossici o contagiosi. Molti insetti, schifosi per l’uomo, molestano con le loro punture o sono portatori di germi patogeni. Tutto ciò lo sa l’anima e avvisa la coscienza, mediante la sensazione della ripugnanza”.

“Comunque, immagino che nel Cielo ci dovrà essere qualche ripugnanza”.

“E invece no, non esiste. Lo constaterai. Per adesso, osserva come certe ripugnanze terrene, mal comprese e assai poco dominate, impediscono il compimento di molti doveri cristiani. Così, la gente povera tante volte è maleodorante, e pertanto certi cristiani puliti non l’avvicinano; preferiscono aiutare i mendicanti, gli ammalati ed anziani per mezzo di qualcun altro, il quale non sempre compie con fedeltà la volontà del donatore. Nella Patria invece non esistono le ripugnanze. Nessun essere causa il minimo danno nella Gloria eterna. Nemmeno là esiste la sensazione di ripugnanza verso il peccato, perché nella Beatitudine non si conosce il male morale”.

“Ma guarda che compenetrarsi amorosamente con uno scorpione…”

“Quando avrai progredito nel cammino della Perfezione cristiana, nella vittoria sulle cattive abitudini terrene (e tra queste le ripugnanze) e incomincerai ad intuire il tuo nome nuovo, accetterai con gusto compenetrarti nel Cielo col fratello serpente a sonagli o col fratello bacillo della lebbra. In questo mondo, l’amore già incomincia a inibire la ripugnanza. Una mamma amorevole, ad esempio, non sente repulsione verso suo figlio, per quanto possa essere sporco. I fidanzati sanno bene che l’amore si dimostra quando si perde la ripugnanza. Un giorno constaterai come i gradevolissimi rapporti vicendevoli nella Patria sono basati sul meraviglioso amore universale. Come ha visto bene San Francesco d’Assisi, nella sua cristianissima vita di povertà, che noi esseri creati siamo fratelli, essendo stati, fatti da un medesimo ed unico Padre Celeste. Quanta pace spirituale e quale perfetta letizia otterrai, se imparerai ad apprezzare davvero, secondo il modo cristiano, il fratello Sole, il fratello lupo, la sorella materia, la sorella pianta…! Sarà un fruttuoso allenamento per acquistare in terra le abitudini del Cielo”.

“Ma non si sente il minimo schifo nella Gloria eterna?”, insistetti.

“Certo che non si sente! Noi Beati non possiamo sentire ripugnanza di compenetrarci amorosamente con gli esseri che il nostro Dio non ha avuto ripugnanza di creare. Nota che le ripulsioni in questa vita dipendono delle volte da una cattiva educazione. Se a una mamma non piace un determinato cibo, è quasi sicuro che trasmetterà questo rifiuto ingiustificato ai figli. In ogni nazione c’è di solito qualche abitudine che a prima vista causa ripugnanza agli estranei: così, le nostre fritture di vermi d’agave, la pasta d’aglio con olio, che tanto piace ad alcuni spagnoli, le uova marce che certi orientali trovano deliziose, o il formaggio coi vermi, dei francesi e tedeschi… Tutto ciò è dovuto al peccato del mondo. Quindi, spero che tu riesca a intravedere l’amore e il giubilo della vita futura. Non rassomigliano a quelli del mondo, dove persiste l’inesorabile lotta tra la polvere, per soffocare la vita, e la vita, per scuotersi la polvere. In tutti gli astri e negli altri luoghi dell’infinito Universo si contempla e si gode quello che in questa terra, annuvolata dal peccato, esso non ci ha permesso, anzi, ha sciupato e ci ha dato fiere, animali nocivi, paure e ripugnanze”.

“È molto triste il destino del nostro pianeta”.

“Non tanto. È una situazione transitoria, dovuta alla malizia umana. Dopo il Giudizio Finale, noi Beati opereremo nella quinta dimensione sulla terra e riconosceremo i nostri animali e le nostre piante cui vogliamo bene e gli oggetti che apprezziamo. Ricorda che ogni essere è indistruttibile e che perdura o vive senza fine nei suoi atti di esistenza e nei suoi spazi-tempi dell’eternità creata. Questi esseri cari, che in qualche modo ci hanno conosciuto e amato, ci attendono negli eterni spazi-tempi in cui hanno vissuto con noi. Per trattarli nuovamente, sarà sufficiente, come oggi stai constatando, ritornare al passato, adoperando i paratempi come in una gita di piacere, o servendoti della sesta dimensione. Adesso certamente li conosci appena di fuori e ti comunichi con loro per mezzo di segni o di carezze superficiali; ma nella vita futura, grazie all’interpenetrazione reciproca di amore, li godrai fino al più intimo della loro essenza”.

“Ti sei compenetrata amorosamente con qualche animale tuo domestico?”

“Non ancora, a causa dello stato d’interdizione attualmente in vigore sulla terra. Ma lo farò. O meglio, lo faremo. Ci basterà scegliere i paratempi idonei. In questo modo saprai ciò che volevano dirti i tuoi cani: quello della tua infanzia, quello della tua adolescenza e quello della tua anzianità, quando scodinzolavano, saltavano verso di te, strofinavano le loro zampe sporche nelle tue braccia e cercavano di leccarti il volto, mentre ti guardavano coi loro occhi pieni d’innocenza, spinti dal loro istinto di felicità futura. Felicità che darai loro nel compenetrarti amorosamente con loro”.

Ventinove

Teneramata ed io continuavamo in piedi nel cortile dell’Università, in quella San Luis Potosí del dicembre 1938, ma in un paratempo, giacché non si sentiva nessun rumore né camminava l’orologio.

“È meraviglioso ciò che dici, Teneramata”.

“Sì, è meraviglioso l’Universo che ha creato nostro Dio. Egli ha stabilito che molte glorificazioni degli esseri irrazionali e degli esseri inanimati si compiano mediante gli uomini beatificati. In questo principalmente consiste il nostro dominio come re della Creazione.

Ma ci sono esseri che, a loro volta, sono composti di molti altri. Un determinato animale o vegetale ha un quantitativo innumerevole di cellule, e ognuna corrisponde ad un individuo molto complesso. Tuttavia, ogni essere particolare occupa il suo posto in un preciso grado della scala gerarchica della Creazione e in un determinato spazio-tempo della propria storia. Non dimenticare i vari livelli di esistenza. Non è la stessa cosa il livello di organismo totale del cane, o il livello cellulare di quest’animale, o ancora il suo livello materiale o energetico in un preciso spazio-tempo della sua vita. La compenetrazione gloriosa col tuo cane la farai al livello del suo organismo integro, che è quello che hai conosciuto in questo mondo. È chiaro che potresti anche interpenetrarlo a livello di atomi, ma allora la felicità la riceverebbero i suoi atomi e non il cane in quanto organismo intero”.

“Che complicato…!”

“È tanto facile. Difficile è spiegartelo. Ma un giorno lo godrai nel Cielo. Io e te compenetreremo amorosamente, per esempio, una goccia d’acqua. Quale? Una delle tante che il nostro Dio ci ha destinato, quella sicuramente più indicata per noi. Nell’interpenetrarla godremo della sua affinità, ossia, dell’amore chimico che vincola in stretto abbraccio gli atomi che la formano; i quali, per il loro istinto di felicità, conosceranno al modo loro la nostra presenza nel loro interno. Li glorificheremo mediante il solo nostro contatto, ed essi ci comunicheranno le intime delizie della loro potente stabilità e ci faranno parte dei loro doni, squisitamente individuali, ricevuti dall’Altissimo”.

“Non comprendo come li renderai felici”.

“Li glorificheremo perché, nell’interpenetrarli, toccheranno il loro Creatore, a causa della nostra missione sacerdotale nella Creazione. A modo loro si rallegreranno e ci faranno partecipi del loro giubilo. Gli atomi di quella molecola vibreranno intensamente d’amore, brilleranno di gioia, mentre noi assaporeremo i doni singolari e irripetibili che il Signore ha concesso appunto a quegli atomi”.

“Esploderanno… e forse anche noi insieme!”

“Esploderanno di giubilo, ma non s’annienteranno, perché ciò che il nostro Dio ha creato, nessuno può ridurlo al nulla. D’altronde, è molto piacevole situarsi dentro d’una esplosione. Una grande esplosione nel Cielo equivale ad un’immensa manifestazione di gioia, senza nessun pericolo. Qualcosa del genere si vede anche nella vita mortale. I botti e gli spari dell’ultima notte dell’anno sono in realtà un’espressione dell’istinto della Gloria, anche se un po’ deformata.

Con quanta ragione (fisico-chimica-celeste) Nostro Signore Gesù Cristo disse la domenica delle Palme, nel suo trionfale ingresso in Gerusalemme: «Vi dico che, se questi tacessero (e si riferiva alla folla di piccoli che Lo osannava), griderebbero le pietre».52 Sarebbe bastato infatti che i raggruppamenti di atomi, nel loro livello esistenziale in quanto pietre, conoscessero al loro modo materiale, la presenza così vicina del loro Creatore, perché prorompessero in lodi e manifestassero a modo loro il giubilo, con le loro proprie voci: luce, calore, suono, esplosione, fusione, fissione…”

“Teneramata, ma come potrò entrare in una molecola d’acqua? Se si trattasse di un mammifero o di un arbusto, potrebbe essere, ma…”

“Ti rifiuti a crederlo, perché ti senti inscatolato nella tua attuale statura. Ti suggestionano le dimensioni quasi invariabili del tuo attuale involucro corporale. Ma non sempre è stato così. Tanti anni fa, misuravi la quinta parte di un millimetro, che era il diametro della tua cellula uovo. Nel Cielo vedrai che la statura del corpo umano glorificato può variare da infinitamente piccolo a immenso. Non te ne sei accorto dell’impulso dell’istinto della gloria futura, che c’è nella gioia di un bambino, quando sta sui trampoli per sentirsi più alto? È il desiderio incosciente della futura grandezza fisica, che intravede l’anima nonostante le limitazioni del bambino. Sarebbe bene, dunque, che incominci a considerare che il tuo organismo sarà capace di crescere enormemente in Cielo, o di farsi molto piccolo, senza bisogno di trampoli né di compressori. Ci riuscirai col tuo proprio potere di glorificato… E così vedrai che in Cielo, noi Glorificati condividiamo i doni e i poteri che ci ha dato il nostro Dio. È la piena realizzazione dell’amore di Carità nella Comunione dei Santi…

“Mi dispiace di non aver partecipato con te a queste meravigliose avventure”.

“E perché no? Certo che prenderai parte alle mie esperienze celesti, così come tu m’inviterai alle tue!”

“Ma come?… Le tue avventure sono già accadute; me le stai raccontando”.

“Che cattiva memoria che hai! Le nozioni del passato, presente e futuro non occorrono nel Cielo. Hai già dimenticato la quinta dimensione o eternità creata. Le mie avventure sono accadute in spazi-tempi della vita celeste; e in questi spazi-tempi si conservano archiviate, pronte per essere ripetute e perfezionate quante volte vorremo”.

“Fantastico…!”

“… Il nostro Dio era incantato della mia felicità e mi fece comprendere che la ricetta migliore perché un essere intelligente sia felice consiste nel rendere felici gli altri, ma al modo cristiano”.

Trenta

“Vorrei farti vedere −disse Teneramata− la forza con cui si radicano le cattive abitudini terrene, la convenienza di condurre una vita di austerità cristiana e il beneficio che comporta il mortificante e misericordioso Purgatorio dopo la buona morte”.

“È terribile la Giustizia Divina!”

“No. Essa è colma di Misericordia. Terribile è il peccato, il peccato personale e lo scandalo che contagia e accresce il peccato del mondo. Terribile è il cumulo di peccati di altri, occulti, causati dal cattivo esempio delle nostre proprie mancanze morali. E più terribile ancora è l’indifferenza dell’uomo dinanzi all’immenso Amore con cui lo ama il nostro Dio.

D’altronde non è possibile la glorificazione dell’uomo senza aver prima soddisfatto la Divina Giustizia. L’Altissimo ci ama infinitamente, ma rettamente. Mai si comporta come un «compare» pacioccone, che chiude un occhio a certe cose. No, in Cielo non tollera la più piccola macchia o vestigio di peccato, sia di commissione che di omissione, perché è del tutto incompatibile con la Purezza Divina. Non si tratta di capricci dell’Altissimo. L’uomo glorificato si trova in un rapporto interpersonale e libero col Signore. Sarebbe dunque un ostacolo anche la più piccola particella di male morale. Da ciò la necessità della purificazione dopo la buona morte, e se l’uomo non è stato un perfetto cristiano in questa vita, la necessità d’imparare il buon comportamento proprio della Patria, che equivale alle virtù cristiane”.

“È molto duro…”

“No. Quello che succede è che sei molto tollerante. Ti piacerebbe forse che i tuoi parenti e amici conservassero nella Gloria eterna del Cielo i loro difetti, i cattivi abiti, impurità, empietà, modi mondani? È chiaro che Nostro Dio ha perdonato loro tutta quanta la colpa e la pena eterna, essendo morti in stato di Grazia. Ma alcuni di essi conservano la radice delle cattive abitudini che non sono riusciti a vincere nella vita mortale; la zavorra dei danni ingiusti, che non fecero in tempo a riparare e che ancora non sono restaurati negli spazi-tempi del passato, conservati nella quinta dimensione; l’ignoranza, per trascuratezza religiosa, del grande Amore dell’Altissimo verso di loro, e la mancanza di corrispondenza adeguata a quell’Amore Supremo.

Di conseguenza, hanno bisogno di subire il giusto castigo per compensare i loro peccati, ormai perdonati riguardo alla colpa e alla pena eterna. Hanno bisogno di rettificare la loro indifferenza terrena verso le cose del Cielo e di trovare il proprio posto preciso nella Patria. Hanno bisogno d’imparare le abitudini celesti e di fare, al modo dell’Aldilà, le restituzioni di ciò che hanno derubato.

Al riguardo, sto chiamando un tuo amico d’infanzia, Maurizio, che attualmente è un beato in Cielo, perché parli con te”.

Infatti, all’improvviso si avvicinò a noi Maurizio, un mio compagno della scuola elementare. Si presentò nella sua fase biologica di bambino, e non notai in lui nessun segno di glorificazione. A quel tempo era un ragazzino della mia età, più alto e più robusto di me e che si burlava di me continuamente. Quindi, lo sentivo come “un calcio allo stomaco”. Ignoravo che le antipatie sono dovute all’opacità dei vincoli di amicizia, programmati in anticipo dal Creatore per unificare i Suoi figli adottivi umani. Meravigliosi vincoli reciproci di attrattiva e complementarità che, a volte, quasi si cancellano in questa vita a causa del peccato. Molto dopo venni a sapere che l’origine del suo ridere non ero io, ma un birbesco tic nervoso che gli contraeva periodicamente i muscoli facciali sinistri, disegnandogli un insopportabile sorriso sarcastico. E siccome non mi potevo permettere di fare a pugni con lui apertamente, tramai un piccolo intrigo approfittandomi della maestra: feci in modo che a lui dessero la colpa di aver rubato una matita bicolore, a cui teneva la maestra e che avevo preso io; fu severamente castigato, ed io mi burlai del suo ridere per un po’ di tempo.

Maurizio mi salutò amabilmente e incominciò a ridere; ma non con l’antico riso burlesco, ma con allegri e amichevoli risate.

“Perdonami, Maurizio, ti prego!”, gli supplicai contrito.

“Ma sicuro! E non ti preoccupare per quello che accadde nella scuola. Preoccupati invece del modo come dovrai soddisfarmi nella Gloria Eterna. Ma via, non soffrire −disse, notando la mia agitazione− Io ti aiuterò nella Patria!”

E scomparve, come era venuto.

“E adesso che devo fare, Teneramata?”, dissi con preoccupazione.

“Cerca di accrescere il tuo grado di gloria. Ti ho già detto che se riesci ad essere cristiano migliore, godrai di più in Cielo e accrescerai la felicità di tutti i tuoi fratelli in Beatitudine.

Nella Patria brillano, in tutto il loro fulgore, i vincoli di attrattiva amorosa, di complementarità, di amicizia e di simpatia, stabiliti dal Signore, dalla Sua Eternità assoluta, fra tutti i Beati e tra questi e tutta la Creazione. Tuttavia, le conseguenze delle antipatie non vinte su questa terra sono la diminuzione di gloria nel Cielo e la riparazione verso i glorificati offesi in questo mondo. L’Altissimo è molto amorevole, ma terribile nel fare giustizia.

Ti racconto un altro aneddoto mio. Così incomincerai a comprendere che, come piccola parte della Gloria celeste che avrai meritato con le tue opere di amore di Carità sulla terra, il nostro Dio farà che nel preciso spazio-tempo del passato, in cui hai vinto una tentazione, oppure hai sofferto qualche delusione, povertà, malattia o tribolazione per amore a Nostro Signore, proprio lì, nell’atto della tua esistenza conservato nel perenne magazzino di tutti gli esseri o quinta dimensione, tu riceva pienamente e obiettivamente la consolazione divina che hai desiderato, la lode che cancellerà l’offesa alla tua dignità di figlio adottivo del Creatore e il contraccambio amoroso o amichevole, che ti ha rifiutato l’incomprensione umana sulla terra.

Appena sposata, passai col mio sposo una difficile situazione economica. In una grave circostanza chiesi un prestito ad una nota strozzina della città di San Luis. «Le farò avere il denaro che chiede −mi avvisò la usuraia−, ma al cinque per cento d’interesse ogni mese. Ho il permesso del Vescovo per prestare al due per cento. Ma siccome sono una povera vedova e ho molte spese…» «Va bene −rispose−. Prenda i gioielli di mia madre e mi dica dove devo firmare».

Naturalmente non mi diede nessuna ricevuta. Passarono i mesi e potei pagare appena gli interessi. Quando mio marito trovò un lavoro migliore, andai per restituirle il denaro.

«Soltanto mi deve la metà di quello che le diedi −mi rispose−. Il resto è già stato pagato con la vendita che ho fatto dei suoi gioielli. Immaginai che non avrebbe potuto pagarmi e li misi all’asta».

Lo sgomento mi prese, dinanzi a una tale ingiustizia. E siccome ero gravida del mio secondo figlio, svenni dal dispiacere. La usuraia mi tolse tutto il denaro e mi trascinò fino alla strada.

Dopo che entrai nella Beatitudine, il nostro Dio mi chiese di glorificare il mio corpo di quell’occasione, in casa della usuraia e precisamente negli spazi-tempi terreni nei quali fui offesa da lei. Già sai che questo si può fare facilmente nel Cielo, poiché l’organismo totale dell’essere umano continua vivo nell’ambito della quinta dimensione o eternità creata.

«Mi perdoni, mi perdoni, signora!», mi supplicava la usuraia, con quel profondo dolore e tristezza del Purgatorio che io ben conoscevo, perché ne ero appena uscita.

Nostro Dio mi suggerì, oltre a perdonarla, di prometterle la mia amicizia nel Cielo. Feci così e alleviai in parte la terribile purificazione di colei che oggi è una mia amica nella Beatitudine. Il Signore mi fece vedere che Lui permise quella ingiuria che ricevetti, per aiutarmi a collaborare con i Suoi disegni. La cosa più straordinaria è che in piena strada, nel luogo dove rinvenni dal mio svenimento e soffrii la tribolazione di aver perduto i gioielli e il denaro, decine di glorificati, e tra i più importanti, domandavano al nostro Dio il privilegio di essere i primi a darmi soddisfazione, al dilettevole modo celeste, con la loro immensa gloria.

L’Onnipotente scrive il destino volontario e libero dell’uomo con righe dritte, che in questo mondo sembrano storte.

Ti racconto un altro fatto mio, nel quale io sono stata la villana. In esso vedrai come determinate mancanze morali di questa vita si tramutano in gloria accidentale, una volta raggiunto il perdono divino. Quando io ero giovane in questo mondo, una volta mi arrabbiai con un modesto camionista, perché ebbe «l’ardire» di rivolgermi un complimento nel suo rustico gergo popolano. La mia vanità non mi lasciò vedere il sentimento pulito che il pover’uomo esprimeva con parole rozze. M’infuriai eccessivamente. Lo umiliai pubblicamente. E un educato signore lo prese a schiaffi, per il «delitto» di aver offeso la mia orgogliosa e stupida vanità. Ebbene, trovai il mio presunto offensore nel Cielo, e quale momento critico passai, al modo dell’Aldilà, per avere la sua benevolenza! E un grande beato, che mi supera enormemente in dignità di gloria. Soffrii nella Patria (come diminuzione di felicità, ma senza pena né dolore) nel comprendere che il suo pittoresco complimento non era mancanza di rispetto, ma soltanto volermi dire «bella» nel suo gergo di autista”.

“Neanch’io mi sarei trattenuto dal farti un complimento”.

“Con la mia esperienza di adesso, accetto le parole galanti con gusto e gratitudine, senza provare vanità né fastidio. Ma da quel contrattempo terreno il mio ammiratore risultò vincitore nel Cielo, perché si guadagnò il mio amore, rispetto e lode di gloria. Ed io pure, sebbene in proporzione mino-re, giacché non lascia di dispiacermi, naturalmente al modo celeste, il mio comportamento vanitoso sulla terra, mentre egli mi onora con la sua generosa amicizia. Pertanto, hai adesso in mano magnifiche occasioni di fare guadagni favolosi nella Patria e acquistare moltissimi amici, se impari a soffrire le ingiustizie e le umiliazioni con paziente amore di Carità. Fa molta attenzione nel tratto con i tuoi prossimi: volti vediamo, di glorificazioni non ne sappiamo”.

“Teneramata, permettimi una digressione: Esistono emozioni e passioni nella celeste Beatitudine?”

“Naturalmente! Noi beati continuiamo ad essere umani nel Cielo; continua a vivere il nostro organismo integrale. La glorificazione ci perfeziona, ma non cambia l’essenza della nostra natura. Sentiamo le emozioni e le passioni di questo mondo; la sola differenza è che la nostra squisita e purissima sensibilità ce le fa vivere intensamente. Ovviamente, sentiamo l’amore in tutta la sua pienezza; la gioia, in tutte le sue innumerevoli forme; il piacere, fino a gradi che sono inconcepibili sulla terra; il desiderio, con tutta la sua veemenza… Ma siamo pure capaci di sentire, orientati come è dovuto, l’odio, il timore e l’ira”.

“Vuoi dire che nel Cielo si soffre?”

“No, no! Là non esiste la minima sofferenza né la più piccola contrarietà. Sentiamo le passioni e le emozioni, ma senza nessun dolore. È chiaro che, nello sperimentarle, i riflessi psicomotori, che continuano ad essere umani e funzionano a perfezione, ci fanno venire le lacrime, impallidire o arrossire, alterare il tono della voce e persino tremare le ginocchia; ma, questo sì, non sentiamo la minima pena, perché nella Patria non esiste nessuna insicurezza né angoscia”.

“Hai sentito l’ira in Cielo?”

“Sì, certo. La sento quando vedo, dall’Aldilà, i miei cari sulla terra che commettono qualche mancanza grave. Al riguardo, i miei nipoti mi danno molti «dispiaceri» in Cielo”.

“Non vorresti ammonirli o correggerli?”

“Sì, moltissimo! Ma non è facile ottenere il permesso divino”.

Grazie, grazie, Signore −esclamai nel mio interno−, per aver permesso questa meravigliosa conversazione, per il bene mio spirituale, tra una delle Tue belle glorificate e uno dei Tuoi poveri peccatori mondani!

“Teneramata, hai sentito l’odio nel Cielo?”

“Sì, anche. Odio tutti i reprobi dell’inferno”.

“E se si trovasse lì qualche tuo parente, lo odieresti lo stesso?”

“Ci stanno alcuni, e li odio lo stesso o più. Ti faccio un esempio, perché mi comprenda. Che sentiresti, se qualche tuo parente, per una cattiveria, mi straziasse il volto e mi strappasse gli occhi?”

“Lo ammazzerei!”

“Anche se in un primo momento lo odiassi, subito dopo te ne pentiresti, come dovrebbe fare ogni buon cristiano viatore. Ma il primo impulso sarebbe l’odio. Orbene, il reprobo ha offeso il nostro Dio, Colui che sarà il tuo Amore supremo, ancor più gravemente, perché straziarmi la faccia e strapparmi gli occhi è cosa da poco in confronto con l’offesa che riceve l’Amore dell’Altissimo da parte del peccatore impenitente e dannato”.

“E dopo aver odiato così, non te ne penti, essendo tu una cristiana glorificata?”

“No, perché in Cielo non sono più in vigore i Comandamenti terreni del Signore. Noi Beati siamo impeccabili; non abbiamo bisogno di leggi morali. Il fatto è che sulla terra l’odio è cattivo perché allontana dal Creatore; ma in Cielo l’odio ben orientato ci rende solidali con Lui”.

“Dunque, in questa vita, l’odio è sempre mal indirizzato…”

“Non proprio. Qui ci sono pure certi tipi d’odio ben indirizzato e legittimo. Tu dovresti odiare il peccato, per esempio. E sentire pure l’ira contro la tua concupiscenza, per dominare le cattive passioni. Lo stesso dico del timore: dovresti nutrire la paura di perdere per sempre la futura Beatitudine.

Ma, se preferisci, ritorniamo sul tema del Purgatorio. A chi è stato peccatore non è possibile godere il Cielo senza una previa purificazione, sia volontaria durante la vita, sia forzata dopo la morte. E solo il dolore purifica. Pertanto, ogni incontro con Nostro Signore Gesù Cristo in questo mondo porta sempre il sigillo del dolore. Il Mistero della Redenzione e la testimonianza dei martiri non hanno niente di piacevole. Gaudio spirituale, sì, ma in mezzo a pene e tribolazioni”.

“Come è il Purgatorio?”

“Senz’altro, il Purgatorio non consiste in un campo di concentramento di anime umane, rese indipendenti dai loro corpi. Ti ho detto che l’anima dell’uomo non si separa mai dal suo organismo integrale che è ad essa consustanziale, ma soltanto dal cadavere. La purificazione dopo la morte si passa in corpo e anima. Neppure si tratta di una purificazione intensiva e istantanea di tipo angelico, poiché ciò comporterebbe un cambiamento antropologico essenziale, certo non necessario. L’uomo vive qua e continua a vivere nell’Aldilà con la sua natura umana, tale e quale gliel’ha data il Creatore. Il Purgatorio dunque è un luogo reale e temporale”.

“Dov’è il Purgatorio?”

“Negli spazi-tempi della quinta dimensione, i quali conservano gli atti di esistenza di tutta la vita terrena dell’uomo. Lì, in ogni spazio-tempo dove sia necessario, occorre scontare la pena dovuta di quell’atto di esistenza peccaminoso, affinché la Giustizia Divina finisca di annientare tutto quello che è rimasto ancora come debito in quegli atti immorali, ormai perdonati in quanto alla colpa e alla pena eterna. Per questo, basta che la coscienza umana si collochi in quegli stadi della vita passata; che riconosca liberamente la malizia e le funeste conseguenze delle proprie mancanze volontarie, e che ripari con dolore ciò che non volle obbedire per amore. Inoltre, non essendo più legata la coscienza al momento presente del tempo normale della terra, l’anima può contemplare, in paratempi del passato e del futuro, le conseguenze dei suoi apporti di malvagità al peccato del mondo. Si sente un profondo avvilimento, per aver sprecato gli spazi-tempi della vita terrena, generosamente concessi dal Creatore! È quanto mai dolorosa la purificazione dei sensi corporali. E tremenda la tristezza per avere collaborato alla diminuzione del grado di gloria di un beato. E spaventoso, quando si è cooperato alla dannazione eterna di qualche prossimo. Risulta oltremodo penoso osservare la nostra mancanza di corrispondenza all’Amore Divino!

In Purgatorio si correggono le cattive abitudini e si acquistano quelle della Patria. E molto facile dire tutto questo, ma è molto difficile e afflittivo realizzarlo.

Perché sia più chiaro, ti racconto ciò che mi accadde nell’ultima tappa del mio Purgatorio. Avevo già soddisfatto la Divina Giustizia per tutti i miei peccati. Ormai scorgevo l’immenso Amore del nostro Dio verso di me. Incominciavo a intravedere il mio nome nuovo e la mia dote di manna segreta. Mi trovavo purificata, ma ancora non conoscevo il mio posto preciso nel Cielo e ancora non confidavo pienamente nel Signore.

Il mio Angelo istruttore mi portò al luogo dove io avrei dimorato principalmente nella Gloria; qualcosa, diciamo, come il mio «rifugio» o domicilio celeste. Perché devi sapere che ogni beato possiede un luogo molto intimo e personalissimo, dove realizza i suoi più cari amori.

Ebbene, io mai avevo viaggiato in aereo per paura delle altezze. Grande fu il mio panico, quando l’Angelo mi fece salire al firmamento! Adoperai uno spazio-tempo del mio corpo adulto. Vedevo la terra ogni volta più piccola, verdastra, che si allontanava da me con somma rapidità. Siccome non ero ancora glorificata, ma in fase di allenamento per acquistare i costumi celesti, era poco quello che capivo. La mia abitudine radicata di confidare in me anziché nel nostro Dio aumentava il mio timore. Credevo che sarei precipitata da quelle altezze; inoltre, mi terrorizzava il buio totale, malgrado l’insistenza del mio Angelo, che mi rimproverava la mia mancanza di fiducia nell’Onnipotente. Lo spavento giunse al colmo quando superai la velocità della luce. Come vedi, le cattive abitudini terrene rendono difficile imparare quello che è in uso nel Cielo. Ma adesso, è chiaro, con l’assoluta fiducia che ho nel nostro Dio, viaggio a velocità molto maggiore senza nessun timore”…

“Dove si trova la tua residenza celeste?”

“Il mio rifugio è su un piccolo pianeta nella costellazione di Aster, a poco più di un milione di anni luce dalla Terra”.53

“E da lì sei venuta a trovarmi?”.

“Sì, certo. Viaggio attualmente a grande velocità. Ebbene, quando siamo arrivati ad Aster 5, ho visto solo una grande pianura inospitale. “Qui abiterai”, mi disse l’angelo. E io mi rattristai: “Perché ti preoccupi? È sufficiente che tu immagini come vuoi che sia la tua casa, perché sarà fatta secondo il tuo pensiero. Tu già eserciti il dominio e l’impero sulla materia, sulle energie e su ogni creatura a te inferiore”. Ma non riuscivo a capire bene. A casa, ero abituato ad assumere un architetto e a trattare con i muratori. Non riuscivo a convincermi che le cose mi avrebbero obbedito. Al primo tentativo, trovai una grande casa in pietra rosa di cava di Potosí. Più tardi, un’eco lontana della Reggia di Versailles. E così ho lottato molte volte, finché l’angelo mi ha convinto che muri, tetti, porte e finestre erano abbastanza, dato che non dovevo proteggermi da nulla in cielo. Alla fine è andata molto bene. Lo conoscerai. Non te la descrivo, perché preferisco farti una sorpresa”.

“È molto difficile imparare le abitudini del Cielo”.

“Non è complicato. La base dell’addestramento consiste in acquistare una piena e assoluta fiducia nel nostro Dio. Questa educazione deve iniziare nella vita terrena, per abbreviare o evitare il Purgatorio, ma deve essere fatta d’accordo con la Fede e le molteplici limitazioni dell’uomo mortale. La vera fiducia nell’Altissimo non consiste in sperare che Egli compia tutti i nostri capricci, ma è la sicurezza, fondata sul grande Amore con cui ci ama, che ci darà quello che è il meglio per ciascuno di noi, quando e come Egli lo stabilisca, e sempre che ci teniamo nella Sua Grazia e perseveriamo nel fedele compimento dei suoi comandamenti.

Ti racconto un altro mio aneddoto −aggiunse, con quel suo bello sguardo−. Prima della mia glorificazione, sapevo bene che il mio corpo, in qualsiasi degli innumerevoli spazi-tempi della mia vita terrena, era capace di passare attraverso le pareti senza nessuna difficoltà. Con tutto ciò, la prima volta che tentai di attraversare una collinetta, mi fermai bruscamente. Prevalse la mia abitudine terrena di fermarmi davanti agli ostacoli. Ma adesso passo anche attraverso degli astri”.

“Servono a qualcosa i suffragi per i defunti?”

“Sono efficacissimi, anche se si tratta di defunti molto antichi. Nell’Aldilà non vigono le classiche nozioni di presente, passato e futuro, né esiste il legame della coscienza col momento attuale. I suffragi arrivano molto opportunamente da qualsiasi data, grazie al ponte immediato della quinta dimensione. I tuoi atti di esistenza, conservati negli spazi-tempi della tua vita, e le abitudini che ti farai, speriamo siano talmente cristiani, da non aver bisogno di passare dal Purgatorio. Tale è il desiderio del nostro Dio verso di te”.

Trentuno

“Questo paratempo di San Luis è molto lento −disse la mia amata compagna−, e l’energia vitale del tuo organismo basta appena per un millesimo di picosecondo. Nel muoverti, sia pure leggermente, consumi forze che non sei in grado di riacquistare, perché la tua fisiologia di viatore non è preparata a questa lentezza paratemporale. Per questo, ogni tanto ti tocco, per così vivificarti. Ma adesso incomincia a non essere prudente il farlo”.

“Perché? Quando tu mi tocchi, sia pure brevemente, mi risulta molto gradevole”.

“Appunto per questo. Dopo che me ne sarò andata, ti rimarrebbe la nostalgia di questa forza vitale, che il tuo organismo prima non conosceva. Spasimeresti per riceverla di nuovo, come succede al tossicodipendente, quando non può prendere la droga. Per questo motivo, la mia intervista con te deve finire. Comunque, quello che ti ho detto riguardante la Gloria accidentale (secondaria) è meno di un balbettio, in confronto alla realtà… Se io potessi trovare concetti appropriati, immagini e paragoni evidenti, per meglio realizzare la mia missione e farti comprendere con luce maggiore la Gloria che ti attende!… Ma il Cielo e la terra sono molto diversi, e il loro linguaggio è molto differente. Meno male che passerai molto presto per il mondo e che, quando meno penserai, ti troverai a godere di ciò che oggi intravedi appena”.

“Teneramata −le dissi con tutta la mia franchezza−, ho paura. Paura dell’invalidità, per i miei acciacchi di vecchio. Paura degli altri, per il loro egoismo e la loro ambizione. Paura della solitudine e del dolore. Paura della morte, perché non la conosco in me stesso. Paura dell’inferno, che ho ben meritato con i miei peccati. Paura del mio futuro e necessario Purgatorio. E paura di me stesso, perché conosco la mia volubilità”.

“Il tuo timore sarebbe fondato, se ti trovassi completamente solo, senza Fede, senza Patria futura e senza Amore. Ma non è così. Il nostro Dio ti ama moltissimo e te lo ha dimostrato nel corso della tua vita. Possiedi l’appoggio della Fede, come regalo che il Signore ti ha concesso. Nel Cielo hai moltissimi che ti amano, grandi amici che ti attendono. Hai avuto una mamma esemplare sulla terra, che per te è stata la provvidenza visibile del nostro Dio nel mondo. Hai un’altra Mamma nel Cielo, la Madre del bell’Amore, la Madre di Dio, che ti ha assistito con predilezione. E tieni me, la tua Teneramata, che ti ama con sublime amore prestabilito da Dio; disposta, se fosse necessario, a intercedere fino al colmo in tuo favore. Pertanto, cambia il tuo timore per un’adorazione senza posa all’Altissimo e per un ringraziamento senza limite. Non sederti al margine della strada. Prendi la tua croce, la tua piccola parte di dolore, e segui il tuo Signore”.

“Questa vita mortale è angosciosa. Vedo la mia cattiveria e mi rendo conto dei peccati degli altri. E il vortice di superbia e di egoismo sembra sommergere noi tutti in un mare magnum d’iniquità”.

“Non sempre è così. Tu osservi i peccati, perché in verità sono molto evidenti e numerosi. Ma non vedi le conversioni, i pentimenti, le opere di Carità, che pure sono innumerevoli, sebbene siano invisibili e nel silenzio. È enorme il potere della Redenzione e sono molti i peccatori che si convertono e diventano giusti. Ma purtroppo sono pure molti coloro che si pentono quasi nell’ultima ora, quando rimane loro ormai poco tempo per raggiungere un alto grado di Gloria.

Alla fine, queste persone riconoscono di aver fatto un mal negozio della loro vita. Hanno voluto essere ricchi in denaro, invece di accumulare ricchezze soprannaturali, numerosi amori di Carità, che sono come la moneta circolante nella Patria futura. Si sono ostinati nel cercare la suprema felicità soltanto nei beni di questo mondo, e logicamente non l’hanno trovata. Quindi deplorano l’aver preferito i piaceri immorali, i godimenti mondani, così piccoli, incerti, fuggevoli, faticosi. Allora ricorrono alla Chiesa, si pentono di vero cuore, e il nostro Dio li perdona e li carezza teneramente, perché sono le Sue amate pecore smarrite… Peccato che nel Cielo non danno all’Altissimo tutta la lode di gloria che Egli si attendeva da loro! Peccato che raggiungono, come me, una felicità inferiore, quando sarebbe stato tanto facile ottenere una maggior gloria!”

“Qual è la via dritta per ottenere la massima Beatitudine?”

“Compiere sempre i Comandamenti e i Consigli Divini, che non sono capricci del Signore, ma corrispondono invece a ciò che ti è più conveniente sulla terra e nel Cielo. La Gloria eterna è una perfetta Fraternità, che si deve iniziare qui, mediante la pratica della fraterna Carità cristiana, la quale non si deve confondere con un amore esclusivamente umanistico, filantropico, che si pratica per una compassione o per un interesse puramente terreno. Per esempio: «Amerai il Signore tuo Dio sopra tutte le cose».54 È così. È ciò che farai nella tua vita futura: in questo consisterà la tua felicissima Gloria essenziale. «Non ruberai»55: perché è stupido rubare ciò che in fin dei conti è nostro nel Cielo. Già lo disse San Paolo: «Tutte le cose sono vostre; ma voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio».56 «Non mentirai»: perché incominci ad abituarti alla veracità assoluta e gradevolissima, in vigore nella Patria. «Non desidererai le cose di altri». Perché invidiarle, se in Cielo non ci sono cose di altri?

Non t’importi se la Volontà Divina contraddice la tua volontà e il tuo benessere materiale. Non protestare né ribellarti contro di Essa. Non fare un così mal negozio per la vita futura! Non perdere inutilmente i preziosi spazi-tempi della tua vita terrena, perché il tempo in peccato mortale è tempo perduto! Se per i mondani il tempo è denaro, per i cristiani è Felicità futura. L’occasione di accumulare per il Cielo vola e va via. Pertanto devi procurare che ti rimanga per sempre, nella quinta dimensione, il bene autentico, quello che si pratica per amore a Nostro Dio, il più che tu possa compiere in questa successione di spazi-tempi fuggitivi. Hai intravisto la maestosità della quinta dimensione e hai appreso l’immenso valore di ciascun atto della tua vita, conservato eternamente e con tutta fedeltà nel suo corrispondente spazio-tempo. E già sai che ti è possibile annientare i tuoi peccati per mezzo del Sacramento della Riconciliazione.

Infine, è molto conveniente (perché tu goda e faccia godere altri di una maggior Gloria accidentale nell’Aldilà) che accumuli nella quinta dimensione molti atti di Fede e di amore di Carità. Essi ti serviranno nel Cielo come appoggi, per sostenere l’immenso e dolce peso dell’Amore Divino verso di te.

La certezza morale della quinta dimensione, nel ricordare la sopravvivenza del tuo essere integrale e delle tue buone azioni, alimenterà in te la Speranza: perché quelle opere virtuose, che hai lasciato custodite (come pegni di Felicità futura) nel magazzino del tempo passato, diventeranno per te e per i beati, con i quali sarai in rapporti d’amore, meravigliosi tesori di Gloria accidentale nella Beatitudine. Devi convincerti che il gran peccato dell’umanità consiste nel disprezzo e dimenticanza del nostro Dio, nel metterlo in disparte nei vari amori, ideali, progetti e attività. I problemi tuoi e della società non si risolveranno né con capitalismo, né con democrazia, né con comunismo, né con umanesimo, per quanto sia cristianoide. Senza l’aiuto del nostro Dio, niente di buono si può fare. Non bastano le sagge legislazioni o le normative precise. A poco valgono le promesse demagogiche e le suggestioni collettive. Il perfido egoismo porta tutto al fallimento: individui, famiglie, condomini, sindacati, scuole, comuni, stati, nazioni e il mondo in genere.

Orbene, l’antidoto dell’egoismo non è l’elemosina esclusivamente materiale, e neppure il distribuire beni spirituali per un motivo semplicemente umanitario.

Osserva quanto avviene nella nostra Patria terrena: l’egoismo, l’ambizione, la superbia, l’apatia, la corruzione, la vanità di ricchi e poveri, sta affogando la società in una terribile crisi d’impoverimento, d’inflazione, di svalutazione del denaro, mancanza di lavoro, angoscia, pericolo di guerra… L’antitossina dell’egoismo è compiere la Legge del Signore, per amore a Lui. È necessario, è urgente, dunque, fare appello con Fede all’Altissimo, con amore di Carità, con il compimento fedele dei suoi Comandamenti, con la Speranza messa nel ricchissimo Cielo che hai appena intravisto, con la mortificazione volontaria come prova di volere Lui solo, e con la preghiera fiduciosa e perseverante”.

Trentadue

All’improvviso, senza sapere come, mi trovai di nuovo seduto sulla vecchia poltrona della mia saletta. L’immagine del televisore continuava immobile. La sigaretta, con la sua spirale di fumo immobile e inconclusa, nel portacenere alla mia destra. Teneramata si era nuovamente seduta sul divano che forma angolo con la mia poltrona. Sembrava che ogni cosa continuasse come prima del vertiginoso viaggio a San Luis Potosí.

“Nessun mortale si può salvare senza la Fede −mi disse la mia bella visitatrice, sfiorando con le dita della sua mano destra il dorso della mia sinistra, paralizzata sul bracciolo della poltrona−. E la Fede equivale a quello che non si vede, perché se si vedesse (voglio dire, se si comprendesse pienamente), non sarebbe più Fede, ma evidenza. Pertanto, quando me ne andrò, finirà il nostro paratempo. La tua vita proseguirà il suo corso normale. Non rimarranno segni evidenti della mia presenza. Ricorderai questa conversazione, ma dubiterai se sia stata un sogno o una realtà. Ma persisterà l’operato che il nostro Dio ha fatto nella tua anima”.

“Ma perché metterò in dubbio questo mio incontro con te, il più importante della mia vita?”

“Conviene che tu abbia il dubbio della realtà della mia visita, affinché non sia perturbato il merito della tua fede. Il cristiano autentico crede nella Parola Divina solo perché il nostro Dio l’ha dettata; perché Egli non può ingannarsi né ingannarci; perché è degno di essere creduto da ogni creatura razionale, e niente altro. Se alla Fede si aggiungono determinati fatti straordinari, diminuisce il merito della collaborazione umana con la Volontà Divina e decresce il grado di gloria nel Cielo. Nostro Dio è giusto Rimuneratore. E quanto dicono le parole di Nostro Signore Gesù Cristo a San Tommaso, l’Apostolo: «Perché Mi hai visto hai creduto? Beati quelli che senza vedere hanno creduto». Tra questi stai tu. Ma non fa niente che dubiti della nostra intervista, perché la cosa principale, la cosa veramente essenziale, è già stata fatta: hai riconosciuto le tue idee religiose, e alcune di esse sono diventate convinzioni profonde e operative”.

“Quindi penserò che questa meravigliosa conversazione e il nostro viaggio a San Luis sono state semplici illusioni?”

“Sarà così. Ma fa molta attenzione a questo che ti dico: vale di più una santa illusione «alla divina», che tutte le realtà «alla mondana».”

“Mi dimenticherò forse di te?”

“Certo di no. Il nostro Dio è molto rigoroso, quando si tratta della Fede e delle opere di amore di Carità di ciascuno di noi, perché è giusto difensore dell’onore divino; ma non è un tiranno. Tutt’al contrario, è benevolo sostenitore dei grandi amori che Egli ha stabilito”.

Teneramata mi sorrise con quel suo sorriso così sincero, così allegro, così indimenticabile, perché scaturiva dalla sua felicità celeste. Mi guardò con tanto affetto e soggiunse: “Ormai devo andare”.

“No, per favore, ancora no!” Non era il complimento della buona educazione, ma il bisogno della sua presenza ciò che mi spingeva a trattenerla. Cercai di alzarmi in piedi per toccarla, per fermarla…, ma questa volta la mia paralisi era totale. Mi sorrise con quelle sue due belle fossette e mi disse: “Che altro vuoi domandarmi?”

Posteriormente mi vennero in mente molte altre questioni riguardanti problemi inquietanti di questa vita terrena. Ma in quel momento non ricordai nient’altro.

“Non fa niente, non ti preoccupare −mi consolò con tenerezza−. Il nostro Dio ti concede una seconda e forse ultima intervista straordinaria, prima della tua morte”.

“Quando avverrà la nostra prossima conversazione? Dove?”

“Non lo so, né devo indagarlo. Il Signore attua di sorpresa. Cerca di trovarti sempre ben preparato”.

Il bel corpo di Teneramata incominciava a diventare trasparente e la mia tristezza si trasformava in angustiosa impotenza.

“Aspetta, aspetta!”, la supplicai, per trattenere il suo vaporoso corpo che svaniva.

“Che altro vuoi?”, mi disse, con la tenerezza che significava il suo glorioso nome nuovo.

“Voglio te. Ti amo più di me stesso”.

“Lo so, e anch’io ti amo. Ti amo più di quanto tu mi ami. Ma io non sono il tuo unico amore. Ricorda: «Amerai il Signore tuo Dio» in primo luogo». Io occupo nel tuo cuore uno degli ultimi posti. È Nostro Dio Quello che veramente ti ama, moltissimo più di me”.

La mia bella visitatrice svaniva, senza che io potessi far nulla per impedirlo. Attraverso il corpo della mia amata si vedeva la spalliera del divano.

“Arrivederci, amore mio!”

“A presto, Teneramata!”

Trentatré

Tutto ritornò alla normalità. Guardai il mio orologio. Erano le tre e diciotto del pomeriggio. Poi chiesi l’ora per telefono e constatai che il mio orologio era otto minuti avanti, erano forse quelli che passai con Bianca nel cortile dell’Università? Veramente avevo vissuto io otto minuti “extra”? Il problema era sapere chi aveva ragione: il mio orologio spostato in avanti o la mia mente arricchita.

Continuarono i disegni animati alla televisione. La spirale di fumo della mia sigaretta finì di svilupparsi. Di nuovo sentii il rumore che veniva dalla cucina. Mi sembrò di essermi appena svegliato da un lungo e piacevole sogno. Invocai Teneramata, ma fu inutile.

Avvenne quello che lei mi aveva predetto. Dedussi che tutto era stato un magnifico sogno. Tuttavia, il suo influsso su di me era troppo vigoroso, per relegarla come una semplice conclusione.

Guardai il pacco di sigarette e mancava il cellofan. Ero stato io stesso a toglierlo in un atto di sonnambulismo? E se l’avevo fatto, in che momento era stato? I disegni animati della televisione non si erano interrotti. Davvero mi ero addormentato? O invece avevo realizzato un fantastico viaggio nella quinta dimensione? Inoltre, la suola delle mie pantofole era bagnata: forse per le pozze d’acqua del cortile dell’Università? E ancora, qualcosa di sconcertante: il mio caffè era ancora caldo.

Mi misi a riflettere su quello che avevo sognato. Che bella, Teneramata! Ma le idee che chiarificò nella mia mente, non sono concetti troppo elevati per essere di mia invenzione?

Mi vennero alla memoria le sue idee: “Ricorderai questa conversazione, ma dubiterai se fu sogno o realtà. E conviene che sia così, affinché il merito della tua Fede non sia perturbato”. Lei aveva ragione. Io adesso stavo dubitando. Come conosceva bene il mio spirito ignorante, indeciso e positivista!

Ricordai quest’altra idea sua: “Vale di più una santa illusione alla divina, che tutte le realtà alla mondana”. Mi sembrò molto vera, perché qualcosa nel mio interiore mi diceva che qualsiasi avvicinamento sincero a Dio è più reale e più vero che la porosa materia che ci è dintorno, la cui pienezza è quasi quella di uno specchio, che sembra pieno e invece è vuoto.

Se il mio sogno meraviglioso fosse una rivelazione, direi le parole del “Cantico dei Cantici“: “Il mio segreto è per me”. Ma nel dubbio mi attengo a quanto afferma San Paolo: “Cercate le cose di Lassù, dove Cristo è assiso alla destra di Dio. Gustate le cose del Cielo, non quelle della terra” (Colossesi 3, 1-2). Preferisco seguire questo consiglio, più che accontentarmi di un vano sogno di fanta-cosmologia.

Mi fece anche impressione quest’altra sua idea: “Persisterà tuttavia l’operato che Dio ha realizzato nella tua anima”. Sì, oggi lo comprendo. Posso dubitare dell’intervista con Teneramata. Posso dubitare della quinta dimensione. Posso dubitare di tutto, persino di me stesso. Posso dubitare persino che stia dubitando. Ma c’è una cosa di cui sono assolutamente sicuro: Dio mi ama. Ama me, singolarmente, come se io, piccolo e miserabile, fossi l’unico oggetto del suo Amore… Perché questa splendida conoscenza rimane radicata nella mia anima, come il dolce sprone di una convinzione profonda e operativa.

Attestati

“Non posso fare a meno di vedere con simpatia il Suo impegno nel procurare tra i fedeli di oggi il progresso nella perfezione cristiana. Nell’ambiente in cui si vive, sono opportuni quegli orientamenti che si danno in conformità con gli insegnamenti della Chiesa.”

Fray Costantino Koser, OFM, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, Roma

“Sebbene non mi è dato di seguirla in tutte le Sue affermazioni, trovo quest’opera molto interessante ed originale. In tale senso la prego di accettare i miei auguri in Cristo Nostro Signore.”

Dom Sighardo Kleiner, Abate Generale dell’Ordine dei Cistercensi, Roma

“Il libricino […] apre prospettive di speranza al cristiano e ad ogni uomo. Abbiamo bisogno di motivi di gioia e di serenità in questo tempo che viviamo. Lei ha contribuito a svegliare coscienze che ne hanno il bisogno. Auguri.”

Padre Antonio Leghisa, Superiore Generale della Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, Claretiani, Roma

“Quest’opera acquista particolare interesse in guanto rivela la ricchezza di vita interiore di un laico che vive i criteri di Cristo e che invita tutti a percorrere la via del Regno, nella visione naturale della sua consumazione. Il che significa, a vivere la vita con la ‘speranza’ che imprime a tutti i nostri atti il valore trascendente.”

San Oscar Romero, Arcivescovo di San Salvador, El Salvador, martire

“Le esprimo il mio augurio per il carisma che Dio Le ha dato per scoprirlo e per fare che altri uomini pure Lo scoprano nei segni dei tempi.”

Cardinale Juan Jesús Posadas Ocampo, Vescovo di Tijuana, Messico, assassinato

“In ogni caso, le pagine di questo libro (…), pur non essendo affatto dogmi di fede, e senza lasciar d’essere in qualche caso discutibili, allargano il cuore, arricchiscono la fede, approfondiscono il senso della vita e prospettano una profonda comprensione delle possibili vie della Speranza di Dio nei labirinti di questo mondo. Un libro inoltre ben scritto, senza autosufficienza, con semplicità.”

Rivista “Caridad”, nº 112, pagina 24
  1. Traduzione italiana del libro del Dr. Ricardo Pérez Hernández “Qué hay más allá de este aquí” a cura di Padre Pablo Martín Sanguiao. Letteralmente, il titolo del libro è, nello spagnolo del Messico: “Che c’è al di là di questo qua?” ↩︎
  2. Preambolo dell’edizione tradotta in inglese da Padre John Olin Brown, “compagno di viaggio nel futuro”. ↩︎
  3. Se la considerassimo una rivelazione privata, sarebbe utile ricordare che, per quanto il soggetto dell’esperienza mistica voglia raccontarla nel modo più oggettivo possibile, essa passerà sempre attraverso il suo filtro soggettivo. Sarebbe anche utile tenere a mente il numero 67 del Catechismo della Chiesa Cattolica: “Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate « private », alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di « migliorare » o di « completare » la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa. La fede cristiana non può accettare « rivelazioni » che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento.” ↩︎
  4. È a poco più di 500 km a nord di Città del Messico. ↩︎
  5. L’Autore dice di essere anziano: in realtà aveva sui 56 o 57 anni. ↩︎
  6. Significa “uccellaia”, la ragazza che alleva o che vende uccelli. “Uccello” in spagnolo è “pájaro”. ↩︎
  7. Nel Messico, “i galli” (letteralmente) significano le serenate notturne che gruppi di amici dedicano a una ragazza sotto la sua finestra, di solito con un complesso musicale popolare (“mariachi“) contrattato a pagamento. ↩︎
  8. Non dimentichiamo che questa beata è di un rango molto inferiore, e che San Paolo parla di “tre cieli” (2 Corinzi 12, 2). ↩︎
  9. “Al vincitore Io darò −dice il Signore− una manna occulta, e gli darò un sassolino bianco, nel quale è scritto un nome nuovo, che nessuno conosce se non colui che lo riceve” (Apocalisse 2, 17). ↩︎
  10. L’idea era falsa, nel sistema tolemaico, perché supponeva la terra immobile, senza movimento di traslazione, ma è ugualmente sbagliato il sistema di Copernico-Galileo. Si veda al riguardo l’opera di Fernand Crombette “Galileo aveva torto o ragione?” ↩︎
  11. L’Autore si appoggia molto sulla teoria della relatività, di Einstein. L’esempio che fa qui Teneramata corrisponde alle categorie mentali di cui dispone l’Autore, senza con questo dare più forza o toglierla alla tesi di fondo del libro. L’Autore dà come cose sicure le affermazioni “ufficiali” dell’Astronomia attuale, che in buona parte sono da rivedere, come risulta dall’opera di Fernand Crombette “Galileo aveva torto o ragione?”, nella quale fa anche una critica serrata alla teoria della relatività di Einstein (si veda la nota anteriore). Ma la tesi del libro non cambia per questo. ↩︎
  12. La terra dovrebbe girare, come tutti i pianeti, attorno al Sole, essendo stata espulsa da esso, ma in realtà entrambi girano, in orbite praticamente parallele e con lo stesso angolo attorno ad un punto centrale, tangenziale alla terra. ↩︎
  13. Genesi 3, 19. ↩︎
  14. Romani 8, 22. ↩︎
  15. “Pinole”, nel Messico, è una specie di farina di mais di sapore neutro, popolare, che come uso equivarrebbe in Italia alle caramelle di menta o di liquirizia. ↩︎
  16. Piatti tipici della cucina messicana. ↩︎
  17. Luca 24, 41-43. Ma rimane il mistero: “Ardentemente ho desiderato mangiare con voi questa Pasqua prima di patire, perché vi dico che non più la mangerò fino a quando avrà pieno compimento nel Regno di Dio. E prendendo un calice, rese grazie e disse: Prendete e distribuitelo tra voi, perché vi dico che d’ora in poi non berrò il frutto della vite fino a quando arriverà il Regno di Dio” (Luca 22, 15-17). D’altronde “Il Regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gaudio nello Spirito Santo” (Romani 14, 17). E del resto, “quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1 Corinzi 2, 9). ↩︎
  18. San Giovanni della Croce, Poesia XXIII, 39. ↩︎
  19. Mai toglierà il Signore il libero arbitrio di cui ci ha dotato, ad immagine della sua libertà. E se in Cielo i beati non vogliono se non ciò che vuole Dio, è in virtù della loro piena conoscenza della Verità, ma sempre in piena libertà. ↩︎
  20. Culto di adorazione dovuto a Dio Creatore, unico e sommo Bene. ↩︎
  21. Moneta circolante nel Messico e in altre nazioni latino-americane. ↩︎
  22. 1 Corinzi 10, 1. ↩︎
  23. L’amore non è tanto il sentirlo, quanto il farlo sentire alla persona amata. ↩︎
  24. L’amore al Signore si vede in tre cose: nel fare la sua Volontà (osservando i suoi comandamenti, Giovanni 14, 15.21.23.24, ecc.), nel cercarlo dedicandogli tempo nella preghiera e dimostrandolo nella persona del prossimo (1 Giovanni 4, 20). ↩︎
  25. Infatti, in questo lentissimo trascorrere del tempo si fanno molte cose che richiederebbero moltissimo tempo normale. ↩︎
  26. Apocalisse 14, 13. ↩︎
  27. Il “viatore” è l’uomo nella sua vita mortale, che è ancora “in cammino”, che è “in via” verso la sua meta, il Cielo. ↩︎
  28. Neemia 9, 5. ↩︎
  29. Infatti diciamo “nei secoli dei secoli”, invece di dire “nell’eternità”. ↩︎
  30. Il peccato, il male morale, non ha entità; è un’ingiustizia, un disordine, un vuoto colpevole di un bene soprannaturale, un bene impedito e annientato. ↩︎
  31. “Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo Corpo, che è la Chiesa” (Colossesi 1, 24). ↩︎
  32. In effetti, qualunque teoria dell’Universo non cambia la tesi della definitiva conservazione di tutti gli atti di esistenza. Si tratta di sistemi o teorie, nessuna di esse dimostrata. Con precisione si conoscono le distanze relative, le traiettorie e le dimensioni dei principali pianeti del sistema solare, indipendentemente dai sistemi come è concepito o raffigurato. ↩︎
  33. L’Onnipotenza del Creatore non saprebbe forse conservare nell’esistenza ogni cosa (e atto esistenziale), da Lui creata, ma lascerebbe che tutte le sue opere affondassero inesorabilmente nel nulla al ritmo del tic-tac dell’orologio? ↩︎
  34. Ogni istante del tempo ha un valore di eternità, Perciò l’eternità non precede o segue il tempo, ma sono concomitanti. ↩︎
  35. “Tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Corinzi 3, 22-23). ↩︎
  36. Si ripete la prova dell’uomo; la situazione di Adamo ed Eva. E la caduta: disobbedienza. ↩︎
  37. San Paolo ha scritto: “Conosco un uomo in Cristo (lui stesso), il quale, quattordici anni fa, se nel suo corpo o fuori del suo corpo non lo so, lo sa Dio, fu rapito fino al terzo Cielo; e so che quest’uomo, se nel suo corpo o fuori del suo corpo non lo so, Dio lo sa, fu rapito in Paradiso e udì parole ineffabili, che non è dato all’uomo di poter dire” (2 Corinzi 12, 2-4). ↩︎
  38. Per esempio, se in una vita di 60 anni si è vissuto in Grazia di Dio soltanto 10, morendo in Grazia si salvano quei 10 anni. Per salvarsi, basterebbe invocare di cuore il Signore, al meno nell’ultimo istante… Ma niente s’improvvisa. ↩︎
  39. “È stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9, 27). ↩︎
  40. Il dolore, morale o fisico, è una privazione di bene e di felicità, un vuoto che soltanto Dio può riempire. Il peccato crea questa carenza, e Dio permette che in certa misura l’uomo la senta affinché si rivolga a Dio, perché Lui la riempia. ↩︎
  41. “Tanto è il bene ch’io mi aspetto, che ogni pena mi è diletto” (San Francesco d’Assisi). “Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Romani 8, 18). “Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria” (1 Corinzi 4, 17). ↩︎
  42. Tutte queste cose d’indole terrena, a volte quasi “mondane”, ci cui si serve per parlare della Gloria accidentale (quella che Dio dà ai suoi figli per mezzo delle creature), le spiega sempre “al modo celeste”, in modo cioè talmente diverso dal modo terreno che conosciamo, infetto dal peccato, che “occhio non vide, né orecchio udì…” ecc. (1 Corinzi 2, 9). ↩︎
  43. “Io ho detto: Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo” (Salmi 81, 6). ↩︎
  44. “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in Me, compirà le opere che Io compio e ne farà di più grandi, perché Io vado al Padre” (Giovanni 14, 12). E se non le fa sulla terra, sicuramente le farà in Cielo. ↩︎
  45. Luca 24, 16. ↩︎
  46. Apocalisse 2, 17. ↩︎
  47. Tuttavia, la Sacra Scrittura si esprime solitamente dal solo punto di vista che i lettori conoscono: quello del tempo. ↩︎
  48. “Più di terra si lascia, più di Cielo si prende.” ↩︎
  49. Matteo 6, 21. ↩︎
  50. Isaia 30, 1. ↩︎
  51. Isaia 30, 9-11. ↩︎
  52. Luca 19, 40. ↩︎
  53. Nome generico (“Astro”): non esiste una costellazione con questo nome. ↩︎
  54. Marco 12, 30. ↩︎
  55. Esodo 20, 15. ↩︎
  56. 1 Corinzi 3, 21. ↩︎
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